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sabato, Gennaio 25, 2025

Amianto, Solvay condannata in Appello per morte operaio

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Solvay condannata per la morte dell’operaio Romano Posarelli. La Corte di Appello di Firenze ha rigettato l’appello proposto dalla società che mirava a negare la responsabilità per la morte del dipendente.

Operaio Solvay morto per tumore del polmone

L’uomo dopo anni di lavoro a contatto con l’amianto nello stabilimento di Rosignano si è ammalato di tumore del polmone e dopo terribili sofferenze è deceduto.

Solvay condannata anche a risarcimento maggiore

I giudici di questo secondo grado di giudizio hanno, inoltre, accolto  le richieste dell’Avv. Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto, che assiste la famiglia, liquidando una ulteriore somma di circa 120mila euro che si va ad aggiungere ai circa 560mila già ottenuti con la prima sentenza del Tribunale di Livorno.

Solvay condannata, Bonanni: “Posarelli guadagnava il pane per la famiglia”

“Romano Posarelli – lo ha ricordato Bonanni – era un lavoratore che guadagnava il pane per lui e la famiglia lavorando come operaio tubista calderaio nello stabilimento Solvay di Rosignano, ed è stato stroncato da un cancro.

Solvay condannata

Ricordo la sua morte, preceduta da un’agonia straziante, e la sofferenza della moglie Maria Luisa Filippi, e del figlio Massimiliano, anche lui dipendente della Solvay ed esposto all’amianto. Ricordo l’azione controcorrente e le tante battaglie per avere giustizia, prima in sede penale. Con il rinvio a giudizio del Direttore, Ing. De Gaudenzi, per il reato di omicidio colposo, e poi, dopo la sua morte, che ha estinto il reato. Infine con la prosecuzione della causa in sede civile, e ora, finalmente, anche il secondo grado, conferma le condanne”.

Solvay condannata: la sentenza si aggiunge alle altre

La Solvay è stata condannata anche nel gennaio scorso, per un altro dipendente colpito da una patologia asbesto correlata. L’uomo ha contratto placche pleuriche e ispessimenti pleurici ha chiesto il giusto risarcimento, sempre assistito dall’Ona e dall’avvocato Bonanni. Ora un’ulteriore conferma che all’interno dello stabilimento non solo ci fosse amianto, ma che i lavoratori esposti non furono adeguatamente tutelati.

La società, attraverso un gruppo di legali, all’inizio aveva negato la stessa presenza di asbesto. Aveva sostenuto, durante i primi dibattimenti, che non fosse dannoso e infine che fosse sufficiente l’indennizzo dell’Inail, e che l’azienda non dovesse risarcire nessun altro tipo di danno.

Non è così, come ha abbondantemente dimostrato l’Ona che continua a portare avanti la sua battaglia per i diritti delle vittime dell’amianto. Vittime che aumentano ogni anno, come dimostra il VII Rapporto ReNaM dell’Inail. E come è spiegato nell’ultima pubblicazione Ona: “Il libro bianco delle morti di amianto in Italia – ed. 2022“. L’Ona insiste anche per le bonifiche e ha realizzato una App per la segnalazione dei siti contaminati.

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