UNA RECENTE SENTENZA DELLA CORTE DI APPELLO DI FIRENZE CONTRO L’INPS SEGNA UNA NUOVA TAPPA NELLA LUNGA BATTAGLIA PER IL RICONOSCIMENTO DEI DIRITTI DEGLI EX LAVORATORI ESPOSTI ALL’AMIANTO. PROTAGONISTA DI QUESTA VICENDA È UN EX DIPENDENTE DELLA SOCIETÀ CHIMICA LARDERELLO, SIMBOLO DI UN’INDUSTRIA CHE HA FATTO GRANDE L’ITALIA, MA CHE HA LASCIATO PROFONDE CICATRICI UMANE E AMBIENTALI. A DIFENDERLO, L’AVV. EZIO BONANNI, PRESIDENTE DELL‘OSSERVATORIO NAZIONALE AMIANTO
La storia della Società Chimica Larderello: gloria e ombre
Fondata nel 1818 nella frazione di Larderello, nel comune di Pomarance, la Società Chimica Larderello ha avuto un ruolo di primo piano nello sviluppo di prodotti chimici come l’acido borico e i borati, impiegati in settori strategici come l’energia nucleare, l’elettronica, e la chimica industriale. Tuttavia, questa eccellenza produttiva nascondeva un lato oscuro: l’uso massiccio di amianto come materiale isolante. Questo minerale, presente ovunque nello stabilimento – dai rivestimenti delle pareti ai tetti, passando per le guarnizioni delle condutture e i serbatoi – rappresentava una minaccia costante per la salute dei lavoratori.
La ristrutturazione degli impianti negli anni ‘80 ha portato all’adozione di misure di contenimento, come la foderatura delle coibentazioni in asbesto con lamiere protettive. Tuttavia, queste migliorie sono giunte troppo tardi per molti lavoratori, tra cui B.A., figura emblematica di questa intricata vicenda legale. La sua lunga carriera come operatore chimico, dal 1967 al 1999, lo ha sottoposto a un’esposizione prolungata a una sostanza tossica, con livelli ben oltre i limiti di sicurezza consentiti dalla legge, per più di tre decenni.
Società Chimica Lardarello e il caso del lavoratore esposto ad amianto
B.A., ex dipendente della storica Società Chimica Larderello, ha dedicato ben quindici anni, dal 1967 al 1982, alla gestione degli stabilimenti della sede di Larderello. Successivamente, ha continuato il suo lavoro alle Saline di Volterra fino al 1999. Durante questo periodo, ha ricoperto il ruolo di operatore di impianto, una posizione cruciale che richiedeva competenze tecniche e capacità di gestione operativa.
Le sue mansioni comprendevano il monitoraggio continuo del funzionamento degli impianti chimici, l’individuazione e la correzione di anomalie operative, nonché interventi di manutenzione ordinaria. Questo lavoro, svolto in un ambiente altamente specializzato ma spesso insalubre, lo ha reso vittima inconsapevole di un’esposizione quotidiana e prolungata a sostanze chimiche pericolose, la cui gestione non sempre rispettava gli standard di sicurezza dell’epoca.
Un calvario giudiziario lungo dieci anni
Dopo il pensionamento, il Sig. B.A. ha iniziato a manifestare i sintomi delle patologie correlate all’esposizione all’amianto. Tuttavia, ottenere il riconoscimento dei propri diritti è stato tutt’altro che semplice. Nonostante le evidenze mediche e ambientali, l’INPS ha inizialmente rigettato la sua richiesta di maggiorazione della pensione, prevista dalla legge per i lavoratori esposti ad asbesto.
Con il supporto dell’avv. Ezio Bonanni, B.A. ha intrapreso un lungo percorso legale, iniziato al Tribunale di Pisa e culminato nella sentenza della Corte di Appello di Firenze. Fondamentale è stata la consulenza tecnica d’ufficio, che ha confermato la presenza massiccia di amianto nello stabilimento di Larderello e l’esposizione prolungata del lavoratore a fibre cancerogene. La Corte ha quindi stabilito il diritto di B.A. a una pensione maggiorata del 50%, con un aumento mensile di circa 400 euro e arretrati per un totale di 100 mila euro.
