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domenica, Maggio 18, 2025

Amianto, la battaglia che continua anche dopo l’ultimo respiro

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La lotta all’amianto non è solo una questione sanitaria o ambientale: è un confronto con la morte stessa, nella sua forma più subdola e silenziosa. E’ una scelta (a)morale e politica, un’eredità tossica di un progresso che ha dimenticato il bene comune.  

Hybris dell’uomo moderno

Presso gli antichi Greci, con “Hybris” veniva identificata “l’orgogliosa tracotanza che porta l’uomo a presumere della propria potenza e fortuna e a ribellarsi contro l’ordine costituito, sia divino che umano, immancabilmente seguita dalla vendetta o punizione divina.”
L’amianto quindi è una perfetta hybris della società contemporanea, della sua arroganza tecnica, che supera il limite dell’accettabile, fino a colonizzare la morte.

La banalità del male

L’amianto uccide prendendosi tempi lunghissimi: è una bomba a orologeria nascosta nei muri, nei luoghi di lavoro, nei tetti delle case e delle scuole. Morti a causa di quella banalità del male, di cui parlava Hannah Arendt, provocata da scelte industriali, orecchie da mercante istituzionali e ignoranza sociale.

Come sancito dalla Costituzione, dal Leviatano di Hobbes, lo Stato dovrebbe farsi garante della vita, della sicurezza, della salute. Ma per decenni la presenza del cancerogeno è stata taciuta, negata, minimizzata. Chi è quindi il responsabile della morte di migliaia di lavoratori e cittadini?

Abbiamo raccolto alcune delle posizioni più significative in ambito internazionale sull’amianto.

OMS – 200.000 decessi a causa dell’amianto ogni anno

L’uso dell’amianto è stato vietato in più di 50 Stati membri dell’OMS.

Tutte le forme di amianto, compreso il crisotilo, sono cancerogene per l’uomo. A livello planetario, una percentuale significativa di operai impiegati nel settore edile è esposta a questo pericoloso materiale. A causa del suo utilizzo massiccio in passato nei materiali da costruzione, chiunque si occupi di costruzione, manutenzione e demolizione di edifici in cui è stato utilizzato è potenzialmente a rischio, anche molti anni o decenni dopo la sua installazione.

In tutto il mondo, si stima che oltre 200.000 decessi siano causati dall’esposizione professionale, ossia più del 70% di tutti i decessi per tumori correlati al lavoro.

Passaggi necessari da ribadire

Come segnalato dall’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto, presieduta dall’Avv. Ezio Bonanni, l’OMS ha da tempo riconosciuto l’asbesto come causa diretta di diversi tipi di cancro. Tra questi mesotelioma, cancro ai polmoni, alla laringe, alle ovaie. Provoca anche malattie respiratorie croniche come l’asbestosi (fibrosi polmonare) e altri effetti avversi sui polmoni.

Il modo più efficace per interrompere nuove patologie asbesto correlate è mettere al bando l’amianto, come hanno già fatto oltre 50 Stati membri dell’OMS. E’ inoltre fondamentale proteggere i lavoratori che si occupano di bonifiche e di dotarli di strumentazione tecnica necessaria in caso di lavori in vecchi edifici.

Gravi malattie correlate ancora per diversi anni

A causa del lungo periodo che intercorre tra l’esposizione e lo sviluppo di malattie correlate, i decessi e le malattie causate dall’amianto continueranno per molti anni dopo che un Paese ne avrà vietato tutti gli usi. Cancro al polmone e mesotelioma possono verificarsi anche molti anni dopo l’esposizione.

La via da percorrere

L’OMS invita quindi le istituzioni mediche migliorare i servizi di diagnosi precoce, trattamento e riabilitazione delle malattie legate al cancerogeno. Inoltre, dichiara che è fondamentale istituire registri delle persone con esposizioni passate e/o attuali al pericoloso materiale e organizzare la sorveglianza medica dei lavoratori esposti. Deve inoltre essere costante il lavoro di informazione e sensibilizzazione rispetto alla pericolosità dei materiali contenenti la sostanza. Cruciale è il trattamento degli stessi come rifiuti pericolosi, purtroppo spesso abbandonati.
Tutte attività per le quali ONA si batte in prima linea offrendo assistenza medica tecnica e legale.

