I sorrisi finti fanno bene alla salute così come quelli spontanei? Darwin sosteneva di sì e anche un nuovo studio conferma la sua tesi.
Sorrisi finti o sorrisi spontanei? La tesi di Darwin
Sorrisi. I ricercatori si sono a lungo chiesti se le manifestazioni fisiche delle emozioni, dal sorriso al pianto, possano aumentare l’intensità con cui si sente un’emozione.
Nel 1872, il naturalista Charles Darwin pubblicò addirittura un libro dedicato interamente alla questione, dal titolo “L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali”.
«La libera espressione da parte dei segni esteriori di un’emozione la intensifica… Anche la simulazione di un’emozione tende ad suscitarla nelle nostre menti», scriveva.
La tesi in effetti ebbe un certo seguito anche nella cultura popolare, basti pensare alla celebre canzone di Nat King Cole del 1954 “Smile”.
«Sorridi anche se il tuo cuore fa male … Scoprirai che la vita vale ancora la pena/se sorridi».
Cosa dice la scienza più recente in proposito?
Basandosi sulla convinzione che, attivando i muscoli del sorriso si possano inviare segnali positivi al cervello, uno studio del 1988 sottopose un gruppo di volontari a un singolare esperimento. I partecipanti dovevano tenere una penna tra i denti, per simulare un sorriso o in mezzo alle labbra per simulare un’espressione neutra.
Nel corso dell’esperimento, i ricercatori mostrarono ai volontari alcuni fumetti umoristici della serie “The Far Side” di Gary Larson.
Stando ai risultati, effettivamente la simulazione sembrava sortire gli stessi effetti del sorriso spontaneo.
Successivamente, una meta-analisi del 2016 analizzò i dati di diciassette studi che utilizzavano il trucco “pen-in-the-mouth”. I ricercatori constatarono che in realtà, lo stratagemma non funzionava più di tanto.
Un’ulteriore revisione del 2019, condotta su 138 studi, confermò che il sorriso influenza le emozioni delle persone, anche se in piccola parte.
La ricerca sui sorrisi non si ferma qui
Non contenti, alcuni ricercatori hanno nuovamente intrapreso degli studi sui sorrisi, reclutando 3.800 volontari provenienti da 19 Paesi.
Per non influenzare i partecipanti, il team non ha rivelato l’oggetto dei test (una valutazione della loro felicità), bensì chiesto semplicemente di sorridere o mantenere un’espressione neutrale.
A condurre lo studio, titolato “Many Smiles Collaboration” Nicholas Coles, un ricercatore della Stanford University di Santa Clara (California).
La ricerca èstata pubblicata su Nature Human Behavior.
Dettagli e stratagemmi dell’esperimento sui sorrisi
I partecipanti sono stati divisi in tre gruppi.
- Il primo ha adottato il metodo pen-in-the-mouth, per attivare i muscoli facciali coinvolti nel sorriso. Fra i compiti: mettere la mano sinistra dietro la testa e sbattere le palpebre una volta al secondo per cinque secondi;
- Il secondo, doveva imitare le espressioni facciali di attori che sorridevano o mantenevano un’espressione neutra;
- Il terzo, doveva fare un’espressione felice, muovendo gli angoli delle labbra verso l’alto e sollevando le guance o, viceversa, mantenere una postura facciale neutra.
Durante l’esperimento, la metà dei partecipanti ha visualizzato una serie di vignette umoristiche, immagini di cuccioli, gattini, fiori, fuochi d’artificio o uno schermo totalmente vuoto. Tutte figure che servivano a testare le loro emozioni.
Al termine del test, i volontari hanno poi compilato un questionario sulla felicità e ansia, un sondaggio su rabbia, stanchezza e confusione e dei test matematici. Tutte “esche” che servivano per confonderli circa lo scopo dello studio.
Risultato dell’esperimento “esca”: cosa ha dimostrato?
I risultati hanno mostrato che “l’effetto felicità” si attivava sia in presenza, sia in assenza di stimoli emotivi.
Nello specifico, i sentimenti di felicità sono aumentati di poco durante la simulazione del sorriso, attraverso il test pen-in-the-mouth. Essi invece risultavano più intensi durante il test della mimica facciale.
«Coerentemente con una precedente meta-analisi (del 1988 n.d.r), questi risultati suggeriscono che il feedback facciale può, non solo amplificare i sentimenti di felicità in corso, ma anche avviare sentimenti di felicità in contesti altrimenti neutrali», scrivono i ricercatori.
In sintesi, fingere un sorriso potrebbe influenzare il nostro umore e attivare automaticamente i processi biologici associati alle emozioni.
Il sorriso può salvare dalla depressione?
Nonostante i suoi effetti benefici, purtroppo sorridere non è sufficiente a superare la depressione, tuttavia «offre informazioni utili su cosa sono le emozioni e da dove provengono», affermano gli scienziati.
Quel che è certo, spiega il dott. Coles è che «un sorriso ampio può rendere felici le persone, un’espressione imbronciata le fa arrabbiare. Di conseguenza, l’esperienza consapevole delle emozioni deve essere basata, almeno in parte, su sensazioni corporee».
«Negli ultimi anni, la scienza ha fatto un passo indietro e qualche passo avanti. Ma ora siamo più vicini che mai a comprendere una parte fondamentale dell’essere umani: le emozioni»-conclude.