Le imprese pongono sempre maggiore attenzione alla sostenibilità. Purtroppo, però, di questa parola si sta abusando sempre di più. Cosa significa davvero essere sostenibili per un’azienda? Ad aiutare le imprese a trovare una risposta ci pensa Sostenibilità d’Impresa.
La società di consulenza, nata a Brescia nel 2020, accompagna le organizzazioni verso una crescita responsabile e sostenibile, al fine anche di ottenere le specifiche certificazioni che riconoscono l’impegno delle aziende. Negli ultimi anni è infatti aumentata la necessità di misurare e comunicare i propri obiettivi che puntano a raggiungere una sostenibilità a 360°. Occorre perciò considerare non solo l’aspetto economico e ambientale ma anche sociale.
«Si può crescere in maniera responsabile e sostenibile – spiega Anna Pasotti, CEO e Founder di Sostenibilità d’Impresa -. Utilizzo sempre prima la parola “responsabile” perché innanzitutto ci deve essere la responsabilità dell’azienda ad acquisire la consapevolezza dei propri impatti e la volontà di mitigarli».
Le diverse fai del cambiamento verso la sostenibilità
Da qui nasce quindi la volontà di divulgare un nuovo modello di fare impresa. In particolare, per raggiungere uno sviluppo sostenibile, il percorso prevede determinate fasi:
- un cambiamento culturale e organizzativo, che richiede formazione e implica delle modifiche nella governance delle aziende;
- la necessità di rivedere il proprio prodotto alla luce delle esigenze sociali e dei clienti, procedendo a misurare, analizzare e definire gli obiettivi da raggiungere;
- condividere e comunicare la propria catena di valore, dalla produzione alla vendita, alla comunità in cui l’azienda si inserisce poiché la base della sostenibilità è la trasparenza.
«Tra queste fasi sicuramente la più difficile per le aziende è il cambiamento culturale, anche a causa del “protezionismo” di alcuni imprenditori – sottolinea Pasotti -. Ma anche la fase di tracciabilità e raccolta dati è delicata. Bisogna compiere misurazioni e analisi degli impatti. Purtroppo spesso nelle piccole e medie imprese non si hanno le competenze per “tradurre” i dati ottenuti. Occorre un team specifico».
Per giungere allo sviluppo sostenibile, quindi, non basta rivolgersi all’esterno ma bisogna innanzitutto “guardare” al proprio interno. Come spiega Anna Pasotti, è necessario partire dall’analisi dell’azienda, riconoscere ciò che c’è di “sano”, registrare le performance sociali e controllare il proprio impatto sul territorio. Curare tutti questi aspetti, insieme alla solidità economica, facilita l’organizzazione e la consapevolezza. Per esempio molti imprenditori supportano il proprio territorio e le associazioni locali ma spesso questo aspetto non viene comunicato correttamente. «La sostenibilità non è solo un modo di pensare – chiarisce – ma è anche un modo di agire».
Cresce la consapevolezza nelle imprese
Sempre più spesso le aziende mettono in primo piano la sostenibilità. Le richieste provengono soprattutto dal settore del gas, da quello luxury, dall’agroalimentare e da quello automobilistico. Tutte queste testimonianze saranno poi inserite nel dossier che sarà pubblicato nel 2024.
Anche le piccole e medie imprese cominciano a fare attenzione alla propria sostenibilità, influenzate dagli sviluppi del mercato che si sono verificati a seguito della pandemia, della nuova situazione geopolitica e degli obiettivi previsti dall’Agenda 2030 dell’ONU, tra cui “Promuovere una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, la piena occupazione e il lavoro dignitoso per tutti”.
«Si respira un’aria di consapevolezza, ma anche di preoccupazione – continua l’imprenditrice -. In tutti i settori merceologici cresce la convinzione che fare sostenibilità all’interno dell’organizzazione significa progresso e innovazione. Questa consapevolezza è indotta dal mercato e dalle nuove generazioni. Bisogna acquisire un concetto di fare impresa più evoluto. Tuttavia mancano le competenze interne. Perciò noi contribuiamo alla formazione».
Non va sottovalutata la sostenibilità sociale
Infine un aspetto non meno importante che le realtà aziendali devono curare riguarda la valorizzazione delle persone. Sono i dipendenti che fanno crescere l’azienda e, attraverso le loro competenze, la rendono sostenibile.
«È importante fare attenzione alla performance sociale – conclude Anna Pasotti -. L’ambiente è un elemento fondamentale, ma lo sono anche le persone. Sono loro che portano a una crescita. Purtroppo però le aziende oggi riscontrano una grande difficoltà a trattenere le competenze perché i lavoratori cercano un maggiore equilibrio tra casa e lavoro. I dati dei turnover, cioè di ricambio del personale, sono allarmanti. È quindi fondamentale attrarre giovani, permettendo una crescita professionale, predisponendo ore di formazione, aumentando la digitalizzazione e l’innovazione, riducendo il gender gap e prestando maggiore attenzione al personale. Occorre diminuire il proprio impatto ambientale per riuscire a garantire un lavoro dignitoso alle persone e diventare aziende attrattive. Le persone hanno un ruolo centrale».
L’attenzione alle persone è l’aspetto a cui si dedica anche l’ONA-Osservatorio Nazionale Amianto. Grazie all’associazione e al suo presidente, l’avvocato Ezio Bonanni, ospite insieme all’imprenditrice Pasotti del recente evento “CINEMAEWEB. Eccellenza e Sostenibilità, un modello italiano“, si vuole tutelare la salute dei cittadini, gravemente minacciata dalla presenza di agenti cancerogeni, come l’amianto.