Rifiuti amianto. Il boom di ristrutturazioni determinato dal superbonus fiscale, ha aumentato le quantità del pericoloso minerale, raccolto dalle imprese edili.
Peccato che in tutta Italia ci sia carenza di siti per lo smaltimento legale dei rifiuti di amianto.
Rifiuti amianto: l’allarme del pordenonese Zanon
A lanciare l’allarme è stato il consigliere regionale del Friuli Venezia Giulia, Emanuele Zanon, ex sindaco di Cavasso Nuovo, in provincia di Pordenone.
“La spedizione dei big bag (sacchi per lo stoccaggio dei materiali pericolosi n.d.r.) sempre più lontano, per la graduale chiusura degli stoccaggi europei, ridurrà notevolmente i budget a disposizione”, avverte Zanon.
“Tutti gli impianti di smaltimento sono praticamente chiusi e le aziende pordenonesi sono costrette a rivolgersi in Norvegia, con costi alle stelle”, ha spiegato la scorsa settimana a Trieste.
Il punto è che non sempre gli impianti esteri garantiscono la ricezione dei carichi.
Di recente ad esempio la Germania ha negato l’importazione dell’amianto.
Rifiuti amianto in discariche abusive?
Quando era sindaco, Zanon aveva affrontato a più riprese questo fenomeno dell’abbandono di rifiuti da parte di “incivili” alla ricerca del risparmio.
Oggi la situazione potrebbe addirittura aggravarsi.
A suo dire, la carenza di siti a prezzi accessibili, potrebbe infatti indurre a smaltire i rifiuti tossici all’interno di discariche illegali e pericolose.
Il territorio compreso tra zona collinare del Maniaghese e lo Spilimberghese, uno dei luoghi più caratteristici della regione Friuli Venezia Giulia, potrebbe trasformarsi ad esempio in una discarica a cielo aperto.
“La stessa realtà di Porcia, l’unica discarica rimasta in Friuli Venezia Giulia e una delle poche unità ancora attive nel Paese, è di fatto satura. La mia paura è quindi che in tanti ricorrano alla tentazione del “fai da te”, gettando il tutto in fossi e greti, come avveniva qualche decennio fa”.
“Porcia sta seguendo l’iter autorizzativo di ampliamento, cosa che potrebbe risultare una valvola di sfogo vitale per superare l’attuale empasse”.
Per la cronaca, Porcia è uno dei 19 impianti presenti sul territorio nazionale in cui vengono smaltite oltre 73mila tonnellate di rifiuti contenenti amianto.
A luglio, la Regione aveva rifiutato l’istanza che avrebbe permesso l’ampliamento o anche la realizzazione di nuove discariche di amianto a meno di 500 metri dai centri abitati. Oggi le cose potrebbero tuttavia cambiare.
La bonifica del Cellina : Rifiuti pericolosi
Emanuele Zanon ha espresso inoltre la sua preoccupazione riguardo alla bonifica del Cellina.
“Credo ci si debba trovare al più presto attorno ad un tavolo e individuare una via d’uscita a livello provinciale”.
L’intervento di bonifica, disposto dalla Regione tra Montereale e Maniago per asportare dal letto del Cellina decine di cumuli di asbesto “potrebbe subire uno stop fino a data da destinarsi”.
Una bonifica che non parte
La bonifica dall’amianto sul greto del fiume Cellina, (nel Comune di Montereale Valcellina), sarebbe dovuta partire a inizio 2019.
Per avviarla, era previsto uno stanziamento di quasi 1milione di euro.
Dopo numerose discussioni e dopo aver redatto un progetto di fattibilità, sottoposto all’Aas, si attendeva che Arpa fornisse eventuali osservazioni.
Ma di risposte non ne sono arrivate.
Da dove arriva l’amianto?
A provocare l’inquinamento d’amianto in Friuli, circa trent’anni fa, fu la società Sivocci di Montereale Valcellina.
La fabbrica, che fino agli anni Novanta ha prodotto guarnizioni in amianto per motori, ne aveva infatti abbandonato gli scarti.
La cosa, le valse una condanna, ma da allora non si è tuttavia riusciti ad approdare alla bonifica della fibra killer nell’area in questione.
Adesso, grazie al milione di euro destinato dalla Regione e ai 360mila euro assegnati all’amministrazione comunale, il Consorzio Cellina-Meduna potrebbe avviare la bonifica.
Una buona notizia? Mica tanto: l’amianto è ovunque
Purtroppo la pericolosa fibra è stata dispersa anche nell’altra sponda del Cellina, in un’area molto estesa che fa parte del Comune di Maniago.
Il materiale, abbandonato alla fine degli anni Novanta, era stato ricoperto da teli di plastica per impedirne la dispersione.
Nel corso degli anni però i teli si sono deteriorati, tant’è che l’amianto è bene in vista.
Oltretutto la zona è spesso frequentata dalle scolaresche per uscite didattiche o da incauti escursionisti.
Quando il Cellina è in piena, i cumuli di amianto potrebbero essere trascinati a valle dalle acque, con possibilità di contaminazione anche di altre zone.
ONA: Rifiuti amianto? No grazie
La legge di Bilancio 2021 (Legge 30 dicembre 2020, n.178) prevede la proroga al 31 dicembre 2021 della detrazione bonifica amianto al 50% (con un massimale 96mila euro).
La Commissione parlamentare di vigilanza sull’anagrafe tributaria ha approvato però di recente la Relazione sull’applicazione delle misure fiscali per la riqualificazione energetica e sismica, con alcune proposte.
Tra queste quella di considerare la possibilità di estendere il superbonus anche alle spese relative a rimozione e smaltimento amianto, presentata dall’ONA. Ci auguriamo che questo avvenga, altrimenti sarebbe una grande occasione persa per l’Italia di liberarsi delle tonnellate di amianto ancora presenti nel nostro Paese.