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venerdì, Febbraio 7, 2025

Ancora amianto in RAI: indagine della Procura e il dramma delle vittime

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LA SCOPERTA DI AMIANTO NELLA STORICA SEDE RAI DI VIALE MAZZINI, EMERSA A SEGUITO DI UN ALLAGAMENTO, HA RIPORTATO AL CENTRO DELL’ATTENZIONE UNA QUESTIONE IRRISOLTA. L’AVVOCATO EZIO BONANNI, PRESIDENTE DELL’OSSERVATORIO NAZIONALE AMIANTO (ONA), CHIEDE MISURE IMMEDIATE DI SORVEGLIANZA SANITARIA PER I DIPENDENTI ESPOSTI, COSÌ DA EVITARE I GRAVI RISCHI A LUNGO TERMINE LEGATI ALLA FIBRA KILLER

La scoperta dell’amianto e l’avvio dell’indagine

Il 17 dicembre 2024, un guasto al sistema di condizionamento ha causato un allagamento al piano terra della storica sede della Radiotelevisione italiana S.p.A (RAI) in Viale Mazzini, portando alla luce la presenza di amianto in alcune aree dello stabile. I rilievi effettuati dalla ASL RM1 hanno rilevato un superamento dei livelli di sicurezza di fibre del killer silente, evidenziando un rischio sanitario significativo. Questa scoperta ha spinto la Procura di Roma ad aprire un fascicolo di indagine a modello 45, ossia senza indagati né ipotesi di reato, per verificare eventuali profili penali.

Il 14 gennaio 2025, dopo una comunicazione ufficiale della ASL, il Consiglio di Amministrazione della RAI, guidato dall’Amministratore Delegato Giampaolo Rossi, ha deciso di estendere lo smart working per i dipendenti che potevano lavorare da remoto e di accelerare il trasferimento degli uffici nella nuova sede di via Alessandro Severo. Questa decisione, adottata “in via del tutto precauzionale”, mira a garantire la tutela dei lavoratori presenti nei locali contaminati.

La Procura sta ora attendendo un’informativa dettagliata dalla ASL RM1, che includerà i risultati delle analisi ambientali e valuterà possibili responsabilità penali legate all’esposizione all’amianto e alla sicurezza sul lavoro, specialmente in caso di dipendenti che abbiano sviluppato patologie correlate.

Le origini del problema e il trasferimento della sede

La presenza di amianto nella sede di Viale Mazzini è nota sin dai primi anni 2000, quando furono avviate le prime bonifiche. Tuttavia, queste operazioni si sono rivelate incomplete, lasciando ancora residui pericolosi in alcune aree dell’edificio, tra cui gli impianti di aerazione e i rivestimenti. Secondo l’ONA, Questa contaminazione ha interessato non solo i dipendenti della sede principale, ma anche quelli delle strutture limitrofe.

Come accennato, nel 2024, la RAI aveva già avviato un piano per trasferire gradualmente i dipendenti nella nuova sede di via Alessandro Severo. Il trasloco era inizialmente previsto per il 2025, ma la scoperta di dicembre ha imposto un’accelerazione del cronoprogramma, con la presentazione di un piano vincolante entro il 27 gennaio. La ASL ha sottolineato che la vetustà degli impianti idrici potrebbe causare ulteriori perdite e aggravare il rischio di esposizione alle fibre di amianto.

Le “vittime eccellenti” dell’amianto: Franco Di Mare e Mariusz Sodkiewicz

L’impatto dell’amianto non è solo teorico. Diversi dipendenti RAI sono stati colpiti da malattie asbesto-correlate, tra cui due figure emblematiche: Franco Di Mare e Mariusz Sodkiewicz, morti a pochi giorni di distanza nel maggio 2024.

Di Mare, noto giornalista e conduttore televisivo, è deceduto dopo una lunga battaglia contro il mesotelioma, una delle patologie più aggressive legate all’esposizione al minerale.

Sodkiewicz, tecnico presso la sede di Viale Mazzini, ha condiviso lo stesso destino. Esposto per anni all’amianto durante il lavoro, ha sviluppato un mesotelioma aggressivo. Prima della sua morte, avvenuta il 13 maggio 2024, Sodkiewicz, assistito dall’ONA, aveva presentato una denuncia alla Procura di Roma. Il suo caso ha portato all’apertura di un procedimento per omicidio colposo, tuttora in corso, che ha posto l’accento sulle responsabilità legate all’esposizione all’asbesto.

L’avvocato Ezio Bonanni ha dichiarato: «La vicenda di Sodkiewicz dimostra quanto sia urgente un intervento deciso per tutelare i lavoratori e riconoscere i loro diritti. La RAI deve assumersi le proprie responsabilità per garantire giustizia alle vittime dell’amianto».

Le richieste dell’ONA: sorveglianza e trasparenza

L’Osservatorio Nazionale Amianto, ha richiesto l’adozione immediata di un protocollo sanitario per i lavoratori esposti all’asbesto. Il presidente, Ezio Bonanni ha evidenziato: «Ricordo che i tempi di latenza delle malattie collegate all’esposizione all’amianto possono arrivare anche a 60 anni. Per questo motivo, chiediamo che vengano effettuati esami diagnostici, come TAC toraciche e addominali, sotto la supervisione di medici qualificati. È una questione di prevenzione e di giustizia per chi ha subito gravi danni».

L’ONA ha inoltre sottolineato l’importanza di garantire la trasparenza sui risultati delle bonifiche effettuate e di monitorare eventuali residui del pericoloso minerale presenti nell’edificio. La richiesta di interventi immediati non riguarda solo i dipendenti attuali, ma anche il personale in pensione e i familiari delle vittime.

Le indagini in corso e il ruolo della giustizia

La Procura di Roma sta ora valutando se sussistano profili penali relativi alla gestione dell’amianto in RAI. Gli inquirenti si concentrano su possibili lesioni ai lavoratori e sulla violazione delle normative antinfortunistiche. La vicenda è particolarmente delicata, dato che coinvolge un’azienda pubblica che dovrebbe rappresentare un modello di trasparenza e sicurezza.

Gli sviluppi delle indagini saranno cruciali per determinare eventuali responsabilità e per prevenire ulteriori esposizioni. Come ha sottolineato Bonanni: «Questa vicenda deve rappresentare un punto di svolta. È necessario imparare dagli errori del passato per costruire un futuro più sicuro».

L’ONA offre supporto tramite il proprio numero verde (800 034 294) e il sito ufficiale.

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