L’altro pomeriggio altro inquietante episodio, altro rogo ed altra diossina, in questo caso a Perugia, in un deposito di selezione e stoccaggio di Ponte San Giovanni e con la conseguente chiusura delle scuole in tutta la Città.
Con questo ultimo insulto all’ambiente, crescono anche i dubbi circa il ripetersi di certi episodi, che ci possa essere una correlazione, che si possa trattare degli effetti non tanto secondari di un clima d’insofferenza, come apparso probabile per l’incendio dell’impianto di Roma, sulla Via Salaria.
Ecco, dunque, che l’alternativa tra vivere o morire di rifiuti non è paradossale, per la situazione pesante, complicata, che si è generata nel tempo, per una sottovalutazione colposa di problematiche ineludibili, legate alla esplosione delle attività antropiche, di certo squilibrate e perverse rispetto a cicli e sostanze naturali.
Lo scarso impegno dei Comuni per i rifiuti
Parto da un vecchio ritaglio del Sole 24 Ore, una notizia del maggio 1979, appena quarant’anni fa, quando i comuni italiani convenivano sul da farsi, per giungere sconsolato alla conclusione, che quanto di orribile accade non può escludere la responsabilità di chi era consapevole delle antiche endemiche criticità, da cui si sono generati poi i disastri attuali.
Attendere inattivi il compiersi dell’irreparabile o peggio esserne complici, come avviene in molti luoghi degradati del Paese, non porta da nessuna parte. E’ per questo, che si rende necessaria la sensibilizzazione della società civile e la conseguente trasformazione del suo ruolo, da passivo ad attivo.
E’ per questo, che la sinergia tra componenti virtuose, positive e competenti si rende indispensabile.
E’ per questo, che la enfatizzazione o la drammatizzazione di fatti e argomenti, il conferimento d’importanza in termini storici, culturali, ambientali, paesaggistici, economici e non ultimo salutistici non possono che essere funzionali ad un diverso atteggiamento della grande comunicazione, come dell’educazione di base, elementi essenziali per la prevenzione, ma non di meno per la percezione delle situazioni di pericolo, quindi per l’emergenza.
A cura del Dott. Ruggero Alcanterini direttore “L’Eco Del Litorale” ed editorialista di “Il Giornale sull’amianto”.
I servizi di assistenza dell’associazione
L’Osservatorio Nazionale Amianto – ONA Onlus e l’Avv. Ezio Bonanni tutelano i diritti di tutti i lavoratori esposti e vittime dell’amianto e altri cancerogeni. L’associazione assiste i cittadini per la bonifica e messa in sicurezza dei siti contaminati (prevenzione primaria) e, in caso di esposizioni ad asbesto ed altri cancerogeni, si può chiedere il servizio di assistenza medica gratuita (prevenzione secondaria). L’ONA guida la ricerca scientifica in materia di mesotelioma ed altre patologie asbesto-correlate. Fermo il ruolo della prevenzione primaria, la diagnosi precoce, e le terapie più tempestive, assicurano maggiori chance di guarigione, ovvero di maggiore sopravvivenza a migliori condizioni di salute. L’ONA guida anche il pool di legali, per la tutela di tutti i diritti delle vittime di malattia professionale, tra cui quelle asbesto correlate, per il prepensionamento e l’adeguamento dei ratei pensionistici, con i c.d. benefici contributivi per esposizione ad amianto. Anche i lavoratori che sono ancora privi di malattia, hanno diritto ai benefici contributivi per esposizione ad amianto.