“Si può seppellire la morte, ma non l’amianto” – sembra un paradosso, ma è quanto accaduto in un cimitero di Francavilla al Mare, in provincia di Chieti, dove l’amianto sarebbe stato mischiato alle ossa dei defunti.
Rinviate a giudizio otto persone e tre società
Qualora i fatti venissero confermati, il cimitero avrebbe preso la forma di una discarica abusiva, in barba alle norme ambientali.
Secondo la fonte di parlerebbe di circa 15.300 metri cubi di presunti rifiuti, una montagna di orrore nell’orrore.
A renderlo noto le indagini dei Carabinieri e della sezione di Polizia giudiziaria della Guardia di Finanza.
Il Comune di Francavilla si è costituito parte civile
Il Comune chiede mezzo milione di euro di danni di risarcimento. Del resto, parliamo, se confermata, della violazione di un posto dove i cittadini sapevano riposare i loro cari.
Tra le accuse, infatti, oltre al reato ambientale, serpeggia la soppressione di cadavere.
La “soppressione di cadavere” è un reato penale previsto dall’art. 411 del Codice Penale, punito con la reclusione da 2 a 7 anni. Si configura quando si distrugge, si nasconde in modo definitivo) o si sottrae un cadavere o una parte di esso, o le sue ceneri. Si distingue dall’occultamento di cadavere (art. 412 c.p.) perché consiste in un occultamento definitivo, anziché provvisorio.
Polvere sei e polvere ritornerai
Come ribadito dall’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto, la polvere di asbesto è dannosissima per la salute. Infatti le sue fibre possono incanalarsi nelle vie respiratorie e causare patologie gravissime. La pericolosità deriva dal logorio del tempo o da danni meccanici ai materiali contenenti amianto, che rendono le fibre cancerogene disponibili per l’inalazione. In Italia, l’uso dell’amianto è vietato dal 1992, ma è ancora presente in numerosi manufatti e per la sua rimozione è necessario rivolgersi a ditte specializzate e attuare tutte le misure di sicurezza e smaltimento appropriate.
In questo caso il rischio non è nullo solo perché è stato interrato in un cimitero.
Non sappiamo infatti se chi l’ha portato in loco l’abbia fatto non rispettando le procedure necessarie per la messa in sicurezza. Senza parlare poi del pericolo potenziale dato da successivi scavi.
Fonte: Il Centro



