Attenzione all’amianto e alla sicurezza sul lavoro in generale. Questo è uno dei capisaldi del modus operandi del Consorzio Conei e del suo coordinatore, Franco Bonamassa.
L’imprenditore nel settore edile ha partecipato, lo scorso 10 marzo, al convegno organizzato a Bologna dall’Osservatorio nazionale amianto e dalla Fondazione Ant. L’obiettivo è stato quello di creare una rete di associazioni e imprese che lavorino insieme per affrontare il problema amianto.
L’amianto e altri cancerogeni, elevato rischio per la salute
L’asbesto, infatti, utilizzato nel dopoguerra e fino alla messa al bando nel 1992, è ancora presente in tantissimi edifici e le bonifiche sono in ritardo. “Spesso ci capita – ci ha spiegato Bonamassa raggiunto al telefono – di trovare amianto nelle tubature o in altre parti delle strutture. Noi siamo molto attenti in generale alla sicurezza sul lavoro, dei nostri collaboratori, dei nostri dipendenti e dei nostri consorziati. Quando accade blocchiamo il cantiere e ragioniamo su cosa fare per una maggiore sicurezza. Se i nostri clienti ci chiedono, come ci è capitato, di far finta di niente ci rifiutiamo. Però cerchiamo di far capire loro i motivi che ci spingono.
Che mondo lasceremmo ai nostri figli? Questa è l’idea che ci spinge. Vogliamo, però, anche lasciare una buona immagine dell’azienda. Se l’anno successivo, per altri lavori, dovesse venir fuori qualcosa che noi abbiamo solo ricoperto e non smaltito, faremmo una brutta figura. Infine, teniamo anche alla salute dei nostri clienti che in quella casa magari andranno ad abitare: li esporremmo ad un rischio”.
“Non è semplice – ci ha confidato – anni fa persi una commessa perché una seconda azienda propose al cliente di impacchettare materiali in amianto e gettare tutto nella spazzatura”.
“Oggi utilizziamo un’azienda partner che ha tutte le certificazioni, la Eco Agency s.r.l. – ha continuato Bonamassa – Sia con la mia azienda che con quelle dei consorziati. Avere qualcuno che sappiamo come lavora e ci supporta in questi momenti è molto importante”. C’è infatti un risparmio di tempo e denaro quando si agisce subito con una soluzione ottimale.
Sicurezza, le malattie causate dall’asbesto
L’amianto è ancora un enorme problema in Italia. Le aziende, infatti, nonostante ne conoscessero la pericolosità, hanno continuato ad utilizzarlo fino al 1992, anno in cui è stato bandito con la Legge 257.
Causa infiammazioni, mesotelioma, tumori di vario tipo tra cui quello al polmone e, secondo i dati Ona, nel 2021 ha provocato 7mila morti, come evidenziato nell’ultima pubblicazione del presidente Ona, l’avvocato Ezio Bonanni: “Il libro bianco delle morti da amianto in Italia – ed. 2022“
Cosa potrebbe spingere tutte le imprese a lavorare in questo modo?
Il credito d’imposta potrebbe essere una soluzione, con un recupero in 5 anni, ma poi è necessario non costringere le aziende a desistere per la troppa burocrazia. Il finanziamento deve essere interessante, ma anche strutturato e non oggetto di speculazioni. Non devono esserci nemmeno tempi stretti che causano una corsa all’arrembaggio e scarsa qualità negli interventi”.
Tra i settori in cui i lavoratori risultano essere maggiormente esposti a rischi di diversa natura, troviamo proprio l’edilizia. Oltre ai rischi per la salute, dovuti quindi all’esposizione ad agenti chimici pericolosi, com’è appunto l’amianto, ci sono i rischi per la sicurezza. Cosa fate per ridurli al minimo e per adeguare ogni azienda del consorzio alla normativa?
“Siamo molto attenti, anche se oggi vado leggermente di meno in cantiere, se vedo qualcosa che non funziona mi fermo e se ne parla. Spesso i comportamenti sbagliati sono di persone esperte, che hanno grande esperienza e magari si sentono sicure o sono guidate dall’idea che non sia mai accaduto nulla. Però poi quella volta che l’incidente accade purtroppo è un dramma. Così cerchiamo di fare corsi, aggiornamenti, riunioni per sensibilizzare sull’importanza della sicurezza”.
Questa attenzione fondamentale, ma che non si trova ovunque, da dove nasce?
“Ci siamo dati una linea etica, è una questione di mentalità, di approccio, di educazione. E anche quando cerchiamo i nostri partner cerchiamo sempre realtà che siano allineate. E’ uno stile di vita prima di tutto e un’impostazione mentale. Io dico sempre che l’azienda è lo specchio di come sia il titolare e tutto prima deve partire da noi”.