Legambiente ha presentato oggi (15 dicembre), il nuovo report Ecomafia 2022. L’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto è stato chiamato ad intervenire alla trasmissione “Che giorno è” di Rai Radio 1 proprio per commentare i primi dati diffusi sulle ecomafie che hanno continuato anche nel 2021 ad affondare le loro radici nell’ambiente.
Insieme a Laura Biffi, curatrice del rapporto Ecomafia 2022, l’avvocato Bonanni ha spiegato come spesso le mafie si annidino anche tra le pieghe dello Stato. Uno Stato che a volte non vuole risolvere i problemi ambientali. Come quello dell’amianto, minerale utilizzato per decenni in Italia nonostante si conoscesse bene la sua pericolosità. Causa, infatti, il mesotelioma e altri tumori, come si può leggere ne “Il libro bianco delle morti di amianto in Italia – ed. 2022“.
Bonanni: “Rendere conveniente la legalità”
L’asbesto (altro modo di chiamare l’amianto), anche una volta messo al bando con la L. 257 del 1992, non è stato rimosso se non in pochi casi. La legge non prevede, infatti, un obbligo di bonifica, se non in casi particolari.
“L’ambiente – ha detto Bonanni – va individuato come settore di produzione. Distruggendo l’ambiente, infatti, si distrugge non solo la salute, ma anche l’economia. Anche per questo lunedì scorso in Campidoglio, a Roma, abbiamo lanciato gli Stati generali della sostenibilità”.
Il presidente Ona ha poi spiegato qual è la proposta dell’associazione per arginare anche i reati ambientali, come gli infortuni sul lavoro: “Rendendo conveniente – ha spiegato in trasmissione – il sistema legalità. Creando un sistema virtuoso riconoscendo un credito d’imposta alle aziende che bonificano, per esempio, dalle sostanze cancerogene come l’asbesto, e che non inquinano. L’Ona in questo senso getta un ponte anche al datore di lavoro, perché quando si arriva a processo penale anche la condanna penale non restituirà la vita a chi l’ha persa. Le condotte criminose vanno fermate prima che possano fare danno”.
Oltre 30mila i reati contro l’ambiente nel 2021
I numeri diffusi oggi da Legambiente sono sempre alti anche se in leggera discesa rispetto al 2020. Nel 2021, infatti, i reati contro l’ambiente non scendono sotto il muro dei 30mila illeciti (accertati 30.590), registrando una media di quasi 84 reati al giorno, circa 3,5 ogni ora. Con un -12,3% rispetto ai dati del 2020.
Crescono, invece, gli arresti che arrivano a quota 368, +11,9% rispetto all’anno precedente. Sono 59.268 gli illeciti amministrativi contestati, con una media di 162 al giorno, 6,7 ogni ora.
23 Comuni sciolti per mafia in meno di due anni
“Sommati ai reati ambientali – spiegano da Legambiente – raccontano di un Paese dove vengono accertate ogni ora circa 10 violazioni di norme poste a tutela dell’ambiente”. Registrate “115 inchieste per corruzione dal16 settembre 2021 al 31 luglio 2022, con 664 persone arrestate, 709 persone denunciate e 199 sequestri. 14 i comuni sciolti per mafia nel 2021 e 7 nel 2022, a cui vanno aggiunti gli ultimi in ordine di arrivo, Anzio e Nettuno (RM).
Dati che si traducono da una parte in ferite insostenibili per l’ambiente, la cui tutela dallo scorso 22 febbraio è entrata tra i principi fondamentali della Costituzione italiana, e dall’altra in un bottino d’oro per gli ecomafiosi che nel 2021 hanno fatturato 8,8 miliardi di euro”.
Report Ecomafia, cemento e rifiuti i settori più coinvolti
Il settore più colpito è sempre quello del cemento con 9.490 reati (31% del totale), seguito da quello dei rifiuti (8.473) che registra anche il maggior numero di arresti, ben 287 e di sequestri (3.745, con +15%) e dai reati contro la fauna (6.215).
Aumentano esponenzialmente i reati contro il patrimonio boschivo – 5.385 reati tra incendi colposi, dolosi e generici (+27,2%) con una superficie colpita dalle fiamme di oltre 159.000 ettari (+154,8% sul 2020). Così come quelli contro il patrimonio culturale con l’aumento dei furti di opere d’arte, che arrivano a quota 603 (+20,4%).
Le inchieste contro i traffici illeciti di rifiuti monitorate da Legambiente nel 2021 sono state ben 38, contro le 27 dell’anno precedente, mentre nei primi sette mesi di quest’anno la cifra è arrivata a quota 17. I quantitativi di rifiuti sequestrati superano i 2,3 milioni di tonnellate, l’equivalente di 94.537 tir: messi su strada, uno dietro l’altro, formerebbero un serpentone di 1.286 chilometri, che da Reggio Calabria potrebbe spingersi al confine con la Svizzera. Da segnalare i 640.195 controlli eseguiti nel settore agroalimentaree il fatto che tra inuovi interessi delle ecomafie c’è il traffico illecito degli oli vegetali esausti. Il Conoe stima che ben 15mila tonnellate all’anno sfuggano alla raccolta e al trattamento dei certificati dei consorzi.
Al sud le 4 regioni maglia nera
Campania, Puglia, Calabria e Sicilia sono le quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa che subiscono il maggiore impatto di ecocriminalità e corruzione. Qui si concentra il 43,8% dei reati accertati dalle forze dell’ordine e dalle Capitanerie di porto, il 33,2% degli illeciti amministrativi e il 51,3% delle inchieste per corruzione ambientale sul totale nazionale. Tra le regioni del Nord la Lombardia si conferma quella con il maggior numero di illeciti ambientali. Crescono i reati accertati in Liguria, ben 1.228, che scala cinque posizioni, arrivando al nono posto.
A livello provinciale, Roma, con 1.196 illeciti ambientali, scalza nel 2021 dalla prima posizione Napoli (1.058), che viene superata di misura anche da quella di Cosenza (1.060).
Report Ecomafia, le proposte di Legambiente
Legambiente nel Report Ecomafia 2022 non ha soltanto registrato i reati, ma ha anche presentato 10 proposte di modifica normativa per rendere più efficace l’azione dello Stato. Necessario secondo l’associazione ambientalista approvare le riforme che mancano all’appello e su cui il Governo Meloni deve dare delle risposte concrete.
Tra queste la costituzione della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (la cosiddetta Commissione Ecomafia).
Inserire i delitti previsti dal titolo VI-bis del Codice Penale e il delitto di incendio boschivo (423 bis) tra quelli per cui non scatta la tagliola dell’improcedibilità. E ancora approvare il ddl contro le agromafie, introdurre nel codice penale i delitti contro gli animali. Infine emanare i decreti attuativi della legge 132/2016 che ha istituito il Sistema Nazionale per la protezione per l’ambiente.