Una compagnia di estrazione mineraria ha avanzato richiesta per sondare un’area altamente contaminata da amianto nei pressi di Wittenoom, nella regione di Pilbara, in Australia Occidentale.
La ex cittadina industriale, è oggi considerata uno dei luoghi più pericolosi del Paese per la salute pubblica.
Oltre 1.200 persone sono decedute per patologie amianto correlate nella zona
Per più di trent’anni, Wittenoom, a circa 1.400 chilometri a nord di Perth, è stata sede di estrazione di amianto blu. La lavorazione e lo smaltimento dei materiali tossici hanno compromesso in modo esteso l’ambiente circostante, provocando una strage tra lavoratori e abitanti.
Le conseguenze furono tali che nel 2022 la città è stata ufficialmente chiusa e rimossa dalle carte geografiche, con accessi bloccati e ogni struttura rimasta rasa al suolo.
Scattate le proteste
Un’azienda ha inoltrato richiesta di licenza al Dipartimento delle Miniere, della Regolamentazione Industriale e della Sicurezza per operare nella cosiddetta Wittenoom Asbestos Management. L’area è ancora sotto stretta sorveglianza sanitaria e ambientale.
L’autorizzazione permetterebbe alla società di condurre rilievi per valutare la presenza e il potenziale estrattivo di giacimenti di ferro.
Il Dipartimento delle Miniere ha confermato di aver ricevuto due obiezioni formali alla domanda.
Condizioni rigidissime per operare in presenza di amianto
Un portavoce dell’amministrazione statale ha sottolineato che, anche laddove siano ammesse richieste minerarie in zone contaminate, l’approvazione è subordinata a regole molto stringenti.
“Qualsiasi attività svolta all’interno di un’area di gestione dell’amianto deve essere svolta in modo da prevenire o ridurre al minimo il rischio di contaminazione da amianto e l’esposizione umana a materiale contenente amianto”, ha dichiarato.
“Una mancanza di rispetto verso i custodi tradizionali”
Secondo la fonte, tra le voci critiche si è levata quella di Robin Chapple, ex lavoratore a Wittenoom nel 1974 ed ex membro del Parlamento dell’Australia Occidentale, che ha denunciato la scelta come “immorale”, soprattutto perché le popolazioni aborigene locali, custodi tradizionali del territorio, non possono ancora accedervi per motivi sanitar
L’Avv. Ezio Bonanni, presidente dell’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto, ha affermato, riguardo la proposta di esplorazione:
“Prima di ogni altra cosa, quello è un sito da bonificare, non da sfruttare nuovamente. I profitti non possono venire prima della salute e della giustizia per chi ha già pagato con la vita.”