Il professor Guglielmo Giovanelli Marconi è stato uno degli ospiti più illustri del “Premio eccellenza italiana” organizzato dal giornalista Massimo Lucidi. In quella sede, ha preparato per i presenti un piccolo resoconto storico di quella che fu la vita del nonno, il premio Nobel per la fisica Guglielmo Marconi. Un intervento interessante e a tratti divertente, intimo e allo stesso tempo completo di una figura conosciuta in tutto il mondo, con aspetti meno noti che possono far riflettere.
Il principe Marconi è discendente della famiglia Alighieri e nipote come abbiamo detto di Guglielmo Marconi, figlio di Elettra Marconi e di Carlo Giovanelli. È professore e direttore di Scienze Umanistiche dell’Università popolare Meier. Autore del programma tv “Il cenacolo delle vie della tradizione”, dal 2019 è presidente della sezione Lazio dell’Istituto Italiano dei Castelli. Il Giornale dell’Amianto ha raggiunto dopo l’evento il professor Giovannelli Marconi per un’intervista ricca di nuovi spunti di riflessione.
Marconi, il primo caso di inventore – imprenditore
Suo nonno ha inventato la radio, ma sembra lei non abbia account social? Come mai? Cosa pensa delle nuove tecnologie e soprattutto dell’uso che se ne fa?
Guglielmo Giovanelli Marconi: “Per quanto riguarda mio nonno ci troviamo di fronte a primo caso di inventore imprenditore. Di solito gli inventori sono solitari e appassionati di uno o più argomenti scientifici e non attenti alla commercializzazione. Lui, invece, aveva già in mente come diffondere la sua idea.
A 23 anni lasciò l’Italia perché non fu creduto. In realtà, aveva già sperimentato il primo segnale radio che riuscì a far viaggiare per 2 chilometri dal granaio della villa di Sasso, che oggi si chiama Sasso Marconi.
Marconi offrì la sua invenzione al Ministero delle Poste e Telegrafi di Roma ma fu rifiutata. Il funzionario delle Poste, La Marca, scrisse che Marconi ‘andrebbe rinchiuso alla Lungara’, un manicomio criminale che si trovava a Roma.
Il 12 Febbraio 1896 partì con sua madre, che aveva subito compreso l’importanza della scoperta, per Londra, dove sarebbe stato più facile trovare i capitali necessari per lo sviluppo dell’invenzione e per proteggerla con regolari brevetti. Nella capitale inglese, William Prece, ingegnere Capo del Post Office, offrì al giovane italiano pieno sostegno. Qui mio nonno brevettò la sua invenzione.
Nel 1897 fondò la prima compagnia di comunicazione mondiale, la Marconi Wireless Telegraph Company. Aprì diverse filiali in altri Paesi e così finanziò anche le altre invenzioni: la navigazione cieca, antecedente del radar, per esempio. Marconi padre spirituale e nobile anche dei satelliti”.
“Per quanto riguarda gli account – ha continuato il professore – sono legato al vintage. L’apparecchio con cui le parlo è un Nokia vecchio modello di circa 15 anni fa. Può fare anche piccole foto e mi avvalgo della e-mail. Mia moglie, invece, che ha 20 anni meno di me, è più moderna”.
Le nuove tecnologie “limitano” la comunicazione
“Per quanto riguarda l’uso delle nuove tecnologie – ha risposto quindi alla domanda – devo dire che rispetto tutte le idee, ma che penso ci voglia un limite. L’eccesso di questa comunicazione digitale, ritengo, ha limitato la comunicazione umana. Quando vado al ristorante mi accorgo che in tanti tavoli le persone neanche si parlano.
È chiaro che se si è a distanza le nuove tecnologie sono importantissime, ma sacrificare la parte umana e dedicare quasi 24 ore al giorno ai social intacca anche la libertà e la democrazia. Se non ti senti, non ti tocchi, non ti vedi, non puoi capire l’altro e si creano distanze. Sono quindi per una regolamentazione dei grossi gruppi, soprattutto, che hanno stravolto le libertà individuarli”.
Anche durante il Premio Eccellenza Italiana ha ricordato la figura di suo nonno. Cosa pensa che possa insegnare alle nuove generazioni?
“Come persona il messaggio che ha lasciato ai giovani è quello di non arrendersi mai davanti alle prime sconfitte della vita. La sua prima trasmissione radio fu una sconfitta, non fu creduto”.
Guglielmo Giovanelli Marconi: “Nonno bocciato sei volte all’esame di fisica”
Il professore ha poi proseguito il suo intervento: “Nemmeno all’Università di Bologna, all’esame di fisica, dove riuscirono a bocciarlo sei volte. Non riuscì mai a completare gli studi universitari. Soltanto dopo tanti anni ottenne diverse lauree ad honorem, ma dopo che riuscì a dimostrare la veridicità della scoperta.
È stato un 21enne bocciato sei volte in fisica che divenne il primo italiano, nel 1809, a ricevere il premio Nobel per la Fisica. A soli 35 anni”.
Il titolo nobiliare è qualcosa che attualmente potrebbe sembrare ridondante. Lei ci tiene molto? Cos’è per lei la nobiltà?
“In realtà in Italia il titolo nobiliare non è più riconosciuto dal 1948. Il titolo a cui tengo è quello di professore, come docente di Storia contemporanea, è quello per cui ho lavorato. La mia famiglia paterna ha portato il titolo nobiliare fino al 1948 e la considero una questione di rispetto storico”.
Oggi il mondo sembra trovarsi a un passo da due catastrofi. Da un lato la guerra nucleare, dall’altro l’impossibilità di fermare il cambiamento climatico. Entrambi potrebbero portare a drammatiche conseguenze.
“Spero che la pace prevalga. Ritengo che la comunicazione usata per questi scopi, vale a dire per far trasparire la verità, sia necessaria. Sulla libera e democratica informazione i social li trovo fondamentali.
Relativamente all’ambiente dobbiamo impegnarci tutti, per quanto ci concerne, per la tutela del nostro Pianeta. Anche la battaglia all’amianto la ritengo fondamentale, troppe persone si sono ammalate e sono decedute a causa dell’utilizzo di questo minerale”, ha così concluso.