Il senatore Mario Turco (vicepresidente M5s), in questi giorni è impegnato a elaborare proposte alternative a quelle del governo Meloni, per scongiurare che tutto il lavoro fatto negli anni scorsi vada in fumo. La visione è totalmente differente e i temi sono tanti. Lo abbiamo raggiunto al telefono per il fare il punto sulla questione amianto e tutela dell’ambiente, indissolubilmente legate a quella della salute e della qualità della vita.
Senatore buongiorno, lo scorso anno ci siamo lasciati con la notizia della distrazione di denaro destinato alle bonifiche dell’ex Ilva di Taranto all’attività produttiva. Come è stata risolta, se lo è stata, quella situazione e quali sono le criticità ancora da risolvere?
“C’è stato il provvedimento del governo Draghi – ha spiegato il senatore, professore associato di Economia aziendale presso il Dipartimento di Scienze dell’Economia dell’università del Salento – che ha spostato più di mezzo miliardo di euro, fondi originariamente destinati alla bonifica delle aree di Taranto inquinate e gravemente compromesse dai rifiuti prodotti all’attività industriale dello stabilimento.
Non si sa ora, di quel denaro, cosa ne sia stato fatto; se sia stato utilizzato per migliorare i sistemi produttivi. La decisione ha sacrificato l’ambiente destinando meno fondi alle bonifiche, ma non abbiamo certezza dei risultati conseguiti.
Turco: “Ex Ilva, mancano piani ambientale e industriale”
Il governo Meloni ha poi concesso un prestito di 680mila euro ad Acciaierie d’Italia senza richiedere la presentazione di un piano industriale, senza un monitoraggio sull’utilizzo di questi fondi, senza vincolarli a una specifica destinazione ambientale. Per non aprire poi il discorso degli aiuti di Stato, che nonostante non siano permessi, continuano ad arrivare ad Acciaierie d’Italia”.
Il ministro Adolfo Urso ha proposto anche di aumentare la produzione dell’ex Ilva e di farla diventare una azienda green. Cosa ne pensa?
“Non è possibile parlare di aumento di produzione – ha risposto il senatore Turco – senza aumentare la sostenibilità, con un piano ambientale che aspetta di essere ultimato ormai da 10 anni e per il quale è stata da poco chiesta l’ennesima proroga. Come si concilia tutto questo?
Manca una maggiore tutela per i cittadini e i lavoratori, in assenza di un piano industriale e di un piano per gli investimenti. È un vero e proprio castello di sabbia quello costruito su ex Ilva. Non si parla affatto, invece, degli oltre 5mila lavoratori in cassa integrazione. Senza un reale progetto di riconversione industriale e sociale, che preveda il reinserimento dei lavoratori, si paventa il rischio di licenziamento.
Ex Ilva, la riconversione avviata dal M5s
Noi stavamo realizzando una riconversione, con investimenti legati alle infrastrutture e alla lavorazione dell’acciaio. Perché produrlo è possibile ovunque, lavorarlo, invece, sarebbe la vera scommessa. L’accanimento terapeutico perpetrato sulla produzione che si basa sul ciclo a carbone non porterà risultati, né a livello ambientale, ovviamente, né a livello occupazionale.
Con il governo Conte II – ha continuato Turco – abbiamo finanziato progetti in questo senso, per una Taranto diversa più sostenibile e socialmente inclusiva. Purtroppo abbiamo ereditato scelte del passato, ma siamo riusciti a far entrare lo Stato per le sue responsabilità, a eliminare l’immunità penale e adesso difendiamo le bonifiche, garantendo sostegni ai lavoratori ex Ilva in cassa integrazione e chiedendo il riconoscimento delle malattie professionali da amianto.
Per riassumere in poche battute la posizione M5s su ex Ilva, direi semplicemente che noi siamo per la chiusura di tutte le fonti inquinanti. Poi vogliamo l’introduzione della Viias (Valutazione integrata di impatto ambientale e sanitario), presente in un Ddl a mia prima firma depositato in Senato, con l’obiettivo di valutare ex ante l’impatto industriale sulla popolazione e sull’ecosistema, in armonia con l’ultima riforma costituzionale sull’ambiente perorata dal M5s. In questo contesto risulta perentorio rivedere i limiti degli inquinanti di cui al D.Lgs. 155/2010, seguendo pedissequamente le raccomandazioni dell’Oms”.
È stato aumentato il fondo amianto per i mesoteliomi ambientali, quella è stata una sua battaglia vinta e quali sono gli obiettivi per il futuro?
“Quella contro l’amianto continua ad essere una mia battaglia. A Taranto, come in Sicilia e in tutte le aree d’Italia dove cittadini e lavoratori sono stati esposti all’asbesto con enormi rischi per la salute, abbiamo presentato anche un emendamento. Da una parte puntava a proseguire la mappatura delle parti del territorio nazionale a rischio amianto. Dall’altra a recuperare i benefici pensionistici di quei lavoratori esposti che non avevano fatto in tempo a presentare domanda entro il 15 giugno 2005. I diritti legati all’amianto non possono sottostare a prescrizioni o a scadenze”.
