Quasi un terzo del cibo prodotto a livello mondiale finisce nel secchio. Lo spreco alimentare raggiunge infatti il 30% dei prodotti. Questo, oltre ad essere un danno per l’economia e un’ingiustizia rispetto a chi non ha da mangiare a sufficienza, va ad impattare duramente sull’ambiente.
Lo spreco alimentare produce 4,8 mld di gas serra
È, infatti causa, della creazione di oltre 4,8 miliardi di gas serra. Una quantità enorme se si pensa che la Cina ne produce ogni anni 10 miliardi di tonnellate e gli Stati Uniti d’America 5. L’India ne produce la metà.
Fare attenzione a non gettare cibo ridurrebbe quindi l’inquinamento oltre a farci risparmiare moltissimo. Le possibilità per farlo sono molteplici, sia per i singoli cittadini che per le aziende.
Contro lo spreco alimentare comprare solo quello che serve
La cosa fondamentale è quella di comprare solo quello che realmente ci serve. Conservare nel modo adatto gli alimenti e controllare sempre la data di scadenza. Molti sostengono, inoltre, che le date di scadenza siano indicative e che c’è differenza tra “consumare preferibilmente oltre” e “consumare entro”.
Nel primo caso si tratta di prodotti che garantiscono inalterato il proprio valore nutrizionale se consumati entro la data segnalata sulla confezione. Passata la data indicata saranno ancora commestibili, ma non avranno lo stesso apporto di nutrimenti dichiarato.
Molti prodotti ancora buoni dopo la scadenza
Molto spesso, infatti, molti cibi sono ancora buoni dopo la data di scadenza. È chiaro che bisogna avere un minimo di esperienza, ma non è difficile orientarsi con la vista e l’olfatto. Consumare il cibo avanzato può essere utile, anche trasformandolo con stuzzicanti ricette. È importante ancora porzioni non eccessive. Chi cucina in casa spreca meno rispetto a chi va a mangiare fuori. Per i primi un doppio risparmio, quindi.
Spreco alimentare: in Italia si buttano frutta e pane
Secondo uno studio del Waste Watcher International Observatory on Food & Sustainability, promosso dalla campagna Spreco Zero di Last Minute Market con il monitoraggio Ipsos, in Italia si sprecano di più frutta, insalata e pane. La ricerca ha riguardato anche Spagna, Germania, Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Sudafrica, Brasile, Giappone.
I dati sono stati raccolti prima della terza Giornata internazionale di consapevolezza sulle perdite e gli sprechi alimentari in calendario il 29 settembre 2022, e della Giornata mondiale del cibo, il World food day, che sarà il 16 ottobre.
Scegliere una dieta sana e sostenibile
L’obiettivo è quello di sensibilizzare i cittadini a sposare una dieta sana e sostenibile, com’è quella mediterranea che tanti ci invidiano. E, appunto, ridurre lo spreco alimentare.
Lo studio, analizzando le abitudini anche di Paesi più lontani dall’Europa ha iniziato a realizzare una mappa globale dello spreco alimentare.
“In particolare si è osservato – ha detto il direttore scientifico di Ipsos, Enzo Risso – in che modo e in che forme la cultura culinaria di ogni Paese incida sullo spreco. Così abbiamo l’Italia che con Germania, Spagna e Gran Bretagna guida la classifica dello spreco di frutta. Il Brasile, invece, svetta nello spreco di cereali e riso cotti e di tuberi in generale. In Giappone, lo stile culinario porta a gettare maggiormente verdure, tuberi e cipolle. Pane fresco e frutta, infine, sono i prodotti che finiscono maggiormente nella spazzatura negli Usa”.
Ancora di più in questo caso è attinente la missione dell’Ona – Osservatorio nazionale amianto, e del suo presidente, l’avvocato Ezio Bonanni, di una transizione ecologica, ma anche etica. “Ridurre lo spreco alimentare è fondamentale in primo luogo per l’ambiente. Si deve affrontare però – ha detto Bonanni – anche la differenza di accesso al cibo nei vari Peasi del mondo, a livello di organizzazioni internazionali”.