Il West Nile Virus provocato dalle zanzare sta colpendo molte zone del Veneto. Potrebbe esserci un nesso tra il cambiamento climatico e la proliferazione delle zanzare.
West Nile Virus. Il nuovo bollettino della Regione Veneto
Fin dalla prima osservazione nel 2008 in Veneto, la circolazione del virus sta aumentando in maniera esponenziale in tutta l’area della Pianura Padana.
L’ultimo bollettino sulla sorveglianza delle arbovirosi, non lascia spazio all’interpretazione. Realizzato e diffuso dalla Direzione Prevenzione dell’area Sanità e Sociale del Veneto, esso spiega che ”La combinazione di casi umani e della presenza di virus nelle zanzare, indica che quest’anno il virus sta circolando molto sul territorio regionale”.
Il rapporto offre anche uno spaccato sulle altre infezioni, trasmesse sempre attraverso la puntura di artropodi (soprattutto zanzare e zecche).
Una diffusione legata al cambiamento climatico?
Stando agli esperti, la situazione attuale sarebbe determinata dai fattori ambientali e climatici della caldissima estate 2022. Essi si sono dimostrati infatti cruciali nel mutare l’epidemiologia di questo virus, determinando una notevole espansione in molte aree in cui non era presente.
Il grande caldo sta generando «un contesto molto favorevole alla circolazione di questo virus».
«La mancanza di piogge che causa il rallentamento dello scorrere dell’acqua di fiumi e canali produce la formazione di ristagni che sono l’ambiente ideale per le zanzare»- si legge nel bollettino.
Anche uno studio condotto dall’università di Haifa (Israele), fornisce importanti informazioni su come questi fattori siano correlati alla diffusione del virus. «Temperature più alte causano un aumento dei ritmi di replicazione del virus, diminuiscono il tempo di incubazione che rende una zanzara capace di infettare, accelerano l’efficienza di trasmissione negli uccelli»- affermano gli esperti israeliani.
Perché le zanzare si sono riprodotte cosi presto?
Per via della siccità, le zanzare, trovano meno acqua nelle aree poco abitate.
Di conseguenza si avvicinano alle zone urbane, dove trovano con più facilità ristagni utili alla loro riproduzione.
Il grande caldo primaverile di quest’anno ha anticipato il processo riproduttivo, portando a un aumento di casi di infezione confermati di West Nile.
Al momento si sono registrati 70 casi. Certamente, i 4 decessi (due in Veneto, uno in Piemonte e uno in Emilia Romagna) e i 15 casi confermati dall’inizio di Giugno al 19 Luglio 2022 destano preoccupazione.
Programma Tavolo intersettoriale regionale West Nile Virus
L’assessore alla Sanità del Veneto, Manuela Lanzarin afferma che nell’immediato si adotteranno delle misure atte ad arginare il fenomeno.
«Nei giorni scorsi si è tenuto un incontro straordinario del Tavolo intersettoriale regionale, in cui sono state condivise le ulteriori misure che verranno attivate dai Comuni e dalle Ulss per contrastare sul territorio regionale la diffusione del virus».
«Oltre ai piani di disinfestazione e al rafforzamento degli interventi di manutenzione delle aree verdi, è indispensabile un’attività di informazione capillare rivolta anche ai cittadini».
Sensibilizzare i cittadini sul tema serve a «diffondere i comportamenti da attuare per proteggersi e per evitare la proliferazione delle zanzare. Sicuramente la meticolosità dei monitoraggi ci permetterà di avere sempre la situazione aggiornata e sotto controllo».
Piano regionale contro la diffusione dei virus delle zanzare
Ormai da diversi anni la Regione è dotata di un Piano di lotta alla diffusione dei virus trasmessi dalle zanzare. Esso prevede la collaborazione dei Comuni, delle Prefetture, dei Consorzi di Bonifica, dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie e delle Aziende Ulss.
Si studiano innanzitutto le zanzare catturate con apposite trappole distribuite sul territorio del Triveneto. Le trappole attualmente in uso sono 76. In Veneto (57) e Friuli Venezia Giulia (19). Il monitoraggio viene effettuato in modo capillare da maggio a ottobre, con catture di una notte ogni due settimane per ciascun sito.
Contestualmente vengono monitorate le infezioni nell’uomo e negli animali (equini ed uccelli), per capire se hanno contratto questo virus.
La lotta alle zanzare infestanti avviene sopratutto con interventi di rimozione delle larve e manutenzione delle aree a maggior rischio di proliferazione.
Il lavoro coinvolge i Comuni, in collaborazione con le Ulss, che monitorano altresì l’adesione dei Comuni ai Piani di disinfestazione.
Quelli che non attuano le misure previste vengono segnalati ai Prefetti dell’area di competenza.
West Nile Fever: da dove viene il virus?
La febbre West Nile Fever (WNV) è una malattia sostenuta da un virus a RNA singolo filamento, appartenente alla famiglia Flaviviridae.
Prende il suo nome dal distretto di West Nile in Uganda, dove venne isolato per la prima volta nel 1937, dal sangue di una donna con sintomatologia febbrile.
