Quaranta anni nella Marina Militare, di cui 14 a Taranto, imbarcato per mesi e mesi sulle navi. Poi la terribile diagnosi di mesotelioma causata dall’amianto presente sulle imbarcazioni e a terra. È la storia di un tenente di vascello che è stato, ora, riconosciuto vittima del dovere.
Tenente di vascello della Marina morto per mesotelioma
Il militare è morto nel febbraio del 2013. La figlia, rimasta orfana, si era rivolta all’Osservatorio nazionale amianto per avere giustizia e, attraverso l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Ona, aveva presentato ricorso contro il ministero della Difesa.
Aveva chiesto il riconoscimento di vittima del dovere del padre, la speciale elargizione (circa 200mila euro) e gli assegni vitalizi. Il ministero a questo punto, sollecitato dall’azione giudiziaria e preoccupato per una eventuale condanna si è attivato, a livello amministrativo. Ha così concesso tutto quanto richiesto alla figlia.
Tenente di vascello, oltre 40 anni in Marina
L.C., queste le iniziali del tenente di vascello, è stato imbarcato, in oltre 40 anni di carriera, su diverse navi della Marina. Tra queste “Cesare”, “Ausonia”, “Lipari”. Sia nei periodi a terra, che in quelli in mare, è stato esposto all’amianto, così come nelle torrette e nelle armerie. L’armeria e il deposito delle munizioni, sia nelle basi arsenalizie, compresa quella di Taranto, sia nelle unità navali, era coibentata con amianto friabile.
Ha, inoltre, maneggiato materiali di asbesto e contenenti questo materiale cancerogeno, ed lo ha respirato anche in modo indiretto e per contaminazione degli ambienti di lavoro. Perfino il pasto era consumato all’interno degli angusti locali delle torrette delle unità navali. La diagnosi di mesotelioma pleurico è arrivata nel 2012. In soli 5 mesi si è spento lasciando sola la figlia.
Santospirito: “Dimostrata la presenza di amianto sulle navi”
“A bordo delle unità navali è dimostrata la presenza di amianto – ha detto Paola Santospirito, responsabile dell’Osservatorio vittime del dovere e moglie di un altro militare contaminato – e ora la Marina ha riconosciuto che sulle imbarcazioni c’erano anche altre sostanze chimiche e nocive. Sostanze già segnalate dalla Iarc come agenti cancerogeni. Mio marito quindi ha subito una doppia esposizione. Abbiamo diversi militari morti o ammalatisi per una concomitanza di sostanze nocive”. “Per il futuro – ha continuato Santospirito, ammalatasi a sua volta per il contatto con il coniuge – mi affido alla prevenzione e alla scienza. Io sono una moglie contaminata indirettamente. Ho un’insufficienza respiratoria dovuta all’asbestosi, la stessa malattia di mio marito. Cose del genere non devono ripetersi”.
L’Ona si impegna da anni al fianco delle vittime, per riuscire ad ottenere per loro almeno giustizia. Il lavoro dell’associazione, però, va ben oltre. Si muove, infatti, per ottenere cure migliori per le patologie asbesto correlate e anche per evitare nuove esposizioni. Per questo ha realizzato anche una App, per la segnalazione dei siti contaminati. Per approfondire un fenomeno che tanto dolore ha provocato è possibile consultare “Il libro bianco delle morti di amianto in Italia – ed. 2022”.