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lunedì, Dicembre 2, 2024

Protocollo Montilla cura militari

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Protocollo Montilla cura militari. Pasquale Montilla, oncologo medico, impegnato nella cura delle vittime dell’utilizzo di proiettili all’uranio impoverito e di altre sostanze tossico nocive, cui sono stati esposti, massivamente, i nostri militari impegnati nelle c.d. ‘missioni di pace’.

Siamo di fronte alle vittime della pace, una strage silenziosa contro cui si leva l’oncologo Calabrese.

Protocollo Montilla cura militari

Nessuna rivoluzione copernicana, piuttosto un cambio di prospettiva nel metodo scientifico e nell’approccio sanitario, poiché si parte dal presupposto dello screening tossicologico, secondo le linee guida internazionali di tossicologia clinica applicata e descrittiva.

Quello dell’oncologo Montilla è un approccio di screening onco-tossicologico che dimostra che i cancerogeni possono essere indentificati su specie umana e non solo con indagini retrospettive.

Questo avviene analizzando casi e controllando soggetti umani, ma soprattutto identificando in prospettiva le sostanze che possono provocare mutazioni.

Il Protocollo Montilla cura militari rappresenta in sintesi un modello sprimentale di trattamento clinico utilizzando tecniche diagnostiche avanzate di nanotecnologia per ottenere analisi complete sui militari italiani contaminati da metalli tossici e nucleotidi radioattivi, mirate terapie di decorporation.

L’importanza della prevenzione

L’ONA, Osservatorio Nazionale Amianto, persegue la tutela della salute e dell’ambiente, attraverso la c.d. prevenzione primaria.

Per prevenzione primaria si intende evitare ogni forma di esposizione ad amianto, e ad altri agenti patogeni, cancerogeni e tossico nocivi. In questo modo si evita alla radice il problema dei danni alla salute.

Mentre in seconda battuta la c.d. prevenzione secondaria, e cioè la diagnosi precoce, e le cure più efficaci, alimentate dalla ricerca scientifica.

Abbiamo intervistato il Dott. Pasquale Montilla, il quale cita e scrive, oltre alla sua filosofia, anche le fasi del trattamento cui sottopone i pazienti contaminati da sostanze tossiche e tossico-nocive.

I servizi di assistenza ONA

L’Osservatorio Nazionale Amianto – ONA APS  e l’Avv. Ezio Bonanni tutelano i diritti di tutti i cittadini e lavoratori esposti e vittime dell’amianto e altri cancerogeni.

L’associazione con il pool di tecnici, assiste i cittadini per la bonifica e messa in sicurezza dei siti contaminati. In caso di esposizioni ad asbesto ed altri cancerogeni, si può chiedere il servizio di assistenza medica gratuita.

L’ONA guida la ricerca scientifica in materia di mesotelioma ed altre patologie asbesto-correlate. Fermo il ruolo della prevenzione primaria, la diagnosi precoce, e le terapie più tempestive, assicurano maggiori chance di guarigione.

L’associazione guida anche il pool di legali, per la tutela di tutti i diritti delle vittime di malattia professionale, tra cui quelle asbesto correlate, per il prepensionamento e l’adeguamento dei ratei pensionistici, con i c.d. benefici contributivi per esposizione ad amianto.

Tutela anche dei lavoratori non ancora ammalati

Anche i lavoratori che sono ancora privi di malattia, hanno diritto ai benefici contributivi per esposizione ad amianto.

In caso di insorgenza di malattia professionale, l’ONA avvia il percorso INAIL per l’indennizzo e/o la rendita. In caso di servizio reso nelle Forze Armate, ovvero in esposizione ad amianto ed altri cancerogeni, nel rapporto di pubblico impiego non privatizzato, la struttura medico legale dell’ONA avvia le domande amministrative di riconoscimento di causa di servizio e quelle di vittima del dovere.

Tutte le vittime e i loro famigliari hanno diritto al risarcimento di tutti i danni. In caso di decesso, le somme sono liquidate ai famigliari, loro eredi legittimi.

assistenza ona

Le fasi del Protocollo Montilla cura militari sono essenzialmente tre.

Prima fase:

Il paziente è sottoposto ad esami diagnostici tossicologici mirati per la ricerca di biomarcatori e agenti cancerogeni e mutageni riconosciuti in bioaccumulo cronico.

Quindi si procede al trattamento infusionale terapeutico. Ovvero una terapia con agenti farmacologici di decorporation che servono alla detossificazione dei soggetti.

Con infusioni programmate in un determinato ciclo temporale si eliminano i metalli tossici  e si controlla la qualità e la quantità degli analititossici eliminati.

La classe dei farmaci utilizzati e funzionali alla decontaminazione sono in sintesi agenti complessanti del  veleno-cancerogeno-mutageno

Seconda fase:

è quella del controllo del quadro clinico tossicologico e del risultato ottenuto in termini del recupero del danno e dell’abbattimento dei metalli tossici precedentemente individuati.