La signora non aveva altri sintomi oltre alla febbre, ma i primi studi confermavano che il virus aveva la capacità di colpire il tessuto nervoso.
Uno studio pubblicato su Philosophical Transaction of the Royal Society (Biological Sciences), riporta «intorno al 1960 comparvero le prime epidemie nel bacino del Mediterraneo, la prima in Israele con un totale di 123 casi ma senza decessi. Fu allora che tutti i sintomi emersero agli occhi dei medici: febbre, mal di testa, mialgia, anoressia, vomito, dolore addominale». Attualmente WNV è diffuso in Africa, Medio Oriente, Nord America, Asia Occidentale ed Europa, dove è stato segnalato a partire dal 1958.
Uccelli e zanzare: serbatoi di trasmissione del West Nile
Il ciclo primario di trasmissione è quello zanzara-uccello-zanzara (ciclo endemico).
I vettori del WNV sono zanzare del genere Culex di specie modestus e specie pipiens.
Le zanzare ornitofile adulte (vettori) si infettano pungendo uccelli viremici (ospiti amplificatori o serbatoio). Una volta ingerito, il virus si diffonde nell’organismo della zanzara. Qui si moltiplica, localizzandosi a livello delle ghiandole salivari per poi essere trasmesso ad un altro uccello.
Il ciclo secondario (ciclo epidemico) si manifesta quando le zanzare adulte (vettori ponte), trasmettono il virus ad ospiti accidentali definititi a “fondo cieco”, come il cavallo, l’uomo e altri mammiferi. Gli ospiti entrano nel ciclo di trasmissione e sviluppano infezione.
Si utilizza il termini a “fondo cieco”, quando in un organismo le concentrazioni non sono sufficientemente elevate da infettare i vettori. Cosa che mette fine al processo.
In alcuni rarissimi casi, il virus si può trasmettere attraverso trapianti di organi, trasfusioni di sangue e la trasmissione madre-feto in gravidanza.
Come si giunge alla diagnosi del West Nile Virus
La diagnosi si basa su test sierologici di laboratorio quali:
- tecniche di biologia molecolare (RT-PCR e PCR real time);
- isolamento virale;
- immunofluorescenza;
- immunoistochimica.
I test utilizzati per la messa in evidenza di anticorpi specifici nei confronti del West Nile virus sono:
- ELISA IgM;
- ELISA IgG;
- Sieroneutralizzazione virale;
- Test di riduzione del numero delle placche.
Dato che gli anticorpi possono persistere fino a un anno nei soggetti malati, risultare positivi può indicare che c’è stata un’infezione pregressa.
I test vanno ripetuti a distanza di tempo, poiché talora, i campioni raccolti entro 8 giorni dall’insorgenza dei sintomi potrebbero risultare negativi.
Periodo di incubazione e sintomi più comuni
Generalmente il periodo di incubazione dal momento della puntura della zanzara infetta varia fra 2 e 14 giorni. Nei soggetti con deficit immunitario può durare anche 21 giorni.
La maggior parte delle persone infette risulta asintomatica.
Fra i casi sintomatici, circa il 20% riscontra: febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei.
I sintomi durano di solito pochi giorni nelle persone sane.
Nei bambini si può manifestare una febbre leggera, nei giovani può portare a febbre mediamente alta, arrossamento degli occhi, mal di testa e dolori muscolari.
Negli anziani e nelle persone debilitate, invece, può portare a sintomi più severi.
A riscontrate i sintomi più gravi è in media in meno dell’1% delle persone infette.
Oltre alla comparsa di febbre alta, forti mal di testa, e debolezza muscolare, si possono verificare: disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti. Nei casi più gravi (circa 1 su mille) il virus può causare un’encefalite letale.
Terapia e trattamento da seguire in caso di contagio
Al momento non esiste alcuna terapia, né vaccino in grado di proteggere dal virus.
Come accennato, nella maggior parte dei casi, i sintomi scompaiono spontaneamente dopo qualche giorno o qualche settimana.
Nei casi più gravi è invece necessario il ricovero ospedaliero, dove i trattamenti somministrati comprendono fluidi intravenosi e respirazione assistita.
La prevenzione è tutto: qualche consiglio prezioso
L’unica arma di difesa contro il virus consiste nella prevenzione. Dovremmo stare lontani dalle aree a rischio, proteggerci dalle punture ed evitare la proliferazione delle zanzare.
A seguire qualche piccolo accorgimento utile:
- Usare repellenti e indossare pantaloni e camicie a maniche lunghe quando si è all’aperto, sopratutto di sera o all’alba;
- Piazzare delle zanzariere alle finestre e diffusori di insetticidi ad uso domestico;
- Svuotare frequentemente vasi e contenitori con acqua stagnante;
- Stesso discorso per le ciotole degli animali domestici. Vanno cambiate spesso;
- Posizionare in verticale le piscine gonfiabili quando non sono utilizzate.
Fonti
- Salute domani
- www.epicentro.iss.it
- gov.it