L’azienda farmaceutica Johnson & Johnson ha offerto 8,9 miliardi di dollari per risarcire circa 70mila persone che lamentano danni a loro o ai propri familiari per l’amianto nel talco.
Amianto nel talco, anni di contenziosi
Il colosso farmaceutico sta affrontando da anni i contenziosi nati dopo che tante persone sono state colpite da patologie asbesto correlate, o comunque da tumori, dopo aver utilizzato per anni il talco in commercio.
Lo scorso anno, nel 2022, la Johnson & Johnson è stata condannata dalla Corte Suprema a risarcire alcune donne per tumore alle ovaie con 2,1 miliardi. Per evitare nuove condanne e lunghi procedimenti giudiziari la società ha quindi proposto questa soluzione.
Il maxi risarcimento metterebbe fine alle cause
Il maxi risarcimento non è, specificano i vertici dell’azienda, un’ammissione di colpa. Semplicemente l’accordo metterebbe fine ai procedimenti penali. È vero, però che la società ha sospeso la vendita negli Stati Uniti e in Canada del Johnson Baby Powder, il talco per bambini. Giustificando la decisione con il principio di precauzione.
Non tutti i familiari delle vittime sono, però, disposti ad accettare un accordo rinunciando a ogni azione civile e penale nel futuro. Quello della società è un tentativo in extremis per evitare perdite molto più importanti e anche crolli in borsa se dovesse continuare a perdere cause miliardarie.
L’azienda era a conoscenza dell’amianto nel talco?
Secondo il New York Times, i vertici dell’azienda conoscevano i potenziali rischi da esposizione all’amianto dei prodotti a base di talco. E avrebbero anche saputo delle tracce di amianto nel prodotto. Nonostante questo avrebbero continuato ad utilizzare il talco estratto da cave contaminate.
Durante un processo civile la Johnson & Johnson si sarebbe “rammaricata” di uno studio del 1971. I ricercatori avrebbero iniettato amianto nei prigionieri statunitensi – per lo più di colore – in cambio di 10 dollari. L’obiettivo era verificare gli effetti dell’applicazione del talco sulla pelle e l’iniezione sottocute di fibre di amianto, tremolite e crisotilo. Un dermatologo della Pennsylvania ha condotto la ricerca nella prigione di Holmesburg (Filadelfia).
L’amianto avrebbe avuto nelle cavie umani effetti terribili, già noti per altro perché la pericolosità dell’amianto, come spiega bene l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto ne “Il libro bianco delle morti di amianto in Italia – ed. 2022”, si conosceva già nei primi anni del ’900. Negli anni ’40 è dimostrata la diretta correlazione con l’asbestosi e il mesotelioma. L’INAIL riconosce poi tutta una serie di patologie asbesto correlate, in liste che aggiorna purtroppo sempre con nuove malattie.
La difesa della società
“Al momento di questi studi, quasi 50 anni fa – hanno dichiarato dall’azienda al British Medical Journal – i test di questa natura in questo gruppo di coorti erano ampiamente accettati, inclusi ricercatori di spicco, importanti società pubbliche e lo stesso governo degli Stati Uniti.
Siamo profondamente dispiaciuti per le condizioni in cui sono stati condotti questi studi e non riflettono in alcun modo i valori o le pratiche che impieghiamo oggi”. In tribunale il processo al dermatologo si è concluso con la prescrizione dei reati ipotizzati. Comunque questo fa pensare che la Johnson & Johnson sapesse delle tracce di amianto.