Terza fase:

sulla base delle nuove tecniche di tossicogenomica e di genetica molecolare è rappresentata dalla valutazione  del potenziale rischio  di mutazioni genetiche subite attraversol’uso di test genetici mirati .

L’Oncologo Montilla tiene a sottolineare di aver già sottoposto 30 suoi pazienti a queste modalità diagnostiche e terapeutiche che, in loro, ha assicurato la diminuzione di presenza di metalli tossici, e in generale un minor danno da esposizione.

Con questo sistema si è ottenuto il miglioramento di alcuni parametri clinici dei soggetti come il recupero dell’efficienza muscolare. Successivamente anche dell’ossigenazione, di una rigenerazione neurocognitiva ed funzioni sensorie più attive, miglioramento della neuropatia cronica e dolore cronico in molti pazienti

L’Oncologo è convinto che questo approccio multidisciplinare  rappresenta un percorso scientifico interessante.

Un metodo oncologico , tossicologico e genetico-molecolare su target genomico può contribuire ad una maggiore riduzione del rischio di contrarre una malattia da esposizione a Metalli Pesanti .

Protocollo MontillaSostenibilità dei costi

Il costo dei farmaci proposti è assolutamente sostenibile.

È questo il vero punto della faccenda del contingente dei militari italiani contaminati dai metalli tossici e dai nucleotidi radioattivi.

Per tanti anni l’apparato statale ha adoperato un approccio con metodo osservazionale.

È stata usata la sola convergenza statistica per valutare la sopravvivenza come obiettivo senza superare un ostacolo supplementare su come ridurre realmente la mortalità con un approccio scientifico disponibile e frutto delle nuove conoscenze scientifiche .

Il solo criterio osservazionale, statistico, descrittivo per identificare i fattori di rischio correlabili in un sospetto avvelenamento cronico da metalli pesanti non ha rappresentato la vera soluzione a completare la ricerca delle cause e di quei percorsi diagnostici terapeutici necessari sui militari in missione in Bosnia-Erzegovida.

Dott. Montilla, per quale motivo ha aderito all’ONA?

Ho aderito all’ONA perché è l’unica associazione organizzata nel territorio nazionale a tutela delle vittime di amianto, uranio impoverito, radon e altri agenti tossico-nocivi che stanno provocando la morte di migliaia di esseri umani ogni anno.

Non sono risparmiati, anzi, sono duramente colpiti, coloro che hanno svolto missioni all’estero in territori contaminati.

Infatti hanno subito danni a causa dell’utilizzo di proiettili all’uranio impoverito, che hanno polverizzato carrarmati, installazioni e quindi dissolto in nanoparticelle amianto, etc., con conseguente inalazione e danno alla salute.

Per questi motivi, e per la meritoria azione dell’ONA ho aderito. Offrendo così all’Avv. Ezio Bonanni la possibilità di estendere le prestazioni medico sanitarie gratuite per gli associati e anche per i non associati (l’ONA infatti è una ONLUS che assicura assistenza medica gratuita).

Poi confidiamo anche nell’impegno diretto dell’Avv. Ezio Bonanni per ottenere il risultato di riconoscimento di vittima del dovere e risarcimento dei danni.

Dott. Montilla, quali saranno le sue attività nell’ONA?

Molto presto i pazienti saranno visitati anche presso l’Ambulatorio medico legale di Cisterna di Latina, diretto dal Dott. Arturo Cianciosi, medico legale e medico del lavoro,

Ora l’ONA si fortifica anche nella terapia, oltre che nella ricerca per quanto riguarda la detossicazione da metalli pesanti e/o materiali – sostanze radioattive, provenienti comunque dalla catena di decadimento dell’uranio.

Cosa l’ha spinta a intraprendere questo percorso terapeutico e a dare quindi il suo contributo all’interno dell’ONA?

Tutto è partito aspettando una valutazione oncologica su un militare nel 2017, militare tornato dai Balcani che presentavi una sindrome Mielodisplasia.

La valutazione clinica indicava la presenza di metalli tossici all’interno del midollo.

Ho chiesto al paziente come mai non era stata mai proposta un approccio diagnostico in quanto è evidente che la presenza di metalli tossici nel soggetto faceva ipotizzare un’intossicazione cronica da metalli tossici.

Ho iniziato a utilizzare delle molecole “antidoto” per ridurre il danno provocato da tossicità.

Per identificare la presenza dei metalli tossici ho utilizzato oltre al protocollo incursionale complessante, un esame spettrometrico di massa.

Un accertamento che veniva utilizzato su un campione urinario, dove venivano rilevati per quantità e qualità i metalli tossici che erano stati riscontrati dall’UNEP in Serbia in elevate concentrazioni.

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