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lunedì, Dicembre 2, 2024

Roma e rifiuti: il fallimento del porta a porta

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Carmela Massa
Carmela Massa
Carmela Massa, autrice di contenuti presso la redazione "Il Giornale sull'amianto" e impegnata accanto all'ONA per la tutela delle vittime amianto. Leggi di più

È un fatto ormai risaputo che l’Italia è uno dei Paesi maggiormente esposti al rischio ambientale dovuto dalla massiccia presenza di rifiuti. Un po’ è stata colpa delle pessime Amministrazioni locali passate, ma un po’ è dovuta anche al comportamento di noi cittadini.

La notizia che stiamo per raccontare arriva proprio da Roma, la grande Capitale italiana che invece di dare il buon esempio alle altre città, tende a peccare quasi per prima.

Difatti, l’iniziativa “Porta a Porta”, ha fallito a Roma. Il progetto che consisteva nel ritirare i diversi tipi di rifiuti, direttamente al domicilio dei cittadini si è rivelato un flop in diverse aree capitoline.

Il flop della raccolta rifiuti porta a porta a Roma

Il flop della raccolta rifiuti porta a porta ha avuto inizio negli anni scorsi a Torrino, estendendosi poi a Settebagni e nella zona dei Colli Aniene. L’ultimo quartiere a rinunciare ai bidoncini del “Porta a Porta” è Cecchignola, che si trova rispettivamente a sud della Capitale.

L’Agenzia per il Controllo e la qualità dei Servizi di Roma ha recentemente pubblicato i dati per niente confortanti, in merito all’argomento.

Come indicato nel rapporto redatto dall’Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi romana, nella Capitale la raccolta differenziata è passata dal 26% (stima del 2012), al 41% (2015), mentre nello stesso periodo di tempo i cittadini raggiunti dal servizio sono passati dal 6% al 29%.

Quindi, fino al 2015 i cittadini sembravano propensi ad approcciare all’iniziativa. Tuttavia, qualcosa è andato storto dal 2016 in poi.

La mancanza di investimenti adeguati e la scarsa volontà politica ha bloccato la crescita dell’iniziativa. Fino a spegnerla completamente, facendola oscillare tra il 43% e 44%, contro il limite minimo di legge fissato al 65%.

Perché il progetto non ha funzionato?

Un sistema di raccolta a domicilio dei rifiuti differenziati, sembrava la soluzione perfetta ed ecologica per porre fine all’emergenza. Occorre precisare, che nel corso della sua prima campagna elettorale, fu proprio la sindaca, Virginia Raggi, a proporre l’iniziativa e garantire il massimo supporto.

Un supporto che si è rilevato troppo debole e superficiale. Le conseguenze di una scarsa e quasi demotivante promozione dell’iniziativa, è la scomparsa di essa stessa persino dai social ufficiali dell’Amministrazione locale.

Sono sempre meno evidenti i messaggi e le proposte di sensibilizzazione all’argomento e questo non può sicuramente passare in secondo piano.

Discariche, inceneritori e i rischi per la salute

L’Amministrazione locale dovrebbe prestare maggiore attenzione alla problematica dei rifiuti e cercare di coinvolgere maggiormente la cittadinanza nelle iniziative proprio come la raccolta “Porta a Porta”.

Questo perché attraverso di essa si limita al minimo l’uso degli inceneritori presenti nelle discariche.

È necessario arginare l’uso degli inceneritori e limitare la presenza delle discariche stesse, perché proprio come indicato dall’ONA e dagli studi epidemiologici della Regione Lazio, ci si ammala più facilmente se si vive in prossimità di una discarica.

Sono molte le malattie che insorgono in seguito al contatto con i rifiuti e non sono tutte di origine neoplastica pur essendo altamente invalidanti.

L’ONA agisce attraverso l’Osservatorio dei Rifiuti

Come detto, l’Italia da anni attraversa una profonda crisi per la questione rifiuti. L’avv. Ezio Bonanni, presidente ONA, per questo motivo ha istituito un dipartimento apposito: Osservatorio Nazionale dei Rifiuti.

L’ONA attraverso il dipartimento riesce a tener lo sguardo fermo sulla problematica e ad intervenire nei casi di maggiore necessità.

Per conoscere maggiori dettagli consulta anche: Nasce l’Osservatorio Nazionale dei Rifiuti.

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