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sabato, Gennaio 25, 2025

Ucraina: guerra e amianto. È possibile una ricostruzione green?

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NEL CAOS DELLA GUERRA, L’UCRAINA AFFRONTA UNA DOPPIA TRAGEDIA: LA DEVASTAZIONE CAUSATA DAI BOMBARDAMENTI E LA MINACCIA DELL’AMIANTO DISPERSO TRA LE MACERIE. CIONONOSTANTE, SI INTRAVEDE LA POSSIBILITÀ DI RICOSTRUIRE IL PAESE IN OTTICA “GREEN”. SARÀ POSSIBILE?

Per l’Ucraina una duplice sofferenza

Ucraina. Non bastava la guerra e seminare terrore e morte.

Tonnellate di fibre di amianto, presenti in circa il 70% degli edifici ucraini sono state disperse nell’aria a causa dei bombardamenti.

«Quando una bomba riduce in macerie un intero edificio, il cemento si sbriciola. Tutto finisce per mescolarsi», spiega il professor Matti Kuittinen dell’Università di Aalto a Otakaari (Finlandia).

Il materiale tossico ha avuto un ruolo predominante nella costruzione degli edifici. È stato mischiato al cemento e ad altri materiali nel campo dell’edilizia, come sigillanti e isolanti.

Non dimentichiamo che l’Ucraina ha vietato l’uso dell’amianto nel 2017. Questo problema è stato evidenziato già a marzo del 2022 dal presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, l’avvocato Ezio Bonanni, nel corso del convegno “Governare la complessità“.

Ma il killer silente non è l’unico patogeno che si annida tra le macerie; le sostanze chimiche rilasciate da munizioni e missili sconquassano l’aria, il suolo e le acque ucraine, aggiungendo un livello inquietante alla complessa emergenza ambientale.

Ucraina: una discarica di amianto

David Hodgkin, esperto nel coordinamento dei rifugi e delle catastrofi del Miyamoto International di Sacramento (CA), dipinge un quadro drammatico della situazione.

«L’Ucraina è stata utilizzata per decenni come discarica per l’amianto. A volte quasi letteralmente, poiché i Paesi europei hanno esportato le scorte in eccesso da quando l’hanno vietato», (nel 2005 – ndr).

«La Russia e il Kazakistan hanno esportato grandi quantità di amianto negli ex stati sovietici come l’Ucraina e anche tante campagne di disinformazione», prosegue Hodgkin.

Ricostruzione verde dell’Ucraina: una chimera?

Durante la Conferenza ad alto livello della Commissione Europea a Vilnius (Lituania) si è discusso sulla cosiddetta “ricostruzione verde” in Ucraina.

Su tutte, una questione fondamentale ha catturato l’attenzione: l’eliminazione dell’amianto dalle macerie potrebbe essere una chiave verso una ricostruzione più sostenibile e sicura per il futuro del Paese?

Secondo Yvonne Waterman, fondatrice e presidente della European Asbestos Forum Foundation, nonostante il divieto di riciclare materiali nocivi e tossici in Europa, è possibile estrarre l’amianto in maniera sicura dal cemento, evitando altresì inutili sprechi ed emissioni di CO₂.

Utile ricordare infatti che per produrre una tonnellata di cemento si emette nell’atmosfera circa una tonnellata di CO₂.

Sicurezza e occupazione

Il tema del riciclaggio dei detriti e dell’amianto emerge come possibile soluzione non solo per una ricostruzione ecologica ma anche come fonte di nuove opportunità lavorative per l’Ucraina.

Neo-Eco Ucraina, un’azienda di ingegneria industriale, ha intrapreso un progetto pilota a Hostomel, una città a nord di Kiev, focalizzato appunto sul riciclo dei rifiuti, con particolare attenzione alla gestione dell’amianto.

«La nostra squadra è principalmente composta da ucraini, un modo per creare occupazione e rafforzare l’economia locale», afferma Bart Gruyaert, direttore del progetto Neo-Eco Ucraina.

E in effetti, il progetto ha già creato venti posti di lavoro nella comunità locale e impedito che 7.150 metri cubi di rifiuti fossero depositati in discarica, garantendo la salvaguardia dell’ambiente circostante.

In pratica, Neo-Eco Ucraina si concentra sulla rimozione preventiva dell’amianto dagli edifici prima della demolizione, un approccio che richiede maggiore attenzione e risorse, ma si rivela decisivo per prevenire la dispersione del crisotilo nell’ambiente.

Bart Gruyaert spiega: «rimuoviamo l’amianto dalla sua origine, spesso è necessario analizzare i tetti o le strutture prima della demolizione. È un processo leggermente più costoso ma fondamentale per una gestione sicura dei detriti».

L’azienda, seguendo una rigorosa procedura, si impegnerà dunque a ridurre al minimo la presenza residua di amianto nei detriti, assicurando il rispetto delle normative dell’Unione Europea, relative alla presenza dello stesso nei materiali solidi.

Il team sta attualmente lavorando a un nuovo progetto a Mykolaiv, nel sud dell’Ucraina, e mantiene una visione ottimistica sull’opportunità di far diventare il Paese un punto di riferimento nell’ambito della gestione dell’amianto su vasta scala.

Questo approccio al riciclaggio dei detriti non è isolato: altre aziende, come Kopach, stanno esplorando l’opportunità di riutilizzare le infrastrutture abbandonate, cercando nuove direzioni di lavoro nel trattamento dei rifiuti e delle macerie, anche in contesti industriali precedentemente attivi prima del periodo bellico.

Pareri discordi

Nonostante le parole rassicuranti di Yvonne Waterman e delle aziende sopracitate, c’è chi solleva dubbi relativi alla sicurezza sul lavoro e alla gestione del rischio amianto, per quanti sono impegnati nella ricostruzione.

Su tutti, Vasyl Andreyev, capo dell’Associazione ucraina dei lavoratori edili.

Secondo lui, molti cantieri mancano delle attrezzature necessarie per evitare l’esposizione alla polvere di asbesto durante la lavorazione dei detriti. Questa situazione mette in dubbio l’effettiva implementazione degli standard di sicurezza per proteggere i lavoratori.

In aggiunta, mancano dati accurati sulle malattie e sui decessi legati all’amianto in Ucraina, una realtà che sempre Andreyev denuncia con preoccupazione: «Non abbiamo accesso ai dati. Il divieto è stato approvato nel 2022 ma è entrato ufficialmente in vigore nell’ottobre 2023 e il ministero della Salute non ha raccolto queste informazioni».

Questa mancanza di trasparenza non può essere equivocata come assenza di casi!

Una mancanza di dati attendibili

Mentre nell’Unione Europea l’amianto ha portato alla morte di quasi 72mila persone solo nel 2019, in Ucraina i dati sono scarsamente documentati.

David Hodgkin, sottolinea poi un’ulteriore problematica: «Sebbene l’Ucraina abbia vietato l’amianto, deve ancora creare l’insieme di leggi e regolamenti necessari per la rimozione, il trasporto e lo smaltimento in sicurezza. Inoltre, non dispone dell’infrastruttura medica per condurre test su larga scala sui livelli non quantificati di malattie che l’amianto causerà».

Queste mancanze lasciano l’Ucraina vulnerabile a potenziali rischi per la salute pubblica legati all’amianto. Insomma, non si capisce ancora se sarà possibile una vera ricostruzione green.

Fonti

euronews.com

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