Amianto e mesotelioma tra coloro che hanno svolto il servizio di leva nella Marina Militare Italiana. Questo è il binomio inscindibile: amianto e Marina Militare. Finalmente ottiene giustizia Matteo Sabbioni, che ha perso il padre per mesotelioma.
La Corte di Appello di Roma ha condannato il Ministero della Difesa alla liquidazione delle prestazioni previdenziali al sig. Sabbioni Matteo, orfano amianto non a carico fiscale della vittima.
L’ultima sentenza della Cassazione in materia, n. 11181 del 2022, però, mette un freno a questa interpretazione. Stabilisce infatti che “rimane immodificato il rimando alla classificazione dei familiari delle vittime del dovere originariamente individuate dall’art. 6 della l. n. 466 del 1980, ossia ai soli figli che all’epoca del decesso erano a carico fiscale del deceduto”. Per saperne di più leggi l’articolo: “Equiparazione vittime del dovere e del terrorismo“.
La vittima, il sig. Sabbioni Domenico, è deceduta all’età di 58 anni a causa di un mesotelioma pleurico epiteliale destro. Domenico si è ammalato a causa dell’esposizione ad amianto e altri cancerogeni avvenuta quando ha svolto il servizio militare nella Marina Militare Italiana.
Una storia non ordinaria ma che accomuna tantissime famiglie italiane. Il caso di Domenico però è diverso, in quanto la ASL di Viterbo ha addirittura trovato la presenza di fibre nella divisa e nel cappello della vittima. Nonostante siano trascorsi tantissimi anni dall’accaduto.
La lunga odissea della famiglia Sabbioni
Il Ministero della Difesa ha riconosciuto Domenico Sabbioni equiparato a vittime del dovere, in seguito alla sua morte per mesotelioma.
I militari imbarcati nelle unità navali della Marina che per esposizione ad amianto hanno subito danni alla salute, sono equiparati a vittime del dovere. Ciò in forza dell’art. 20 della Legge 183/2010.
Infatti, con queste norme è stato stabilito che le vittime hanno diritto al riconoscimento dello status di vittima al risarcimento di tutti i danni.
Il Ministero della Difesa aveva liquidato le prestazioni solo alla vedova e all’orfana. Invece le aveva negate all’orfano Matteo Sabbioni, sostenendo che non fosse nel carico fiscale del padre al momento della morte.
Quindi, queste tesi sono state contestate dall’avv. Ezio Bonanni, il quale ha agito con il ricorso giudiziario presso il Tribunale di Roma, Giudice del Lavoro. La sentenza del Tribunale è stata interlocutoria perché ha liquidato solo parte delle prestazioni.
Dunque, lo stesso avv. Ezio Bonanni ha impugnato la sentenza presso la Corte di Appello di Roma, invocando il diritto a tutte le prestazioni.
La sentenza è stata ribaltata in data 21.09.2021. Difatti, la Corte di Appello di Roma ha accolto le tesi dell’avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto e legale della famiglia Sabbioni.
Il legale ha ottenuto per l’orfano l’equiparazione a Vittima del dovere, del terrorismo e della criminalità. In ogni caso, il dispositivo di sentenza è chiaro, e riconosce il diritto anche all’orfano non a carico.
Inoltre, Il presidente ONA nella difesa ha sottolineato che Matteo non può subire discriminazioni solo perché al momento del decesso del padre non era a suo carico fiscale. Queste tesi sono state sostenute dall’avv. Ezio Bonanni anche nel corso dell’audizione del 29 ottobre 2019, presso la 1° Commissione Affari Costituzionali del Senato della Repubblica.
In quella sede, l’avv. Ezio Bonanni ha ribadito la necessità di un intervento chiarificatore del Legislatore.
Occorre ricordare che nella prima fase del giudizio il Ministero aveva riconosciuto le prestazioni previdenziali solo per la mamma e la sorella.
La sorella, Sabbioni Mara è intervenuta accanto all’avv. Ezio Bonanni anche nel corso dell’audizione della Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti dell’utilizzo dell’uranio impoverito, tenutasi presso l’Aula del II piano di Palazzo San Macuto, il 06 Dicembre 2017.
È necessario portare all’attenzione di tutti il fatto che pur non essendo a carico fiscale della vittima al momento del suo decesso, l’orfano ha comunque sofferto per la perdita parentale, la stessa che ha poi determinato anche dei danni economici al giovane.
