Giovanna Polla, per anni a contato con l’amianto all’Inar di Romanengo, è morta. La donna, sorella del sindaco Attilio, aveva lavorato per circa 10 anni nella fabbrica in provincia di Cremona, nella quale di tesseva l’asbesto.
E’ l’ultima delle vittime causate nella zona dall’asbesto: sono state oltre 20. Tanti altri hanno però riportato patologie asbesto correlate, più di un centinaio.
Giovanna, come tante altre donne (4 erano decedute in pochi mesi nel 2019), aveva lavorato a contatto con la fibra killer, altamente cancerogena. Si era poi ammalata e per anni ha lottato con la malattia, diventando un esempio per tutti, riuscendo per tanto tempo a tenerla a bada. Il male però ha avuto la meglio e lunedì scorso è riuscito a vincerla. Lascia il marito, il figlio e due nipoti.
Tutta la comunità di Romanengo è in lutto. Tutti conoscono molto bene le conseguenze del mesotelioma. “Non c’è nessuno in paese – aveva dichiarato l’ex sindaco Marco Cavalli – che può dire di non essere stato colpito da queste morti”.
Il caso dell’Inar di Romanengo
L’azienda ha lavorato l’amianto fino al 1991. Quando gli operai hanno iniziato ad ammalarsi e poi a morire la situazione non poteva più essere sottaciuta e il titolare ha riconvertito la fabbrica in lavorazioni non pericolose. E’ rimasta poi aperta ancora 5 anni. Alla fine l’ultimo titolare, erede di una famiglia tedesca, ha deciso di fermare la produzione. I 25 dipendenti sono stati ricollocati.
Nel 2010 l’area è stata completamente bonificata. Ora l’amministrazione vorrebbe restituire la zona risanata alla comunità.
L’amianto in Italia
Una vicenda simile a quella di molte altre aziende italiane che negli anni del dopoguerra hanno iniziato a lavorare l’amianto e hanno continuato nonostante fosse ormai accertata la sua pericolosità. Questo materiale che si trova in grandi quantità in natura e che è facilmente estraibile, causa infatti infiammazioni, asbestosi, mesotelioma e altri tipi di tumore. Il nesso causale è riconosciuto dall’Inail che riconosce a chi si ammala di una patologia asbesto correlata la malattia professionale, anche se è ancora molto difficile ottenere i giusti risarcimenti.
L’Ona: non è ancora finita
L’Ona – Osservatorio nazionale amianto, tramite il suo presidente, l’avvocato Ezio Bonanni, lotta da anni al fianco delle vittime e dei loro familiari, ma anche per sensibilizzare. In troppi casi, infatti, le bonifiche sono in ritardo, con la scusante che gli interventi sono troppo costosi. Purtroppo però questo causa altri morti e nonostante la Legge 257 del 1992 abbia bandito l’amianto, i morti continuano a crescere. Le vittime di mesotelioma si trovano sul VII Rapporto ReNaM dell’Inail. Questo dipende certamente anche dal fatto che i tempi di latenza possono essere molto lunghi, ma certo non eviteranno le vittime future.
L’avvocato Ezio Bonanni, dopo essere riuscito in diversi casi ad ottenere giusti risarcimenti per le vittime, cerca nello stesso tempo di portare il fenomeno all’attenzione della politica. Solo con un intervento coordinato, come ha spiegato nella sua ultima pubblicazione “Il libro bianco delle morti da amianto in Italia – ed. 2022”, è possibile gestire così tanti siti ancora contaminati come quelli che si trovano in Italia.