«La Corte Fiorentina ha finalmente reso giustizia a un lavoratore che per anni è stato esposto a un killer silente, l’amianto», ha commentato il presidente ONA. «Questa decisione è un riconoscimento importante, ma non possiamo dimenticare le innumerevoli vittime che ancora attendono giustizia».
L’impegno dell’ONA e l’eredità del rischio amianto: non solo la Società Chimica Lardarello
Il caso di B.A. non è isolato.«L’amianto continua a mietere vittime»: con queste parole, l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), sintetizza l’inquietante eredità di questo materiale, utilizzato per decenni e responsabile di patologie gravi e mortali. «Le esposizioni non sono solo un retaggio del passato; ci sono ancora siti non bonificati che rappresentano una minaccia reale e attuale. L’ONA continuerà a combattere fino a quando ogni vittima avrà ottenuto giustizia e ogni sito contaminato sarà completamente bonificato», ha ribadito Bonanni. «Non possiamo permettere che l’amianto sia il prezzo pagato per il progresso industriale».
Un “ponte” per la tutela dell’ambiente e della salute
L’Osservatorio Nazionale Amianto, grazie al lavoro di legali, medici e tecnici volontari, continua a lottare per i diritti delle vittime dell’amianto. La questione riguarda non solo gli ex lavoratori di stabilimenti come quello di Larderello, ma anche categorie come le Forze Armate, in tutte le sue divisioni, come la Militare, dall’Aeronautica e la Guardia di Finanza, dove il rischio legato al minerale si somma ad altre esposizioni tossiche.. Un esempio drammatico è quello del Colonnello del Ruolo d’Onore Carlo Calcagni, vittima di esposizioni non solo all’amianto, ma anche all’uranio impoverito, emblematico delle numerose insidie a cui sono stati sottoposti i militari. Tra le testimonianze più significative emerge quella del Maresciallo Nicola Panei, membro del Direttivo Nazionale dell’ONA, che ha contratto l’asbestosi dopo anni di esposizione al servizio antincendi dell’Aeronautica Militare.
Per tali motivi, l’ONA sta costruendo un solido ponte di collaborazione che coinvolge attivamente anche le Forze Armate, riconoscendo il loro ruolo nella tutela della salute dei propri membri e nel contrasto al rischio amianto. Particolarmente significativo è il contributo del Comitato per il Ripristino della Festa del 4 Novembre, sotto la guida del Tenente Pasquale Trabucco, il quale promuove un’iniziativa che collega i valori della memoria storica con l’attualità delle sfide sanitarie.
La tutela a 360°
L’impegno dell’ONA non si limita alla denuncia delle problematiche, ma si concretizza in una vasta rete di supporto, che include dal 2008 anche la collaborazione con l’Osservatorio Vittime del Dovere e l’Accademia della Legalità. In questo contesto, si distingue l’azione del servizio medico-legale, svolto da un team di medici volontari sotto il coordinamento del Dott. Arturo Cianciosi, figura di riferimento che opera in sinergia con il servizio di indagine criminologica. Il contributo della criminologa Dott.ssa Melissa Trombetta è particolarmente rilevante: tra le poche in Italia a occuparsi di crimini ambientali, Trombetta ha sviluppato metodologie di analisi innovative, basandosi sui dati raccolti da Cianciosi e supportati dal lavoro dell’ingegnere Flavio Domenichini, che ha contribuito alla creazione di un’importante banca dati.
Questa interdisciplinarità è essenziale per affrontare una problematica così complessa, come sottolineato dall’avvocato Guerrino Petillo, coordinatore dell’Accademia Forense di Roma e promotore di progetti di alta formazione in collaborazione con l’Università degli Studi Internazionali di Roma (UNINT). La sinergia tra figure professionali diverse, tra cui giuristi, medici, ingegneri e criminologi, rappresenta un modello virtuoso per combattere il rischio amianto e garantire giustizia alle vittime, ribadendo il valore imprescindibile della prevenzione e della protezione, anche per gli uomini e le donne in divisa.
L’Osservatorio Nazionale Amianto – ONA APS, con lo sportello amianto, rende la consulenza attraverso il numero verde gratuito 800 034 294.