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lunedì, Dicembre 2, 2024

La triste epopea del mesotelioma: addio a Franco Di Mare

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LUNEDÌ 13 MAGGIO ABBIAMO DETTO ADDIO A MARIUSZ MARIAN SODKIEWICS, EX DIPENDENTE RAI, MORTO DI MESOTELIOMA E ORA CI TROVIAMO A PIANGERE UN’ALTRA VITTIMA DELLA STESSA MALATTIA. FRANCO DI MARE, STORICO CONDUTTORE TELEVISIVO, GIORNALISTA E INVIATO DELLA RAI, CI HA LASCIATI ALL’ETÀ DI 68 ANNI. LA SUA MALATTIA, COLLEGATA ALL’ATTIVITÀ DI INVIATO DI GUERRA, HA EVIDENZIATO I RISCHI MORTALI CHE MOLTI GIORNALISTI CORAGGIOSI COME LUI AFFRONTANO SUL CAMPO. I FUNERALI IL 20 MAGGIO, ALLA CHIESA DEGLI ARTISTI DI PIAZZA DEL POPOLO-ROMA

La triste morte di Franco Di Mare

Quella di Franco Di Mare è stata una morte annunciata in diretta, come un tragico capitolo di una cronaca già scritta. Il 28 aprile scorso, il giornalista aveva scioccato il pubblico televisivo raccontando la storia della sua malattia a “Che tempo fa” con Fabio Fazio, sul Nove, sottolineando l’indifferenza dell’azienda di Stato di fronte al suo dramma. Una storia che evidenzia la triste tendenza: altri dipendenti Rai si sono ammalati, esposti all’amianto anche solo lavorando in sede, lasciando un’ombra di preoccupazione su un’azienda che, secondo testimonianze, anche dello stesso Di Mare in tv, sembra non prestare la dovuta attenzione alla salute dei suoi lavoratori.

Ma l’amianto, come la livella di Totò, non risparmia nessuno.

Un trend in crescita 

L’Osservatorio Nazionale Amianto ha censito nel 2023 circa 110 mesoteliomi, con un impatto di circa 100 decessi, e più di 220 diagnosi di tumore del polmone asbesto correlato, con circa 200 decessi, quindi complessivamente 300 deceduti. E non finisce qui. 

Secondo l’ONA, nei prossimi anni assisteremo al picco massimo delle vittime, un drammatico traguardo che si preannuncia sinistro e doloroso.

Le parole profetiche dell’avv. Ezio Bonanni, presidente dell’ONA, non sono frutto di una sfera di cristallo, ma derivano da una conoscenza acuta della realtà. Purtroppo, l’escalation di morti e persone che continuano ad ammalarsi conferma le tesi portate avanti dal legale da oltre vent’anni. Nonostante l’entrata in vigore della legge 257/92, in Italia rimangono ancora 40milioni di tonnellate di amianto da bonificare, una cifra comunque sottostimata.

Inoltre, i tempi di latenza fra l’esposizione e l’insorgenza di patologie correlate all’amianto sono lunghissimi, anche oltre cinquant’anni. Questa combinazione di fattori rende la situazione estremamente critica e urgente.

Per questo motivo, oltre a farsi portavoce delle battaglie legali, Bonanni, promuove numerose iniziative di sensibilizzazione. «È necessario un impegno congiunto per affrontare questa emergenza sanitaria e garantire un futuro migliore per le generazioni future».

Un trattamento indegno: la triste indifferenza

«È una morte inaccettabile e i responsabili vanno individuati e puniti» sottolinea Ezio Bonanni, legale del giornalista. «Una morte ingiusta anche per il trattamento ricevuto dalla Rai che lo stesso Di Mare ha denunciato».

Lo scorso novembre, Di Mare aveva moderato il convegno organizzato proprio dall’ONA, a Roma, dal titolo: “Amianto e Uranio, in guerra e in pace: ricchezza e povertà dall’energia alla salute”. Un momento di confronto e riflessione per affrontare tematiche cruciali legate alla sicurezza sul lavoro e alla tutela della salute pubblica.

Ma chi era Franco Di Mare?

Una vita dedicata al giornalismo e alla famiglia

La carriera di Franco Di Mare è stata caratterizzata da un impegno straordinario nel mondo del giornalismo. Prima di assumere importanti ruoli dirigenziali in Rai, ha trascorso vent’anni come inviato di guerra, affrontando le atrocità e le sfide dei conflitti nei Balcani, in Iraq e in Afghanistan. Pur consapevole dei pericoli, ha continuato a svolgere il suo lavoro con coraggio e determinazione.

Tuttavia, è stato proprio durante il suo servizio in Bosnia che ha respirato le particelle di amianto le quali, quasi trent’anni dopo, hanno scatenato nel giornalista il mesotelioma.

Durante i conflitti bellici, specialmente durante la guerra nei Balcani negli anni ’90, i proiettili contenenti uranio impoverito venivano utilizzati per colpire edifici e strutture nemiche. Quando questi colpivano edifici che contenevano materiali contenenti amianto, come il cemento-amianto usato per la costruzione di quasi tutte le strutture, il calore generato dalle esplosioni provocava la nebulizzazione del minerale che, di conseguenza, si disperdeva nell’aria circostante.

