Una società vuole de-stinguere il tilacino. A provocarne la fine fu anche il Governo, che pose una taglia per ogni animale ucciso.
Tilacino estinto. Tutta colpa del Governo!
Il tilacino, (Thylacinus, “borsa” e cynocephalus, “testa di cane”), era un marsupiale delle dimensioni di un lupo, che si è estinto meno di un secolo fa.
Aveva il corpo curvo e una lunga coda spessa e rigida.
Il pelo era corto e di colore fulvo, con una caratteristica striatura nella parte posteriore del dorso, da cui il nome “tigre della Tasmania”.
Fisicamente aveva:
- una lunghezza che arrivava ai 2 metri, coda compresa;
- un’altezza di circa 65 centimetri;
- un peso fino a 30 kg.
Vagabondava sulla Terra, probabilmente dall’inizio del Pleistocene, girando gran parte dell’Australia e della Nuova Guinea. Trovò in Tasmania il suo domicilio preferito e vi si stabilì fino all’estinzione.
A sancirne la fine, furono soprattutto la caccia umana, praticata dai coloni europei e la sua naturale competizione con il dingo.
Anche il Governo ebbe tuttavia la sua parte. Pare che fosse arrivato a pagare ai suoi cittadini una taglia per ogni animale ucciso.
La società Colossal vuole de-stinguere il tilacino
Una società scientifica chiamata Colossal, (sta altresì cercando di riportare in vita il mammut), ha annunciato una partnership con un laboratorio australiano.
Scopo del sodalizio è quello di reintrodurre in natura il tilacino.
Fondata dal biologo di Harvard George Church, la Colossal ha elaborato un progetto titolato “il Thylacine Integrated Genomic Restoration Research Lab (TIGRR)”.
Sede dello studio, guidato dal biologo Andrew Pask, è l‘Università di Melbourne.
Sulla riuscita dell’esperimento, i ricercatori sono ottimisti e sostengono che ci siano più probabilità di de-stinguere il marsupiale rispetto al mammut.
La decisione di perseguire questo obiettivo ha tuttavia sollevato dubbi e questioni di ogni genere. Una domanda su tutte: «siamo sicuri che reintrodurre la specie sia una buona idea»?
Una questione di tecnica e natura
Colossal, intende ottenere genomi di tilacino, identificare le differenze chiave tra quel genoma e i lignaggi correlati e quindi modificare quelle differenze in cellule staminali marsupiali, che verrebbero poi utilizzate per la fecondazione in vitro.
Il dunnart è l’animale prescelto nell’identificazione del gemoma. Anche se il suo lignaggio si è discostato da quello dei tilacini diversi milioni di anni fa, essi avevano un antenato in comune. Con esso condividono fino al 95 per cento del loro DNA.
Il genoma del dunnart, grazie alla tecnologia di modifica genica come CRISPR, potrebbe essere ritoccato per assomigliare al genoma del tilacino estinto, sequenziato per la prima volta nel 2017.
Sfida uno: fattibile o ai limiti del possibile?
Dall’esterno, l’impresa sembra ardua e non priva di sfide. Del resto, nessuno ha ancora prodotto cellule staminali marsupiali, né clonato un marsupiale.
I portavoce dell’azienda tuttavia replicano, esponendo una serie di ragioni sulla fattibilità di questo obiettivo.
Gli scienziati hanno una vasta biobanca di informazioni sulla specie. Essi includono campioni di musei e laboratori, tra cui teschi, scheletri, escrementi e persino prole embrionale, conservata all’interno dei marsupi.
Dai campioni si potrebbero ottenere abbastanza genomi, necessari per avere un’idea della diversità genetica della popolazione. Aspetto fondamentale se si vuole ristabilire una popolazione riproduttiva stabile.
La loro numerosità indica altresì che si sono estinti di recente. La possibilità di farli rinascere in vitro, fecondandoli con lignaggi affini, sembrerebbe dunque realizzabile. Ovviamente, gli animali creati in laboratorio non sarebbero la specie esatta che si è estinta, ma ibridi di quelle specie con il loro DNA completato da parenti viventi.
Sfida due: sembra un gioco da ragazzi
Per i manager della Colossal, la riproduzione marsupiale è abbastanza semplice anche per altri motivi.
Un embrione marsupiale:
- Ha bisogno di una contenuta domanda nutrizionale per arrivare al punto di nascita;
- La placenta non invade l’utero. I marsupiali nascono anche in una fase che è approssimativamente a metà dell’embriogenesi per un mammifero; il resto dello sviluppo avviene nella sacca della madre;
- La gestazione del tilacino potrebbe richiedere solo poche settimane. Dopo la nascita, la Colossal prevede di realizzare una sacca artificiale. Questa sorta di incubatrice ospiterebbe i marsupiali fino a quando non sarebbero in grado di essere allevati a mano.
Perché è così importante de-stinguere il tilacino
A detta della Colossal, sia il mammut sia il tilacino erano predatori del primo ordine, specie “chiave di volta” nei rispettivi ecosistemi. La loro estinzione ne avrebbe pertanto causato uno sbilanciamento, favorendo una una sovrabbondanza di piccoli macropodi, una famiglia di marsupiali come wallaby dal collo rosso e pademelon della Tasmania.
Questi animali hanno danneggiato la vegetazione locale a causa del pascolo eccessivo e minacciato l’esistenza di altri erbivori.
Il recupero del tilacino potrebbe, in teoria, aiutare a tenere a bada questi animali più piccoli. In questa prospettiva, ripristinare le specie attualmente estinte è un passo necessario per riportare gli ecosistemi alla salute.
Una nuova frontiera per le tecnologie mediche avanzate
Oltre alla salute dell’ecosistema, secondo gli studiosi della Colossal, lo sforzo porterà a progressi nella nostra capacità di eseguire l’editing del genoma ad alto rendimento e basso errore. Cosa che consentirebbe di manipolare le cellule staminali e clonazione una gamma più ampia di animali.
Il lavoro potrebbe anche aiutare a sviluppare tecnologie, come strumenti di ingegneria genetica e dispositivi di gestazione artificiale e maturazione. Se ciò accadesse, si potrebbe aiutare la conservazione di altri marsupiali in via di estinzione, tra cui il koala.
I predatori di apice aiutano anche a fermare la diffusione di malattie tra le loro prede.
Su tutte la “malattia del tumore facciale del diavolo”, (devil facial tumour disease, DFTD), una forma di cancro trasmissibile a origine non virale che colpisce unicamente il diavolo della Tasmania (Sarcophilus harrisii).
Alla ricerca del predatore australiano perduto
L’ultimo esemplare conosciuto di tilacino si chiamava Benjamin. Morì nel settembre 1936 allo zoo di Beaumaris, a Hobart (Tasmania), due mesi dopo aver ottenuto lo status di specie protetta.
Sebbene siano stati segnalati numerosi avvistamenti, nessuno di essi è stato confermato dal 1936 e l‘Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN) ha dichiarato la specie estinta nel 1982.
Le segnalazioni sono state recentemente rese pubbliche dal Dipartimento delle industrie primarie, parchi, acqua e ambiente. Dal 2016 ad oggi, otto persone sostengono di aver visto esemplari di tigre della Tasmania, da soli o con i cuccioli, o di aver almeno trovato impronte di quest’animale.
Nel 1999, Michael Archer, un paleontologo specializzato in vertebrati australiani all’Università del Nuovo Galles del Sud, aveva condotto degli esperimenti per de-stinguere il tilacino.
Il progetto fu interrotto perché il DNA nel campione era troppo degradato.
Fonte
National Geographic