Referendum, tra il lusco e il brusco della terza Repubblica: l’editoriale di Ruggero Alcanterini
Abuso referendario
Ebbene sì, adesso forse ci siamo. Questa consultazione, tra referendum e comunali, con la gran parte degli elettori al mare a mostrar le parti chiare, ha dato risposte che suonano come grancassa. Intanto, è giunta la parola fine per l’abuso referendario. Così come per la pretesa che lo si legittimi con la formula del cinquanta per cento più uno degli elettori nazionali aventi diritto al voto. E non dei votanti.
La lievitazione della ragione sulle improvvisazioni
Poi, la lievitazione della ragione a dispetto delle improvvisazioni, degli slogan da stadio e dei giochi di prestigio. Comunque sopravvissuti al naufragio del governo gialloverde nel 2019. Adesso è chiaro che con le prossime elezioni politiche nulla sarà come prima.
La politica dopo il referendum
Molti dei parlamentari torneranno a vita comune, qualche partito verrà consegnato in via definitiva alla storia e qualche fenomeno da piazza inscatolato. Reddito di cittadinanza, navigatori e uffici di collocamento dovranno confrontarsi con emergenze reali e soluzioni concrete. Ai pensionati e gli anziani toccherà al solito una stretta di mano e agli sportivi magari la fascia da Sindaco.
Referendum, quale governo futuro?
E il Governo futuro che verrà ? A quello toccherà gestire le voragini lasciate dai bonus e l’inerzia del sistema impantanato nella mostruosa burocrazia, in cui è avviluppato. Comuni, Regioni e Ministeri, Enti delegati sono infarciti di regole e personaggi antitetici con qualsiasi ipotesi di cambiamento di passo. Salvo la loro eradicazione.
Chi avrà la forza e soprattutto la vocazione e il coraggio per una tale impresa epocale? Ecco, in questa fase, in questa breve pausa di riflessione, tra inflazione, guerra e post covid, bisognerebbe procedere con assoluta determinazione alla sostituzione di interpreti, orchestrali e spartito per un’opera prima che potrebbe essere anche ultima.