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sabato, Ottobre 5, 2024

Primo maggio: un omaggio a tutti lavoratori, a rischio e non

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Il 1 maggio si celebra la festa dei lavoratori, conosciuto anche come “labor day“. Nata nel corso della rivoluzione industriale, l’iniziativa del primo maggio rende omaggio ai sacrifici e alla lunga lotta, che gli operai delle fabbriche hanno svolto per difendere i propri diritti.

Nonostante le apparenze e il fatto che sia trascorso un secolo, la situazione per i lavoratori continua ad essere difficile da sostenere. Soprattutto per coloro che hanno lavorato esposti a rischi, proprio come l’amianto.

Il tempo scorre, ma i nostri uomini e le nostre donne vengono ancora esposti a rischi nei luoghi di lavoro. Parliamo di quei luoghi come i cantieri navali, le grandi industrie come la Solvay, siti in cui oltre l’amianto vi sono altri cancerogeni ad attentare alla salute dell’uomo.

E da allora poco è cambiato. Gli uomini all’epoca impugnavano il coraggio e manifestavano per i propri diritti. Mentre ad oggi la battaglia si è spostata nelle aule di tribunale, che ogni giorno testimonialo le centinaia, anzi le migliaia di storie di vite spezzate a causa della poca attenzione alla sicurezza sul lavoro.

La prevenzione nei luoghi di lavoro è tutto

In un giorno così importante io come Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, ma soprattutto difensore di tutti i lavoratori esposti, ribadisco l’importanza della prevenzione primaria.

Evitare esposizioni ad amianto e ad altri cancerogeni deve essere la finalità della prevenzione per la tutela dei nostri lavoratori.

Purtroppo, evitare le esposizioni ad amianto diventa veramente difficile visto che in Italia la bonifica amianto dagli edifici pubblici e privati, avanza con non poca fatica.

In Italia ci sono ancora 40 milioni di tonnellate di materiali di amianto e contenenti amianto (33 in matrice compatta e 7 friabile), in un milione di siti, di cui 50.000 quelli industriali.

Inoltre, il rischio si estende anche ai nostri figli e al personale scolastico, visto che sono 2400 le scuole ancora contaminate.

In occasione del primo maggio occorre puntare l’attenzione su quelli che sono gli altri rischi per i lavoratori.

Difatti, ogni giorno tantissimi lavoratori vengono esposti a rischi che vanno oltre l’ambiente. Parliamo di mobbing e sfruttamento, due piaghe che all’unisono con l’inquinamento ambientale rendono davvero difficile la vita dei lavoratori anche nel XXI secolo.

Vittime del dovere e vittime del lavoro

Un’altra situazione inaccettabile riguarda i nostri militari. Esposti a rischio già dalle prime campagne vaccinali e inviati in missioni di pace a braccetto con i proiettili all’uranio impoverito.

È inaccettabile che anch’essi vengano esposti a rischio di neoplasie e altre patologie invalidanti, solo per aver scelto di difendere il proprio Paese.

A poco servono le tutele risarcitorie in favore dei familiari superstiti. Questi ultimi preferirebbero stringere ancora il proprio caro, anche perché non esiste risarcimento capace di quantificare il dolore dei familiari delle vittime.

In conclusione mi auspico che i nostri lavoratori prima o poi possano salutare le proprie famiglie al mattino, senza dover affrontare la paura di morire.

Quanti operai debbono ancora cadere dalle impalcature prima di avviare un protocollo di tutela efficace nei loro confronti? E quanti militari si debbono ancora ammalare nei teatri di guerra? Infine, quanti orfani debbono ancora piangere sulle bare dei propri padri e delle proprie madri prima di fermare questa strage?

Le risposte sono ancora lontane ma una cosa è certa. Noi come associazione non ci fermeremo mai dinnanzi al grido dei lavoratori. Proseguiremo con la tutela legale e l’assistenza medica per tutti coloro che rischiano la vita per il proprio lavoro.

Eppure la Costituzione ci insegna che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, ma non ci insegna che spesso è proprio a causa di ciò che perdiamo la vita.

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