«Non sono stato più bravo di tanti colleghi che hanno perso la vita. Non sono stato più bravo di Ilaria Alpi, Maria Grazia Cutuli, Miran Hrovatin. Sono stato solo più fortunato. La paura lucida ti dà una chiave, può anche andare male», aveva spiegato Di Mare in una lunga intervista a Il Foglio pochi giorni fa, riferendosi ai vent’anni di inviato sui fronti caldi di guerra dove a ogni angolo si rischiava la pelle.

Un lato meno conosciuto 

Oltre alla sua carriera professionale, Franco Di Mare è stato anche un uomo di grande cuore. Durante il suo servizio in Bosnia, ha compiuto un gesto straordinario adottando una neonata di dieci mesi da un orfanotrofio locale. Questo atto d’amore ha cambiato la vita di entrambi, portando gioia e speranza in mezzo alla tragedia della guerra.

Ma altri intrecci e coincidenze del destino hanno segnato la sua lunga carriera. Tornando a casa nell’estate del ’92 con la figlia adottiva Stella, avrebbe dovuto partecipare a un programma televisivo su Rai2 intitolato “Lezioni di mafia“, un progetto ideato dall’allora direttore del TG2  Alberto La Volpe(1933-2017), in collaborazione con Giovanni Falcone. Tuttavia, quel maledetto 23 maggio 1992, mentre Di Mare era sull’aereo, avvenne la strage di Capaci (autostrada A29 – Palermo), in cui persero la vita il magistrato, la moglie Francesca Morvillo, e tre agenti della scorta, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani.

Una straordinaria forza interiore 

Anche durante la sua malattia, Franco Di Mare ha mostrato una straordinaria forza interiore e un impegno costante per la giustizia e l’umanità. Le sue parole e la sua testimonianza, hanno sollevato importanti questioni sulla sicurezza dei giornalisti sul campo e sull’importanza di riconoscere e affrontare i rischi legati all’amianto.

La sua scomparsa lascia un vuoto nel mondo del giornalismo e nei cuori di coloro che lo hanno conosciuto e amato. Franco Di Mare sarà ricordato non solo per il suo contributo al giornalismo italiano, ma anche per il suo coraggio, la sua umanità e il suo straordinario spirito di sacrificio. Che la sua memoria continui a ispirare e a illuminare il cammino di coloro che lavorano per la verità e la giustizia.

I funerali

Alle ore 14 di lunedì 20 maggio, si sono celebrati nella Chiesa degli Artisti, in Piazza del Popolo a Roma, i funerali dell’ex giornalista Rai scomparso.

Tra i presenti, Bruno Vespa, Maurizio Gasparri, Marco Rizzo, Francesco Giorgino, Alberto Matano, Eleonora Daniele, Nunzia De Girolamo, la direttrice di Radio 2 Simona Sala, il presidente della Fnsi Vittorio Trapani, Leopoldo Mastelloni, Michele Mirabella, Valerio Rossi Albertini e Beppe Fiorello. E poi, l’amministratore delegato della Rai Roberto Sergio, il direttore generale Giampaolo Rossi e la presidente Marinella Soldi, 

Durante l’omelia, Don Walter Insero, parroco della Basilica Santa Maria in Montesanto, ha ricordato Franco Di Mare «Era, un uomo di fede. Custodiva nel suo giubbetto antiproiettile l’immagine della Madonna di Fatima per sentirsi protetto».

Tuttavia, «in lui la fede aveva comunicato a vacillare a causa di un episodio» prosegue. Franco aveva vissuto un momento di profonda crisi di fede dopo aver assistito personalmente a un bombardamento che aveva causato la morte di numerosi bambini. Questo tragico evento lo aveva portato a chiedersi perché il male esistesse e perché Dio sembrasse aver abbandonato quelle innocenti vittime».

«Ci volle delle del tempo per elaborare quella sofferenza. Poi comprese che la responsabilità di tali atrocità non scaturiva dall’indifferenza di Dio, ma dall’uomo, dal libero arbitrio. L’umanità ha la libertà di scegliere tra il bene e il male», aggiunge il prete e le tragiche conseguenze delle scelte sbagliate ricadono sugli innocenti. 

Questo riconoscimento ha aiutato Di Mare a trovare una nuova comprensione della fede.

La figlia Stella, commossa, ricorda. 

«Il mio ultimo grazie è per lui. Ho vissuto con lui una vita fuori dal comune. L’eredità che mi ha lasciato non è biologica ma emotiva, personale. Non mi ha mai fatto dubitare delle mie possibilità e miei limiti me li ha sempre spostati. Sapeva che sarei potuta andare piu in la».

E la moglie Giulia, sposata pochi giorni fa «Franco non era assolutamente concorde con quello che sto facendo adesso», ha esordito alla fine della cerimonia funebre Giulia Berdini, la moglie di Di Mare, ricordando il marito scomparso. «Perdonami se oggi il dolore vince e non riesco a trovare la forza di sorridere come desideravi tu. Lo farò, domani spero. Ma oggi, perdonami, non ci riesco proprio. Spero di averti fatto felice. E, se qualche volta non è successo, perdonami».

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