È alle battute finali il processo Eternit bis di Torino, davanti al Corte di Appello, che vede imputato Stephan Schmidheiny. La sentenza arriverà, con ogni probabilità, il 14 luglio, data fissata per le repliche.
Durante la scorsa udienza il procuratore generale aveva chiesto la conferma della condanna di primo grado per l’imputato, a 4 anni di reclusione. L’imprenditore, ex proprietario dell’Eternit, è accusato di omicidio colposo plurimo, aggravato dalla previsione dell’evento, di due persone. Sono Rita Rondano e Giulio Testore, entrambi lavoratori nello stabilimento Eternit di Cavagnolo.
Ieri mattina hanno discusso invece gli avvocati di parte civile e il collegio difensivo.
Gli avvocati Ezio Bonanni e Merlino Ferrero assistono i familiari di Testore (colpito da asbestosi), che si sono costituiti parte civile, e l’Osservatorio nazionale amianto, pure parte civile nel processo.
Ona parte civile, l’importanza della prevenzione
In particolare, per quanto riguarda l’Ona, gli avvocati di Schmidheiny, hanno contestato la costituzione di parte civile. Ferrero tra le altre cose ha, invece, ribadito l’operato dell’associazione, con aiuti concreti, anche dal punto di vista dell’assistenza medica. Ha poi valorizzato l’importanza del lavoro indefesso dell’Ona per la diffusione della consapevolezza del rischio amianto. Anche attraverso l’organizzazione di incontri a più livelli e di convegni.
Questa attività è fondamentale per affrontare il fenomeno dell’asbesto sul territorio, perché la prevenzione primaria è quella più importante. Come ha sempre sostenuto l’avvocato Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto.
La presa di coscienza dei lavoratori e dei cittadini è fondamentale. Fino ad alcuni decenni fa, quando ormai il nesso causale tra l’esposizione all’amianto e alcune malattie come il mesotelioma, era scientificamente provato, ancora le aziende negavano. E così continua a fare la difesa dell’imputato, che anche ieri ha puntato sulla indimostrabilità del nesso causale.
L’amianto, un pericolo ancora attuale
Eppure, come si può leggere anche nell’ultima pubblicazione dell’Ona: “Il libro bianco delle morti di amianto in Italia – ed. 2022”, già negli anni ’40 due studi dimostrarono la pericolosità dell’amianto. Negli anni ’60 poi altri scienziati misero nero su bianco la cancerogenicità di questi minerali.
L’amianto causa inoltre infiammazioni, asbestosi e altri tumori. Molte di queste patologie sono riconosciute dall’Inail come malattie professionali. L’Inail raccoglie tutte le informazioni nel Rapporto ReNaM che quest’anno è arrivato alla sua settima edizione.
Con la legge 257/92 in Italia l’utilizzo dell’amianto è stato vietato, ma è un pericolo ancora attuale. Oltre a fornire assistenza legale l’Ona si impegna anche per le bonifiche dei siti ancora contaminati e per aiutare la mappatura ha creato anche una App apposita.
Sentenza, il caso Eternit
Il processo Eternit bis è stato, infatti, diviso e ora sono in corso diversi procedimenti penali a Torino, Novara, Napoli e Vercelli, per i siti industriali di Cavagnolo (TO), Casale Monferrato (AL), Bagnoli (NA) e Rubiera (RE).
Il processo di primo grado di Napoli, si è concluso con una condanna a 3 anni e 6 mesi di reclusione per la morte di un solo operaio su 8 vittime contestate. Il castello accusatorio non ha retto e anche il reato è stato derubricato da omicidio volontario a omicidio colposo. A Torino a luglio arriverà invece la sentenza di Appello.
Nel processo Eternit i pubblici ministeri avevano previsto, nel capo di imputazione, il reato di disastro colposo, che però si è prescritto. I familiari delle vittime ancora attendono giustizia.