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venerdì, Febbraio 7, 2025

Strategia Plastic free: l’Europa dice addio alla plastica

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I Paesi europei diranno addio alla plastica monouso entro il 3 luglio 2021. Infatti il Consiglio dell’Unione Europea ha adottato in via definitiva la risoluzione legislativa anti plastica. L’hanno votata a favore 560 eurodeputati; solo 35 i contrari e 28 gli astenuti.

L’Unione Europea mette al bando la plastica: le nuove norme

Le nuove norme stabiliscono la messa al bando dei prodotti in plastica monouso, per i quali esistono alternative sul mercato. Stop quindi a posate, piatti, bastoncini cotonati, cannucce, mescolatori per bevande, aste per palloncini. Ma anche tazze, contenitori per alimenti e bevande in polistirene espanso e tutti i prodotti in plastiche ossi-degradabili.

Per i prodotti e gli imballaggi in plastica monouso per cui, invece, non esistono alternative sono previste misure di “riduzione quantificabile” del consumo, da raggiungere entro il 2026. Un esempio sono i contenitori per i cibi “ready to eat“. Per quanto riguarda le bevande, tappi e coperchi non dovranno più essere separabili dal corpo del contenitore. Ciò servirà a ridurne la dispersione nell’ambiente.

Inoltre l’Unione Europea ha anche stabilito che il 90% delle bottiglie di plastica dovrà essere raccolto dagli Stati membri entro il 2029 (il 77% entro il 2025). Esse dovranno, d’ora in poi, contenere almeno il 25% di plastica riciclata entro il 2025, per arrivare al 30% entro il 2030.

L’accordo rafforza anche l’applicazione del principio “chi inquina paga”. Infatti, introduce una responsabilità estesa per i produttori. Stabilisce obbligatoriamente, infine, l’etichettatura informativa sull’impatto ambientale di diversi prodotti. Questa servirà a spiegare cosa causa disperdere per strada sigarette con filtri di plastica. Ciò varrà anche per altri prodotti come bicchieri di plastica, salviette umidificate e tovaglioli sanitari.

Il problema dell’inquinamento ambientale

La strategia “plastic freedell’Unione Europea è diventata essenziale, dato che la produzione di plastica è aumentata esponenzialmente in appena pochi decenni. È, infatti, passata dal milione e mezzo di tonnellate del 1950 ai 322milioni di tonnellate del 2015.

L’incremento della produzione, di conseguenza, ha causato un’impennata dei rifiuti: in base alle stime fornite dal Parlamento Europeo, ogni anno gli europei generano 26milioni di tonnellate di rifiuti di plastica. Ma meno del 30% viene raccolto per essere riciclato. Una parte viene esportata per essere smaltita da Paesi terzi mentre il resto va in discarica. Nel peggiore dei casi, però, i rifiuti non vengono raccolti e finiscono per disperdersi nell’ambiente, inquinando soprattutto foreste, spiagge, fiumi e mari.

Secondo la Commissione Europea, oltre l’80% dei rifiuti in mare è costituito da plastica. A causa della sua lenta decomposizione, la plastica si accumula nei mari, negli oceani e sulle spiagge di tutto il mondo. Per di più residui di plastica sono ingeriti da specie marine, come tartarughe, foche, balene e uccelli. Ma anche dai pesci e crostacei, finendo così nella catena alimentare umana.

Il fenomeno delle microplastiche

La grande presenza di plastica nelle nostre acque è determinata anche dalle cosiddette microplastiche. Queste sono minuscoli pezzi di materiale plastico, che vanno dai 330 micrometri e i 5 millimetri. Nel 2017 l’ONU ha dichiarato che ci sono cinquantunomila miliardi di particelle di microplastica nei mari.

In base alla loro origine, le microplastiche si distinguono in primarie e secondarie. Quelle primarie sono quelle rilasciate direttamente nell’ambiente sotto forma di piccole particelle. Queste rappresentano il 15-31% delle microplastiche totali presenti negli oceani. Le fonti principali che causano questo fenomeno sono il lavaggio di capi sintetici per il 35%, l’abrasione degli pneumatici per il 28% e le microplastiche aggiunte intenzionalmente nei prodotti per la cura del corpo, per il restante 2%.

A questo tipo di microplastiche, si aggiungono poi quelle secondarie, prodotte dalla degradazione degli oggetti di plastica. Sono quelle più grandi, come buste di plastica, bottiglie o reti da pesca. Quest’ultima tipologia rappresenta circa il 68-81% delle microplastiche presenti negli oceani.

Era già stato richiesto nel 2020, quindi, alla Commissione di introdurre in tutta Europa il divieto di aggiungere intenzionalmente microplastiche nei prodotti cosmetici e nei detergenti. Al momento, sono in programma misure che minimizzino il rilascio delle microplastiche dai tessuti, dagli pneumatici, dalle pitture e dai mozziconi di sigaretta.

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