Una incredibile tempesta di neve ha colpito nei giorni scorsi, proprio a Natale, gli Stati Uniti e il Canada. I morti sono stati 64 e le temperature hanno costretto oltre un milione di persone al buio. Le immagini delle auto congelate e delle stalattiti cadenti dalle abitazioni hanno fatto il giro del mondo. Si è trattato di un evento estremo, al quale ci stiamo sempre più abituando, causato dal cambiamento climatico.
Tempesta artica negli Stati Uniti, 50 morti
Una bufera spaventosa, con intere zone di coperte da oltre un metro di neve. Per 5 giorni non ha dato tregua provocando davvero tantissime vittime. Secondo i media americani 28 soltanto a Baffalo nello stato di New York, altri in Colorado, Kansas, Kentucky, Missouri, Ohio, Nebraska, Oklahoma, Tennessee e Wisconsin.
E poi disagi e problemi per tutta la popolazione. Un milione e mezzo di persone sono rimaste senza corrente elettrica e senza riscaldamento. Impossibilitati a muoversi per la neve e il ghiaccio che bloccava porte e finestre. In Montana sono stati registrati -45 gradi. Infine, a rendere queste zone una scena di guerra, anche i negozi saccheggiati.
Migliaia i voli cancellati sotto Natale, quando in molti decidono di tornare a casa, lavorando anche a diverse ore di volo dalla propria città di origine. Il 23 dicembre sono stati 5mila i voli saltati, il 24 sono 3400 e la domenica di Natale più di 3mila. Il 26 dicembre ancora 1500 voli cancellati. La situazione è migliorata soltanto da martedì 27.
Tempesta di neve, l’“effetto lago”
A spiegare la terribile tempesta è la presenza dei Grandi Laghi e quello che gli esperti chiamano l’effetto lago. Questo si manifesta quando l’aria fredda procede sopra le acque più calde dei Grandi Laghi, formando un vortice potente di freddo. Vortice che si è spostato da nord ovest verso la costa est molto velocemente, a causa dei venti del sud che hanno spirato con violenza.
È vero, però, che una tempesta artica di tale portata nessuno la ricorda. E allora? A venirci in soccorso per spiegare questo ennesimo effetto estremo è un articolo di Energycue.it, che spiega come il cambiamento climatico lo si lega sempre alla sua causa: il riscaldamento globale. Però questo riscaldamento può portare, secondo la giornalista Maria Chiara Cavuoto, anche a ondate di freddo come quelle registrate negli Usa e in Canada.
Il riscaldamento globale altererebbe le correnti a getto
Gli scienziati ritengono che il riscaldamento globale, infatti, alteri il meccanismo delle correnti a getto. Queste correnti sono venti che spirano in media a 150 km/h e sono state scoperte per caso dai piloti militari della seconda guerra mondiale. Il meccanismo è essenziale per trasferire ad alta quota l’energia termica dall’equatore verso i poli. La maggiore quantità di energia termica in atmosfera devierebbe quindi il flusso delle correnti, portando il getto fuori dalla propria traiettoria.
L’aria polare si sposta a latitudini mai toccate
La teoria è ancora dibattuta dalla comunità scientifica, ma l’alterazione del clima renderebbe più probabile questa condizione. Il riscaldamento andrebbe ad indebolire il vortice polare, con un’alterazione dei venti che sposterebbero l’aria più fredda in zone dove non è mai arrivata.
Anche per questo l’Osservatorio nazionale amianto e il suo presidente, l’avvocato Ezio Bonanni, continua a lavorare per fermare il cambiamento climatico, perché la tutela dell’ambiente è strettamente legata a quella della salute e del pianeta. Cambiamenti così radicali, come quelli attuati nell’ultimo secolo, hanno innescato una deriva difficile da fermare. Questo però deve essere l’obiettivo di tutti i Paesi del mondo.
(foto di copertina adnkronos)