Uranio impoverito: proiettile sparato dagli americani
Sindrome dei Balcani uranio impoverito. Questa sindrome è una lunga serie di malattei, tra cui: linfoma di Hodgkin e altri cancri, che hanno colpito i nostri militari impiegati in missioni internazionali.
Sindrome dei Balcani uranio impoverito: Salvatore Vacca
Il 9 settembre 1999, il caporalmaggiore Salvatore Vacca muore di leucemia. È nato in Sardegna. Ha prestato servizio nella brigata Sassari. È il primo dei militari italiani deceduto per la “Sindrome dei Balcani“.
“Ha subito sette vaccinazioni in tredici giorni, quando era già in Albania, tra l’11 e il 24 maggio 1997”, mi riferisce sua madre.
Aumento dei casi di decesso per tumori da uranio impoverito
Effettuato uno screening sui vaccini, il professor Aiuti, immunologo, esclude, però, che ci sia una relazione tra i medicinali e la leucemia che ha colpito il soldato.
Il 16 settembre 1999, invece, si parla per la prima volta di un “eventuale rapporto tra la morte di un militare e l’Uranio Impoverito” – lo scarto del procedimento di arricchimento dell’uranio -, con un’interrogazione parlamentare svolta in commissione Difesa.
Passano i mesi e i casi di decesso per tumore aumentano; qualcuno si registra anche tra militari di altri Paesi dell’Alleanza. Il bilancio, però, pesa gravemente sui volontari italiani.
A dicembre 2000 il fatto interessa gli organi di informazione perché un sergente maggiore dell’esercito, Andrea Antonàci, prima di morire rivela il suo caso al programma “Striscia la notizia” di Mediaset.
Sindrome dei Balcani uranio impoverito: I proiettili
L’”affaire” giunge in Parlamento. L’allora ministro della Difesa, Sergio Mattarella, istituisce una commissione medico-scientifica, presieduta dal professor Francesco Mandelli, ematologo.
Sindrome dei Balcani uranio impoverito. In quel periodo, si parla dell’uso dei proiettili ad uranio impoverito. La NATO conferma che nei Balcani sono state adoperate munizioni trattate con “Uranio Impoverito“; si parla di 31mila proiettili, pari a più di 13 tonnellate di materiale radioattivo, sparati dagli aerei anticarro americani A-10, solo in Kosovo.
Il presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime delle Forze Armate, Falco Accame, sostiene che l’uso dei proiettili all’uranio depleto è noto ai nostri vertici militari sin dal 1994, mentre solo a novembre del ’99 è stato distribuito alle truppe un opuscolo che contiene le norme di sicurezza contro i rischi del DU (Depleted Uranium).
Gli A-10 partono dalla base italiana di Aviano, in provincia di Pordenone in Friuli-Venezia Giulia: “e questo è un motivo in più – dice Accame – per credere che i nostri ufficiali conoscano da tempo le munizioni DU e i rischi legati al loro uso”.
Alla polemica gli Stati Uniti rispondono con i fatti: sui soldati americani dislocati negli stessi teatri di operazione, non si riscontra nessuna patologia legata all’ uranio impoverito.
Durante “Desert Storm“ – il nome delle operazioni di aria e di terra delle forze armate della coalizione anti Saddam -, dicono gli scienziati americani, sono state usate parecchie tonnellate di DU e ci sono reduci della “Tempesta nel Deserto” che hanno in corpo frammenti di quei proiettili senza conseguenze che abbiano una relazione con l’uranio.
I lavori della Commissione Parlamentare Difesa si chiudono il 15 febbraio 2001. Le conclusioni del professor Mandelli arrivano due mesi dopo, nel frattempo dobbiamo raccogliere che, sulla base del diritto internazionale, l’uso dei proiettili a uranio impoverito, è legittimo.
Tutela sindrome dei Balcani uranio impoverito (2020)
L’epidemia fra coloro che hanno partecipato alle missioni di peacekeeping nei Balcani, è iniziata alla fine degli anni ’90. Ha colpito almeno 7500 nostri militari, di cui almeno 372 quelli deceduti.
Così è stato evidenziato dall’Osservatorio Nazionale Amianto ONA Onlus. I proiettili all’uranio impoverito erano in grado di generare un tale calore da polverizzare carri armati e anche le strutture a terra, tra cui installazioni in cemento amianto.
