Donne, uomini e violenza: è inaccettabile la scia di sangue che tutti i giorni ci attanaglia e ci atterrisce e ci lascia basiti di fronte a tale bollettino di morte e di orrore.
Sento forte il senso di impotenza e di indignazione per questi episodi inaccettabili, per i quali è necessario un cambio di passo culturale, sociale e morale.
Serve a poco la sequenza di leggi, nel nostro ordinamento giuridico, se poi si continua a morire, con un senso di impotenza che testimonia, a futura memoria, ciò che si sarebbe potuto fare, e che non si è fatto.
Occorre partire dal presupposto della totale e assoluta libertà e autodeterminazione, nel rispetto delle norme e dell’ordinamento, ma soprattutto del principio morale e laico.
Infatti, in una visione moderna, la donna ha ricevuto dall’ordinamento pari dignità sociale (v. art. 3 della Costituzione); ed è perciò stesso che in questa visione laica, è fondamentale il rispetto del principio di autodeterminazione.
La violenza è espressione di debolezza
La violenza contro le donne, nei termini che sono sotto i nostri occhi, è la prova di una condizione di minorità e impotenza, che deraglia dai normali rapporti uomo/donna, e in molti casi si fonda su un senso di debolezza.
Questa forma di disagio, che in alcuni casi purtroppo travalica, deve essere fermata, con strumenti di prevenzione, con un diritto penale della prevenzione.
In questo crepuscolo, dominato da scenari apocalittici, con la morte di esseri umani incolpevoli, comprese donne e bambini, stuprati e fatti a pezzi, quello che succede in Italia, nei confronti di donne inermi, è un po’ la metafora di una ‘livella’ della violenza.
Violenza nelle parole, violenza negli atteggiamenti, violenza nei fatti, violenza negli eventi.
Le donne come metafora di bellezza
Questa devastazione morale, psicologica e sociale, dei singoli e della collettività, è tanto più aberrante, perché la donna rappresenta e la metafora della bellezza, del cuore, dell’amore e della vita, di ognuno di noi, che dalle madri hanno ricevuto in dono la vita.
Ogni uomo è allo stesso tempo figlio, partner e padre, ed è proprio il declino di questa primigenia e primordiale essenza dell’uomo, che ha perso il suo orizzonte e la sua identità, che è alla radice dei femminicidi.
Un uomo che è figlio, allo stesso tempo partner, e al medesimo tempo padre, sia di figli maschi che di figlie femmine, e che è in potenza lo è comunque e sempre, come può perpetrare violenza nei confronti non solo di qualsiasi essere umano, tout court, e quindi di un altro uomo, ma a maggior ragione di una donna, che impersona il senso della vita, della generazione della vita, che dona la vita e ci ricorda le nostre radici, delle madri, delle nonne, della famiglia?
La donna è allo stesso tempo l’essenza della vita, la bellezza, il fascino, la dolcezza, il senso paradisiaco della luce, nel sorriso e negli occhi. Nel sorriso di una donna si rispecchia il senso della bellezza, della grande bellezza, dell’essenza della vita che è degna di essere perciò stesso vissuta ed esaltata, anche nel pensiero della germinazione della vita.
Le donne personificano la capacità della vita di rigenerarsi
La donna personifica la prodigiosa capacità della vita di rigenerarsi, di andare avanti, di creare, di assicurare il futuro dell’essere umano, che combatte anche battaglie civili e di civiltà.
Le donne rappresentano quindi il testimone della vita, sono i depositari della possibilità di avere dei figli, e quindi di proseguire e di assicurare la vita, in senso biologico, ma anche morale, dei valori, del senso stesso della prosecuzione di quelle che sono le nostre battaglie, di civiltà e di giustizia.
Il nostro testimone sarà raccolto dai nostri figli, che porteranno sulle loro spalle l’eredità dei loro genitori, e la testimonianza dei genitori in vita. Io mi sento il testimone di quelli che sono stati, e sono, i valori dei miei genitori.
L’educazione e la cultura unica via d’uscita
Qual è la via d’uscita? È certamente la cultura, l’educazione. Un senso della famiglia che deve superare lo stereotipo perbenista e superficiale. Verso un senso più profondo del rapporto di coppia basato sul reciproco rispetto. In altre parole, si paga ora tutta un’evoluzione della nostra società, per la quale è venuto meno il senso della famiglia, nel senso vero e autentico.
Famiglie solo all’apparenza
Famiglie che sono state tenute su solo formalmente, prive di un reale cemento tra i suoi componenti, hanno determinato, nei figli, un senso di solitudine. Un inaridimento dei sentimenti, tali per i quali, anche le nuove coppie, che loro hanno costituito, sono state caratterizzate dall’assenza di reali, condivisi e profondi rapporti. Quindi, queste coppie, già minate alla radice, prive di un profondo sentimento di unione, hanno determinato una deviazione dai normali parametri. Che ha alimentato questo senso di impotenza.
Non aumenta la violenza, ma le denunce
In realtà, nei casi in cui vi è una forma di violenza, si assiste all’espressione di una forma di debolezza maschile, dettata da un retaggio culturale. In molti casi, ancora nei tempi più recenti, si assisteva in famiglia a forme di violenza. E al fatto che, perfino nel codice civile, fino al 1975, la donna era considerata inferiore. Tanto che, perfino per il domicilio era legata al marito. Questo ha indebolito anche gli uomini che si erano adagiati ad una forma di dominio culturale, poco avvezzo al confronto.
Proprio questo nuovo clima politico/culturale, ha quindi scarnito delle ancestrali sicurezze. La reazione è stata ancora peggiore della cultura retrograda dominante. Fino a forme inaccettabili di violenza che continuano a tutt’oggi.
Violenza sulle donne, un fenomeno ancora sommerso
Nello stesso tempo il reale quadro della situazione è l’espressione della capacità di far emergere le forme di violenza che un tempo erano represse. A nasconderle erano le stesse donne, che subivano senza reagire. Fermo restando che ancora oggi molte violenze si nascondono tra le mura domestiche e qui rimangono sepolte.
In sintesi, si rende necessario un nuovo clima sociale e culturale, che parta dall’educazione. In primo luogo in famiglia e poi nelle scuole, negli istituti di culto, di tutte le religioni, e nei luoghi di lavoro e di vita. Dobbiamo quindi esaltare, con il nostro inno alla vita, e alla bellezza femminile, il senso del doveroso rispetto che dobbiamo a coloro che ci hanno dato la vita, che l’hanno data ai nostri figli, e che la daranno a tutti coloro che dopo di noi erediteranno la nostra testimonianza in vita.