Dal Giappone arriva un nuovo studio sul mesotelioma che si basa sulla terapia genica inalabile per via orale.
Terapia mesotelioma: una speranza per il futuro
Da qui, la necessità di sperimentare nuovi campi terapeutici.
Terapia genica inalabile. Il mesotelioma pleurico maligno (MPM), è una forma rara di cancro associata sostanzialmente all’esposizione alle fibre di amianto. Purtroppo è una malattia incurabile, con risposta limitata all’intervento chirurgico e alla radioterapia.
A partire dal 2021, oltre 3.100 studi clinici in tutto il mondo si sono concentrati sulla terapia genica. Il 67,4% di essi ha preso di mira il terribile cancro.
Risultato?
Una nuova ricerca condotta da medici e scienziati dell’Institute for Advanced Medical Sciences dell’Hyogo College of Medicine in Giappone, potrebbe dare qualche speranza ai malati.
Nello specifico, gli esperti si stanno concentrando sull’identificazione delle mutazioni genetiche che rendono gli individui più suscettibili sia al mesotelioma, sia ad altri tipi di cancro.
Due dei farmaci sottoposti al vaglio degli studi hanno dimostrato un’efficacia impressionante in laboratorio, sia per il trattamento dell’ NSCLC (cancro del polmone non a piccole cellule), sia per il mesotelioma pleurico.
I risultati dello studio sono stati pubblicati il 23 maggio su Springer Nature.
Terapia mesotelioma “autosomministrabile”
I farmaci in questione sono SFD-p16 e SFD-p53.
Si tratta di “vettori non virali” (liposomi cationici), meno invasivi e più facili da gestire rispetto ai vettori virali per il trattamento del cancro del polmone.
Essi, combinano i geni del soppressore del tumore con una polvere inalabile a spruzzo liofilizzato, fornendo così i principi attivi direttamente ai polmoni.
La semplicità del trattamento è tale che i pazienti si possono autosomministrare il farmaco in tutta tranquillità.
«Questi risultati suggeriscono che la terapia genica del cancro che utilizza farmaci inalabili può costituire un nuovo regime terapeutico e migliorare la qualificazione della vita dei pazienti a causa della bassa invasività della modalità di somministrazione», hanno dichiarato gli autori dello studio.
Addio ai trattamenti invasivi?
Finora, per trattare il mesotelioma si era dovuti ricorrere a terapie aggressive. Tuttavia, sia la chirurgia sia la chemioterapia standard di cura, comportano effetti collaterali molto severi e la loro efficacia è alquanto limitata.
Con i nuovi farmaci inalabili ingegnerizzati in laboratorio, si è invece riscontrata una chiara diminuzione della proliferazione delle cellule tumorali.
I test condotti sui ratti hanno infatti evidenziato che il tasso di inibizione della crescita è stato di quasi il 50% utilizzando SFD-p16, rispetto all’esiguo 9,3% del gruppo placebo. SFD-p53 ha prodotto un tasso di inibizione della crescita del 52,1%.
Utilizzando l’imaging a luminescenza, i ricercatori hanno documentato la soppressione del tumore entro 24 ore dalla somministrazione del farmaco.
Nell’arco di una settimana, i tumori sono stati rimossi e il loro volume si è ridotto in maniera considerevole.
Una terapia “riscoperta”
In realtà, l’uso della terapia genica per il trattamento del mesotelioma, non è una novità.
Circa dieci anni fa, a identificare la mutazione del gene oncosoppressore BAP-1 (correlato alla sindrome da predisposizione ai tumori) nei pazienti con mesotelioma, fu il dott. Michele Carbone dell’Università delle Hawaii Cancer Center.
Ragion per cui, è considerato un pioniere nel campo della ricerca sul ruolo della genetica nello sviluppo del cancro.
Di recente, Carbone ha condotto uno studio molto interessante.
Innanzitutto ha identificato come le mutazioni nel gene BLM (responsabile anche della sindrome di Bloom), rendano le persone più suscettibili allo sviluppo del mesotelioma.
In secondo luogo, ha rilevato che i test precoci per le mutazioni genetiche potrebbero garantire aspettative di vita maggiori.
Il passo successivo: la sperimentazione clinica
La terapia genica inalabile per via orale potrebbe passare alla ben presto alla fase di sperimentazione clinica.
Al momento, altre sperimentazioni cliniche stanno approfondendo la modificazione genetica delle cellule T (un tipo di globuli bianchi).
A studiarle è il dott. Prasad Adusumilli, chirurgo toracico e scienziato del Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York City.
La riprogrammazione delle cellule T prende di mira la mesotelina solubile (SMRP), un gene codificante proteine, che si trova mutato in diversi tumori.
Adusumilli è molto positivo a riguardo e ritiene che in futuro, la terapia con cellule T potrebbe diventare parte dello standard di cura per il mesotelioma.
Conclusione sulla nuova terapia mesotelioma
Questo esperimento non ha rivelato il meccanismo del trasferimento genico per farmaci genetici inalabili.
Gli autori dello studio hanno pertanto sottolineato l’importanza di continuare la ricerca.
«I nuovi trattamenti sono imperativi per il cancro ai polmoni, incluso il cancro del polmone non a piccole cellule e il mesotelioma pleurico maligno, a causa della sua elevata mortalità», hanno scritto.
«È necessario studiare nuove modalità di trattamento per MPM e NSCLC»
L’Ona e l’avv. Ezio Bonanni sempre in prima linea
Sebbene l’uso di amianto sia vietato dal 1992 (legge n. 257), si ritiene che il numero di pazienti raggiungerà il suo picco massimo nel 2030, perché il periodo di incubazione dopo l’esposizione iniziale dell’amianto è di 25-50 anni.
E’ vero che la ricerca su nuove terapie di cancro sta avanzando ogni giorno, ma l’elevato tasso di mortalità globale rimane ancora una sfida seria.
L’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA) assiste e tutela tutte le vittime di amianto e i loro familiari. Inoltre, l’ONA, anche grazie all’impegno del suo Presidente, Avv. Ezio Bonanni, autore del “Libro bianco delle morti di amianto in Italia – edizione 2022“, ha ottenuto significativi risultati nella tutela legale delle vittime e dei loro familiari.
Fonti
https://doi.org/10.1038/s41598-022-12624-4 www.nature.com/scientificreports/ report scientifici