Sull’ex Ilva il consigliere della Regione Puglia, Massimiliano Stellato, torna a chiedere il prepensionamento dei lavoratori. Una battaglia dell’Ona – Osservatorio nazionale amianto e del suo presidente, l’avvocato Ezio Bonanni, che sull’Ilva ha dibattuto per anni andando a stilare un elenco di interventi che sarebbero necessari nell’area per fermare la strage da asbesto, ma anche da tanti altri inquinanti.
La città di Taranto ha pagato in termini di vittime dell’amianto e continua a pagare un prezzo altissimo. Nonostante la Corte europea dei diritti dell’uomo, il 5 maggio 2022 si è espressa condannando di nuovo lo Stato italiano per inadempimento, la bonifica non è completata e la produzione è ancora in corso.
Ex Ilva: “Ripristinare legge per il prepensionamento”
“Bisogna ripristinare – ha detto in questi giorni Stellato, come riportato da Blunote.it – la legge che consente, ai lavoratori ex Ilva esposti all’amianto, il pensionamento anticipato. In passato sono stati tantissimi i lavoratori a lungo esposti che hanno beneficiato dell’anticipo pensionistico, favorendo così un turn-over con l’ingresso in fabbrica di nuovi e giovani lavoratori”.
Il ragionamento di Stellato parte dal fatto che il prepensionamento sia stato negato perchè avrebbe pesato sulla spesa pubblica. Però adesso moltissimi lavoratori sono in cassa integrazione e, secondo quanto spiegato più volte dai sindacati, non verranno reintegrati. Così la cassa integrazione viene maggiorata di anno in anno del 10 per cento, attraverso il Milleproroghe o la legge di Bilancio.
“Ritengo – scrive ancora Stellato – che anche all’interno dei cassintegrati di Ilva in As ci sia un numero di lavoratori che potrebbe accedere ai benefici del pensionamento anticipato per l’amianto, qualora il meccanismo legislativo fosse ripristinato. In tal modo, si ridurrebbe la platea dei cassintegrati Ilva in amministrazione straordinaria (oggi 1600 unità)”.
L’impegno Ona per il prepensionamento dei lavoratori
L’Ona chiede da tempo il prepensionamento, attraverso il prolungamento dei benefici amianto, e il sostegno sanitario per i dipendenti dell’ex Ilva.
“La nostra battaglia – ha dichiarato l’avvocato Bonanni – vuole evitare che 2.500 operai, alcuni dei quali già affetti da patologie asbesto correlate, siano privati del lavoro e della dignità. È dimostrato che l’amianto in Ilva è presente ancora oggi ed è giusto che i lavoratori siano collocati in prepensionamento immediato”.
Questo vorrebbe dire per molti dipendenti la salvezza. Le malattie legate all’amianto sono, infatti, dose dipendenti. Se prendiamo ad esempio il tumore del polmone, che è più probabile quando ci sono più agenti inquinanti, è fondamentale mettere fine alle esposizioni.
Non solo. Per rimediare al disastro ambientale, andrebbero, secondo l’Ona, ripensate anche le logiche urbanistiche ed abitative. I cittadini dei quartieri contaminati devono potersi spostare in abitazioni salubri in altri territori, distanti dall’Ilva. L’area vicina allo stabilimento rimarrà, infatti, altamente contaminata.
Taranto, inoltre, paga un ulteriore ed elevato tributo all’uso dell’amianto nell’Arsenale e nelle unità navali della Marina.
L’incidenza dei tumori nell’area
Rispetto al numero complessivo di casi di mesotelioma della Regione Puglia, circa il 40% sono stati diagnosticati nella sola città di Taranto. Infatti, nel periodo tra 1993 e il 2015, i casi della città di Taranto, sono stati 472 su 1.191 di tutta la regione. Come confermato anche dal VII Rapporto ReNaM dell’Inail e dall’avvocato Bonanni: “Il libro bianco per le morti di amianto in Italia – ed. 2022”.
Le patologie asbesto correlate hanno colpito negli anni, purtroppo, anche i bambini, con un’incidenza che davvero non può essere taciuta.
L’Ona denuncia anche tantissimi micro siti contaminati dovuti alle pecche della Legge 257/1992. Per consentire una mappatura puntuale ha realizzato una App. Qui i cittadini possono segnalare luoghi con la presenza di amianto.
(foto dal sito https://www.fiom-cgil.it/)