La Cassazione sblocca i benefici contributivi amianto
Così come sostiene da anni il presidente dell’Osservatorio nazionale amianto, l’avvocato Ezio Bonanni, che ha ottenuto un importantissimo pronunciamento della Corte di Cassazione proprio in questo senso. I giudici ermellini, infatti, con sentenza n. 2243/2023, riaprono la partita dei benefici contributivi amianto per l’esposizione ad esso. Questi permettono ai lavoratori esposti il prepensionamento, ma anche l’aumento della somma percepita come pensione.
Il provvedimento annulla la decisione del Tribunale di Latina che aveva dichiarato la decadenza per quei lavoratori del cantiere navale Posillipo, di Sabaudia (Latina), che non avevano depositato la domanda nei termini. Il termine non può, però, essere applicato – secondo la Cassazione – perché lede i diritti già maturati prima che la legge fosse modificata.
“Dobbiamo affrontare il fenomeno amianto con serietà. Perché colpisce ancora oggi in tante fabbriche, in Sicilia, in Puglia e non solo. Dobbiamo garantire la massima tutela per i lavoratori”.
Sposa la battaglia portata avanti anche dall’avvocato Bonanni dell’equiparazione delle vittime del dovere e del terrorismo?
“Chiaro. È una battaglia di civiltà che sosteniamo. I familiari delle vittime del dovere vanno tutelati come quelli delle vittime del terrorismo. La nostra Costituzione è fondata proprio sul lavoro, quindi non possiamo che garantire la massima tutela a chi subisce le conseguenze di un lavoro malato, basato sul solo profitto, com’è stato per le vittime dell’amianto”.
Cosa pensa della politica ambientale di questo governo?
“La politica ambientale è completamente assente dal dna di questo governo, come la sostenibilità, la tutela dell’ambiente, degli ultimi, dei salari poveri. Questo governo è l’antitesi della tutela ambientale. Lo abbiamo visto con la questione delle auto elettriche, del Superbonus, della tutela ai salari poveri, sul mancato sostegno alle famiglie che non riescono a gestire il caro vita e ora dovranno far fronte anche agli aumenti dei mutui. E, per contro, con la tutela agli extraprofitti.
Gli effetti del caro vita, per esempio, rimarcati da una ricerca di Nomisma, continuano a mordere terribilmente. Il 78% delle famiglie italiane teme per la propria situazione reddituale in questa fase. Purtroppo le risposte date dal Governo con la proposta di delega fiscale sono completamente insufficienti, tutte orientate a dare di più alle fasce di reddito già elevate. Una riforma ingiusta e paurosa, sbilanciata sull’iniqua flat tax, già criticata durante la Manovra da Bankitalia, Corte dei conti e Ufficio parlamentare di bilancio, se solo l’Esecutivo volesse leggere qualche Relazione depositata in Parlamento.
Il M5S, invece, ha depositato una controproposta di delega fiscale a mia prima firma che vuole dare segnali soprattutto ai redditi bassi e medi, a partire dalla proposta di aumentare considerevolmente da 8.000 a 12.000 euro la no tax area per dipendenti e pensionati. In più, proponiamo un taglio vero del cuneo fiscale e contributivo.
Turco su extraprofitti: “Ingiustificabile immobilismo governo”
Relativamente agli extra profitti, invece, anche dalle più recenti analisi delle banche centrali, sta emergendo sempre più nitidamente come l’inflazione oggi sia provocata in buona parte degli elevati margini di profitto delle grandi aziende, soprattutto in alcuni settori, che stanno praticando prezzi ben superiori all’aumento dei costi di produzione. Non siamo di fronte a una spirale prezzi-salari, da contrastare a colpi di aumenti dei tassi d’interesse da parte della Bce, ma di fronte a una spirale prezzi-profitti.
Appare ingiustificabile l’immobilismo del Governo sia sul fronte Ue, sia sul fronte interno, dove non si ravvisano iniziative volte a introdurre più efficaci forme di tassazione degli extraprofitti e di detassazione sui salari poveri. Il M5S, nella sua proposta di delega fiscale – ha concluso Turco – ha previsto un meccanismo strutturale di tassazione degli extraprofitti indotti da situazioni di emergenza che, da una parte mettono in ginocchio il tessuto socio-produttivo, dall’altra arricchiscono pochi operatori, ampliando diseguaglianze che oggi sembrano sempre più fuori controllo.
C’è da dire che oggi come non mai la materia fiscale e quella ambientale sono strettamente collegate, in quanto siamo nel pieno della ‘transizione’. Per questo motivo come M5s vogliamo sostenere le imprese che investono in Turco direzione green, con una considerevole riduzione delle imposte a loro carico”.