L’amianto può trasformarsi in forsterite e in metalli rari utili anche alla transizione ecologica. A realizzare un nuovo e più efficiente metodo di inertizzazione dell’asbesto è la società Cirtaa. Si tratta del Centro internazionale delle ricerche sul trattamento e applicazioni dell’asbesto s.r.l.
Amianto trasformato in forsterite
L’amianto che viene rimosso dai siti contaminati finisce quasi interamente in discarica. I processi per renderlo inerti sono spesso molto dispendiosi a livello energetico, a livello di tempo e anche costosi. Per questo, nonostante ci siano stati vari tentativi questi non hanno preso piede.
Invece, l’impianto del Cirtaa permette secondo quanto è riportato nel sito, di rendere innocua ogni fibra di amianto, con un processo che impiega meno energia perché non deve raggiungere massime temperature. Un brevetto certificato e riconosciuto anche da più università italiane, tra cui quella di Siena, che ha accertato sui prodotti dell’azienda la completa ed irreversibile decomposizione delle fibre di amianto. Sia quelle bianche di crisotilo, sia quelle blu di crocidolite.
Le applicazioni della forsterite
I minerali di amianto vengono trasformati in particolare in forsterite e fayalite. Sostanze che non sono pericolose per la salute. Dalla forsterite è possibile creare cementi pozzolana, ma anche ceramiche.
Gli usi delle sostanze realizzate, tra cui lo zirconio, possono spaziare dalla metallurgia gomme sintetiche, tessuti speciali, leghe ad alta resistenza corrosiva e superleghe in settori avanzati come l’industria aerospaziale e per la produzione di acciai speciali per contenitori di scorie e rifiuti radioattivi. I metalli rari vengono impiegati anche negli impianti di energia rinnovabile, e sono necessari alla transizione ecologica.
Il processo, come viene spiegato nel sito, “determina in modo risolutivo la completa trasformazione delle fibre cancerogene rendendole definitivamente innocue generando, inoltre, una materia prima di elevato valore economico (la forsterite) destinata a un vasto campo di applicazioni industriali, nel rispetto dei principi dell’economia circolare”. Il presidente della Cirtaa è convinto che grazie a questo sistema sia possibile risolvere il problema amianto e auspica che piccoli impianti possano sorgere nelle città, per smaltire tonnellate e tonnellate di materiali contaminati.
In Italia ancora 1 mln di siti contaminati
Ci sono ancora in Italia, secondo l’Osservatorio nazionale amianto, circa 1 milione di siti ancora contaminati e le discariche realizzate ad hoc non sono sufficienti a contenerli. Un pericolo per la salute di tutti i cittadini. Le fibre di amianto, infatti, se inalate, o ingerite, possono causare gravi danni. Tra questi il mesotelioma, la patologia sentinella, perché quando il numero dei casi cresce in un territorio significa che c’è presenza di asbesto. Per questo l’Inail registra i casi in un apposito rapporto ReNaM, dall’Inail. Il presidente dell’Ona, l’avvocato Ezio Bonanni, ricorda però che ci sono tante altre patologie asbesto correlate, come il tumore del polmone, alla laringe, alla faringe, alle ovaie e al colon.
Le vittime sono state tantissime, operai che lavoravano in ambienti carichi di polveri di amianto, sprovvisti anche di semplici mascherine per impedirne le inalazioni. Le loro mogli costrette a lavare le tute che i mariti portavano a casa da lavoro perché non erano previste usa e getta come oggi.
Semplici cittadini che hanno avuto la sfortuna di lavorare vicino alle aziende che lo lavoravano. Il dramma è ripercorso ne “Il libro bianco delle morti di amianto in Italia – ed. 2022”. Intanto è necessario continuare con le bonifiche che sono in forte ritardo. L’Ona per agevolare la mappatura ha anche creato una App per segnalare i siti contaminati.