Metalli pesanti, nanoparticelle, polveri e fibre di amianto, sono state, quindi, inalate dai nostri militari impiegati nelle missioni, il cui sistema immunitario era già fiaccato dall’uso del programma vaccinale, e ciò ha generato una epidemia di tumori.
Rischio amianto e presenza di cancerogeni nelle Forze Armate
L’Osservatorio Nazionale Amianto ha reso pubbliche tutte le informazioni sul rischio uranio impoverito, vaccini e amianto nelle forze armate, ed in particolare nelle missioni.
Così nel convegno dal titolo “Il rischio amianto e la presenza di altri cancerogeni nelle Forze Armate“, che si è tenuto presso la sede del Consiglio Regionale della Toscana (Firenze), e di cui l’ONA pubblica gli atti in video:
Amianto, uranio, vaccini, e tutti gli altri cancerogeni nelle forze armate
Al Convegno, hanno partecipato, tra gli altri, anche l’attuale Ministro della Giustizia, On.le Alfonso Buonafede, all’epoca Vice Presidente della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati.
Tutela legale personale Forze Armate uranio impoverito
L’Osservatorio Nazionale Amianto ha istituito il servizio di assistenza medica e legale per le vittime dell’uranio impoverito e dei vaccini militari.
È sufficiente contattare l’ONA per ottenere la tutela, prima di tutto medica, e poi legale con riferimento a tutti i danni che i nostri militari, della Marina Militare, dell’Esercito e dell’Aeronautica, e degli altri Corpi dello Stato, hanno subito per aver partecipato alle missioni in territori in cui sono stati utilizzati proiettili all’uranio impoverito e per l’utilizzo di pratiche vaccinali, con somministrazioni multiple e di vaccini con additivi.
Tutti coloro che hanno contratto infermità in seguito alla partecipazione a missioni all’estero o anche all’interno del territorio nazionale, hanno diritto alla più ampia tutela dei loro diritti.
Uranio impoverito e riconoscimento di vittima del dovere
Dipartimento Tutela Vittime dell’Uranio Impoverito e dei Vaccini. Il sottocapo Lorenzo Motta, dal 17 luglio 2020, ha ripreso a pieno titolo il suo impegno nell’ONA.
Il Dipartimento Tutela Vittime Uranio Impoverito e Vaccini dell’ONA è pienamente operativo, e si avvale del supporto legale dell’Avv. Ezio Bonanni, al fine di perseguire e realizzare la piena tutela legale delle vittime dell’uranio impoverito e dei vaccini.
Coloro che per esposizione a nanoparticelle di proiettili all’uranio impoverito, ovvero a radiazioni e/o particelle di metalli pesanti, hanno contratto infermità, tra cui il linfoma di Hodgkin, oppure il mesotelioma, etc., hanno diritto al riconoscimento della causa di servizio e dello status di vittima del dovere.
Riconoscimento causa di servizio art. 1, co. 563, L. 266/05
Infatti, in tali contesti, sussiste il diritto con riferimento all’art. 1, co. 563, L. 266/05. In ogni caso, vi è tutta la disciplina specifica dell’equiparazione a vittime del dovere, per effetto di quanto stabilito dall’art. 1, co. 1, lettera C, del D.P.R. 243/2006, in relazione all’art. 1, co. 564, L. 266/2005.
La Commissione Parlamentare d’Inchiesta della Camera dei Deputati della XVII Legislatura, presieduta dall’On.le Scanu, nella sua relazione finale dell’07.02.2018, ha espresso un duro atto di accusa per le condizioni di rischio con cui sono stati esposti i nostri militari, sia nelle missioni all’estero, tra cui quelle nei Balcani, sia in Italia.
L’Avv. Ezio Bonanni è stato audito dalla Commissione Parlamentare d’Inchiesta il 06.12.2017 (video dell’audizione dell’Avv. Ezio Bonanni presso la Commissione Uranio Impoverito).
L’avvocato ha illustrato le condizioni di rischio cui sono stati esposti i nostri militari, non solo per la presenza di amianto, ma anche di altri cancerogeni e, a maggior ragione, nei casi in cui sono stati utilizzati proiettili all’uranio impoverito, peraltro senza che i nostri militari ne fossero informati, e dotati di strumenti di cautela e protezione.
L’ONA ha istituito il servizio di assistenza legale per le vittime del dovere: