Il 78% dei tumori professionali riconosciuti negli Stati membri è correlato all’amianto. Il dato europeo è sato diffuso dalla Commissione europea che ha presentato in questi giorni nuove misure per contrastare i danni causati dall’asbesto sui luoghi di lavoro, ma anche sugli edifici.
Verso la riduzione del limite massimo dell’esposizione
L’Unione europea punta a un nuovo approccio che coordini le bonifiche in completa sicurezza, ma anche migliori le diagnosi e le cure delle patologie asbesto correlate. Punto chiave della proposta è la modifica della direttiva sull’esposizione all’amianto sui luoghi di lavoro, con una riduzione del limite massimo dell’esposizione di ben 10 volte. Da Bruxelles spiegano che a questa conclusione si è giunti in seguito agli ultimi sviluppi scientifici e tecnologici. L’obiettivo è quello di passare dal limite massimo di 0,1 fibre per centimetro cubo (f/cm³) a 0,01 f/cm³.
Tumori professionali, Bonanni: “Non esiste una soglia minima”
L’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto, ha sempre sostenuto – forte degli studi sul fenomeno di esperti di tutto il mondo con i quali l’Ona collabora – che non esiste una soglia minima al di sotto del quale l’amianto non faccia danni. È una tesi ormai superata da tempo, anche perché l’esposizione ad una sostanza cancerogena, qual è l’amianto, va ad aggiungersi a quella di altre sostanze nocive.
L’Ue ha già messo al bando l’amianto nei suoi stati membri nel 2005, ma la Commissione ha specificato che il materiale è ancora presente negli edifici più vecchi e comunque costruiti prima della messa al bando dell’amianto nei vari Stati membri.
Questo, come ben spiegato dall’avvocato Bonanni nel suo “Libro bianco delle morti di amianto in Italia – ed 2022”, comporta un’esposizione ambientale sempre più pericolosa. Negli anni, infatti, il cemento contenuto nell’eternit, perde la sua capacità aggrappante e le fibre di asbesto si diffondono più facilmente nell’aria, causando anche a distanza di decenni malattie gravissime. Tra queste il mesotelioma, ma anche il tumore al polmone, alle ovaie, al colon, alla laringe e alla faringe.
Tumori professionali da amianto, 7mila vittime ogni anno
Solo in Italia, come riporta il VII Rapporto ReNaM dell’Inal, sono stati registrati dal 1992 (anno della messa al bando nella Penisola), ben 31572 casi di mesotelioma. Le vittime dell’amianto, però, sono molte di più. L’Ona stima circa 7mila decessi l’anno. Il numero maggiore delle patologie asbesto correlate e quindi anche di tumori professionali, si manifesteranno tra il 2025 e il 2030, a causa del lungo periodo di latenza tra l’esposizione e la patologia.
Questo comporta che con i fondi stanziati per la ristrutturazione degli edifici ancora tanti operai saranno a rischio se non si lavora in sicurezza e si fa prima una ricerca del materiale nell’immobile in cui si apre un nuovo cantiere.
Tumori professionali: gli obiettivi dell’Ue
Per questo sono stati elencati una serie di obiettivi da raggiungere. In primis sostenere meglio le vittime di malattie correlate all’amianto. Bruxelles punta ad aumentare il numero di patologie correlate all’amianto come malattie professionali.
Vuole poi aggiornare la raccomandazione del Consiglio sullo screening dei tumori. Altro obiettivo è proteggere meglio i lavoratori dall’amianto. Oltre a modificare la soglia minima di esposizione l’Ue vuole anche lanciare una campagna di sensibilizzazione sulla rimozione sicura dell’amianto.
Gli Stati membri saranno invitati a elaborare strategie nazionali per la rimozione dell’amianto e a proporre un approccio normativo per l’introduzione di registri digitali degli edifici. La mappatura dei siti contaminati è ancora incompleta anche in Italia. L’Ona per contribuire ha realizzato una App dove i cittadini possono segnalare la presenza di materiali in asbesto.
La Commissione punta, infine, a modificare il protocollo Ue per la gestione dei rifiuti da costruzione e demolizione. Così come gli orientamenti per le verifiche dei rifiuti prima dei lavori. Sarà inoltre avviato uno studio per individuare le pratiche di gestione dei rifiuti di amianto e le nuove tecnologie di trattamento.
Tumori professionali, i finanziamenti ci sono
I finanziamenti ci sono, mai come in questo momento. Con il dispositivo per la ripresa e la resilienza, il Fondo sociale europeo Plus e il Fondo europeo di sviluppo regionale. Per sostenere gli Stati membri in questa che potrebbe essere finalmente una svolta.
Grande soddisfazione è stata espressa alla lettura della notizia dal presidente Ona: “Sono anni che sostengo che non esiste una soglia minima, ma che anche una sola fibra di amianto può avere effetti devastanti per la salute. L’unica via è la prevenzione primaria e quindi la bonifica. Liberare il territorio dall’amianto è un nostro dovere, lo dobbiamo ai nostri figli e alle generazioni future.
In Italia ferma in un cassetto la proposta di legge sull’amianto
L’Ue ha accolto i risultati raggiunti due anni fa in una speciale commissione di esperti, della quale ero membro, guidati dall’ex magistrato simbolo della lotta all’eternit Raffaele Guariniello, che in Italia ha lavorato alla stesura di una serie di proposte concrete di riforma organica della legge del ’92. Erano state toccate tutte le tematiche, gli aspetti giuridici, scientifici, sanitari, tecnici, procedurali, previdenziali e assistenziali per aggiornare la norma. Purtroppo, però, poi la proposta è stata dimenticata”. Ora con questa spinta dall’Europa forse anche in Italia sarà possibile riprendere quel testo di legge. E arrivare finalemente a un cambiamento più volte auspicato.
Anche di questo ha parlato oggi l’avvocato Bonanni nella trasmissione su Radio Rai, “Che giorno è“. Per ascoltarla è possibile collegarsi al seguente link. (L’intervista di Bonanni parte al minuto 19:05).