Malattie asbesto correlate e vittime del dovere
Domenico Sabbioni non è stato l’unico militare esposto ad amianto e altri cancerogeni. L’ex motorista navale rappresenta solo una delle migliaia di vittime che l’amianto continua a mietere tra le Forze Armate ed il Comparto Sicurezza.
L’ONA è dal 2008 che si fa portavoce delle vittime amianto, denunciando l’impressionante numero di casi di malattie asbesto correlate tra coloro che hanno svolto servizio nella Marina Militare Italiana.
In tutto, sono 570 i casi di mesotelioma, solo fino al 2015. Altrettanto scoraggiante è l’indice di sopravvivenza pari al 5%.
Inoltre il trend è in aumento nel VII Rapporto ReNaM redatto da INAIL: è la prova dell’epidemia di amianto nella Marina Militare Italiana.
Il mesotelioma però non è l’unica patologia a spaventare i nostri militari. Ci sono molti altri casi di ex militari o militari affetti da neoplasie come tumore del polmone, della laringe etc..
Oltretutto, occorre tener conto anche delle malattie infiammatorie dovute dall’amianto. Ovvero, patologie come asbestosi, placche pleuriche e ispessimento pleurico.
La strage amianto in Marina Militare e i processi penali
Già nei primi anni 2000, l’avv. Ezio Bonanni sollevò il problema dell’uso dell’amianto da parte della Marina Militare Italiana, comprese le installazioni a terra.
Tanto è vero che sono stati segnalati alla Procura di Padova circa 1200 casi di vittime di malattie asbesto correlate tra coloro che hanno svolto servizio nella Marina. Queste segnalazioni hanno determinato un importante contenzioso penale. Quindi questo contenzioso è sfociato nei procedimenti.
In un primo momento, ci fu il procedimento c.d. Marina I: n. 10560/2002 RGNR.
Poi il c.d. Marina II attualmente in corso presso la Corte di Appello di Venezia, a seguito dell’appello del Procuratore Generale alla sentenza n. 68/2019 che aveva definito il primo grado con l’assoluzione degli alti Ufficiali della Marina imputati nel medesimo procedimento.
E infine il c.d. Marina II, Procura della Repubblica di Padova, proc. n. 15082/13 RG, che a seguito di opposizione alla richiesta di archiviazione le cui indagini sono state avocate presso la Procura Generale di Venezia.
“È paradossale che il Ministero abbia riconosciuto il motorista Domenico Sabbioni come vittima del dovere solo dopo la sua morte e sia arrivato a negare i diritti del figlio Matteo discriminandolo incomprensibilmente con motivazioni futili.
È inaccettabile tanto più per il fatto che il decesso è conseguente allo svolgimento di un servizio per la collettività” – dichiara Bonanni.
Effettivamente, l’ONA ha più volte denunciato le discriminazioni subite dai familiari delle vittime amianto. Soprattutto dagli orfani, che spesso sembrano esser dimenticati dalle istituzioni.
Fino al momento in cui, il Parlamento ha approvato l’art. 20 della Legge 183/10, con la quale sono state introdotte delle tutele per le vittime. Nonostante ciò, il Ministero della Difesa continua a negare i diritti delle vittime costringendole a uno sfinente iter giudiziario.
Marina Militare e risarcimento danni
Altro risultato raggiunto dall’avv. Ezio Bonanni per una vedova e orfani di vittima del dovere deceduta per mesotelioma a seguito del servizio di leva militare prestato in Marina Militare, è rappresentato dalla epocale sentenza del Tribunale di Roma, Sez. Civile.
In questo modo gli eredi della vittima hanno ottenuto il risarcimento dei danni subiti sia dal militare deceduto che dai superstiti per la perdita del rapporto parentale un maxi risarcimento.
L’assistenza per le vittime è una missione
I familiari delle vittime del dovere e le vittime stesse, spesso restano prigionieri di lunghi e strazianti iter giudiziari. Proprio come il caso di Sabbioni, un contenzioso costituito da 5 processi civili, oltre al procedimento penale.
Per questi motivi l’avv. Ezio Bonanni attraverso i servizi di assistenza ONA, tende una mano verso i meno fortunati, accompagnandoli verso il raggiungimento dell’obiettivo, che in questo caso è prima di tutto la giustizia.
L’associazione APS offre alle vittime e i loro familiari la possibilità di essere assistiti attraverso il numero verde 800034294, oppure contattando il team di avvocati e medici legali direttamente a questo link.