Il commissario dell’Osservatorio vittime del dovere di Taranto, Paola Santospirito, e il dottor Pierpaolo Capece, in collaborazione con il presidente dell’Ona, l’avvocato Ezio Bonanni, hanno organizzato un nuovo screening gratuito per la ricerca di metalli pesanti (anche uranio 238), per il mese di maggio a Taranto. Potranno partecipare i militari delle Forze armate, gli ex militari e ai loro familiari.
L’appuntamento è per le giornate del 28 maggio 2022 (sabato), dalle 15 alle 19, ed il 29 maggio (la domenica successiva), dalle 9 alle 14. Gli esami verranno effettuati presso Medical Service, centro di medicina del lavoro del dottor Dino Rusciano, a Taranto (Talsano), in Corso Vittorio Emanuele n. 2/3. Ad eseguirli sarà il dottor Pierpaolo Capece, del Laboratorio analisi chimiche di Pisticci (MT). Si tratta di un esame del sangue specifico che rileva tracce di metalli pesanti.
Lo screening sarà gratuito.
Uranio 238: 400 decessi tra i militari
Tanti sono i militari che si sono ammalati a causa della presenza dell’uranio impoverito: più di 7500. I decessi sono invece circa 400. Nonostante questo e ben 3 commissioni parlamentari d’inchiesta sull’argomento (l’ultima del 2017), le Forze Armate continuano a negare la correlazione tra il metallo pesante e le patologie.
Sono invece 130 le sentenze che lo riconoscono e che hanno permesso anche ai militari seguiti dall’Osservatorio vittime del dovere e dal suo presidente, l’avvocato Ezio Bonanni, di ottenere giusti risarcimenti.
Il caso del maresciallo dell’Esercito Alberto Sanna
Come per esempio il caso del maresciallo dell’Esercito Alberto Sanna, 65 anni, di Roma, morto per una leucemia fulminante, che è stato riconosciuto vittima del dovere.
La percentuale delle malattie nei militari è più alta rispetto a quella media in Italia ed è simile, invece, a quella delle popolazioni dei teatri di guerra. L’uranio 238 di molti proiettili e bombe Nato, quando colpisce metalli produce temperature altissime, che li vaporizza. Questi gas poi nell’aria si solidificano in nanoparticelle, grandi un millesimo di un capello, che se respirate possono creare conseguenze anche dopo anni.
All’estero i militari sono da tempo a conoscenza dei rischi
Le amministrazioni degli altri Paesi della Nato hanno da tempo avvisato i militari dei rischi. Gli appartenenti alle Forze armate sono dotati di presidi di sicurezza e vengono indennizzati in caso di malattia. I nostri militari, invece, non avrebbero in dotazione neanche le maschere per lavorare tra le macerie, venendo così a contatto anche con altri cancerogeni, come l’amianto. A loro non è stato neanche spiegato di non usare acqua e cibo locale.
Anche l’Onu ha vietato l’utilizzo di armi contenenti uranio impoverito data la probabile connessione tra l’esposizione con tale elemento e l’insorgenza di gravi patologie, anche di natura oncologica. In Italia, invece, ottenere lo status di vittima del dovere e i risarcimenti è ancora difficile e sono necessari lunghi procedimenti giuridici.
Uranio 238, la battaglia di Paola Santospirito e dell’Ona
Per questo si batte da tempo Paola Santospirito, colpita in prima persona da un problema troppo spesso sottaciuto. Il marito Tony Mastrovito, arruolato in Marina a soli 16 anni, è stato contaminato durante il servizio. Il militare ha superato e vinto la battaglia contro il cancro, ma è affetto da asbestosi.
I metalli pesanti dell’uomo hanno contaminato anche sua moglie. Il dottor Cagnazzo ha trovato l’uranio impoverito e altre nano particelle di metalli pesanti nei vetrini di un tumore che aveva colpito Santospirito nel 2007.
L’Osservatorio nazionale amianto è da sempre accanto alle vittime del dovere e ai loro familiari attraverso un’assistenza legale gratuita. Per segnalare la presenza di asbesto sul territorio l’Ona ha creato una App apposita.