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martedì, Aprile 22, 2025

Ravenna: negati i benefici amianto, ora ha il mesotelioma

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Una storia che ha dell’assurdo, quella accaduta a Ravenna, se non fosse stata scritta sulla pelle di alcuni operai esposti all’amianto ai quali sono stati negati tutti i diritti. Solo che poi, dopo 20 anni, si sono ammalati di mesotelioma e uno di loro è anche, purtroppo, deceduto.

Ravenna, mesotelioma dimostra presenza amianto in azienda

Il suo collega, Bruno Gulminelli, che per anni ha lavorato alla Phillips Carbon Black, combatte contro il tumore della pleura, come racconta “Il Resto del Carlino Ravenna”. La sua malattia è la terribile dimostrazione, corroborata da quella del collega – che mai avremmo voluto testare con mano – della presenza di asbesto nella fabbrica parte del gruppo RP – Sanjiv Goenka. Principale produttore indiano di carbon black, e il sesto a livello mondiale, con una capacità di 500.000 tonnellate annue.

Ravenna, prepensionamento ottenuto in primo grado

Nel 2003 il giudice del lavoro Roberto Riverso riconobbe a una decina di dipendenti e allo stesso Gulminelli il prepensionamento. Tutti ottennero i benefici contributivi amianto, per aver lavorato a contatto con il cancerogeno per oltre 10 anni. Così come previsto nella legge 257 del 1992 che ha messo al bando l’amianto in Italia.

Il pronunciamento è stato, però, ribaltato in Appello. La Corte di Cassazione annullò la sentenza di Appello predisponendo un altro processo di secondo grado che però ancora non fu a favore dei lavoratori. Tutti dovettero anche restituire le somme percepite, secondo i giudici, erroneamente. Non sarebbe stato provato che quei dipendenti fossero stati esposti all’asbesto.

Purtroppo è sopraggiunta nel frattempo anche la prescrizione e l’uomo non può presentare un nuovo ricorso. Nonostante i lavoratori hanno sempre spiegato che, all’interno dell’azienda, l’amianto ea utilizzato ovunque per le coibentazioni. Alcuni dipendenti lo lavoravano manualmente per questo tipo di isolamento.

Troppe domande di pensione anticipata

Il giudice Riverso fu stato il primo, nel 1998, a concedere il prepensionamento ai lavoratori esposti. Le domande diventarono poi, mano a mano, sempre di più. Uno dei primi a presentarle è stato proprio il presidente dell’Osservatorio nazionale amianto, l’avvocato Ezio Bonanni, che permise a tanti operai di ottenerlo. Poi però le domande diventarono tante e l’INPS dovette affrontare una spesa impegnativa. Per questo il governo di centrodestra cercò di limitarle. Prima con il requisito della quantità di fibre pari allo 0,1 per centimetro cubo e poi con un limite temporale.

La Corte di Cassazione, però, proprio in questi ultimi mesi ha statuito che quel limite è illegittimo, perché nega un diritto già maturato. Riaprendo così la possibilità di ottenere i benefici contributivi amianto.

Chi è stato esposto rischia di contrarre, anche a distanza di 30-40 anni, oltre al mesotelioma, anche il tumore del polmone, della laringe, della faringe, delle ovaie e del colon. Così come l’asbestosi e le placche pleuriche. Tutte le informazioni sul fenomeno asbesto sono state racchiuse ne “Il libro bianco delle morti di amianto in Italia – ed. 2022“.

“Limite temporale per i benefici è illegittimo”

La Corte di Cassazione, sezione lavoro, con sentenza n. 2243/2023 del 25.01.2023, ha confermato, infatti, che in molti casi non è necessaria la domanda all’INAIL. In ordine al termine di decadenza del 15.06.2005, è stato affermato il principio della non applicabilità di questa decadenza.

Secondo quanto insegna la Corte di Cassazione, nella sentenza si confermano legittime le tesi dell’Avv. Ezio Bonanni. Infatti, “la norma … ha fatto salva l’applicazione delle previgenti disposizioni per i lavoratori che avessero già maturato il trattamento pensionistico alla data di entrata in vigore del decreto”.

Intanto l’Ona ha messo a disposizione anche una App per segnalare i siti contaminati. Tutti i cittadini possono utilizzarla e contrinuire alla mappatura.

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