Fondazione Umberto Veronesi: esposizione ambientale anche in età pediatrica

A proposito di malattie asbesto correlate, la Fondazione Umberto Veronesi ha evidenziato una realtà inquietante: ossia l’esposizione ambientale all’amianto avvenuta a in età pediatrica potrebbe essere stata causa della mortalità precoce per tumore maligno della pleura in Italia nei giovani adulti con meno di 50 anni. Uno studio dell’ISS ha analizzato la mortalità per questo genere di cancro tra il 1980-2010, in tutti i comuni italiani. La ricerca ha rivelato 1.594 decessi per tumore maligno della pleura prima dei 50 anni. inoltre ha evidenziato le regioni con gli eccessi di rischio più elevati, ossia Liguria, Piemonte, Lombardia e Friuli, luoghi dove si sono concentrate le attività produttive legate all’amianto.

Ministero della Salute – i piani nazionali

Nel 2013 il Ministero della Salute redasse il Piano Nazionale amianto, integrato nel 2020 dal Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025

Quest’ultimo ha previsto misure per eliminare la sua presenza e contribuire alla conoscenza del suo impatto ambientale e sanitario. Inoltre ha incoraggiato le regioni a formalizzare piani specifici per la prevenzione del rischio.

Nel testo leggiamo: “Importanti fattori di insorgenza di malattie professionali sono, infine, l’esposizione ad agenti fisici, chimici, biologici e cancerogeni, compresa l’esposizione professionale. È necessario mantenere alta l’attenzione sulle malattie asbesto-correlate anche in correlazione all’utilizzo indiretto, implementare l’informatizzazione degli adempimenti previsti dall’articolo 9 della legge 257/1992, adottare a livello regionale specifici Piani finalizzati a raggiungere l’eliminazione dell’esposizione ad amianto e promuovere processi di comunicazione e informazione.”

In un ulteriore passaggio tra gli obiettivi quello di “ottenere il trend su scala nazionale dei quantitativi rimossi rispetto a quanto ancora presente sul territorio nazionale e quanti operatori sono ancora impegnati nelle attività di rimozione o addetti agli impianti coibentati con amianto.”

Questo nel contesto di un Paese, l’Italia, dove nonostante piani e progetti di soluzione abbiamo ancora da bonificare decine di milioni di tonnellate di amianto.

ONA – Osservatorio Nazionale Amianto: lottare contro il carico di morte finché si avrà forza

“La nostra via per vincere contro l’amianto a favore della vita e della dignità della persona umana, deve prescindere dal fronte giudiziario, del tutto inutile. Smettiamola di intasare i tribunali costringendo le vittime a lunghe diatribe giudiziarie spesso contro apparati dello Stato. Confidiamo che anche gli imprenditori abbandonino la trincea del negare a tutti i costi. La mia battaglia contro questa ipocrisia vigliacca che si accanisce verso chi ha già perso la vita, andrà avanti anche nelle aule dei tribunali, finché sarà necessario e ne avrò la forza.” Afferma in ogni convegno, comunicazione l’Avv. Ezio Bonanni.

Questa guerra diventa quindi un gesto politico ed esistenziale: è la scelta di prendersi cura degli altri, dei luoghi, della memoria. È il tentativo di rimediare al male attraverso la responsabilità, la trasparenza, l’impegno civile.
Si configura quindi inevitabilmente l’imperativo etico categorico: bonificare, risarcire, ricordare.
Perché la morte, da evento nascosto, torni ad essere oggetto di coscienza collettiva.

Dopo l’ultimo respiro

Nel mesotelioma pleurico il liquido si accumula tra i foglietti pleurici, le sottili membrane che compongono la pleura, struttura che avvolge i polmoni e li separa dalla parete interna del torace. Questo versamento comprime i polmoni, ne riduce l’espansione, li schiaccia lentamente. Il malato ha fame d’aria, sente che l’ossigeno non basta mai, anche da fermo, anche a letto. E il dolore si moltiplica con la sensazione di asfissia. Il tumore al polmone può ostruire, provocare infezioni ricorrenti, o emorragie interne. L’atto respiratorio diventa quindi un’azione patologica, alterata, meccanica, spesso accompagnata da tosse, rantoli, affanno.

Quando il corpo cede alla malattia, il respiro del singolo si spegne. Ma resta quello collettivo: è il fiato dei familiari che rimangono a lottare con i compagni di lavoro e gli avvocati. È il respiro della giustizia, della memoria, della verità.


 



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