No vax sospeso senza stipendio: il Tar del Lazio accoglie l’istanza cautelare. Il compenso va restituito. Un pronunciamento che rappresenta un precedente importante per chi, non volendo vaccinarsi, è stato costretto a rinunciare al salario.
I giudici amministrativi, con decreto 726/2022, hanno accolto il ricorso di un dipendente pubblico che era stato sospeso dal lavoro e contestualmente aveva perso la retribuzione. L’Ente aveva giustificato la misura con la violazione da parte del dipendente degli obblighi vaccinali e della certificazione verde.
No vax, Tar: mancata retribuzione “pregiudizio irreparabile”
Il Tar ha premesso che il ricorso “prospettando in sostanza profili di illegittimità costituzionale della normativa concernente l’obbligo” vaccinale, richiede adeguato approfondimento nella sede propria collegiale.
“In relazione alla privazione della retribuzione – ha specificato il Tar – e quindi alla fonte di sostegno delle esigenze fondamentali di vita, sussistono profili di pregiudizio grave e irreparabile. Tali da non tollerare il differimento della misura cautelare sino all’esame collegiale.
Per questo il Tribunale “accoglie l’istanza di misura cautelare monocratica sino all’esame collegiale, limitatamente alla disposta sospensione del trattamento retributivo”.
Non decide quindi sulla questione di illegittimità costituzionale, ma dà al lavoratore la possibilità di riavere lo stipendio con il quale si sostiene. Sospendere la retribuzione presenta infatti profili di dannosità grave e irreparabile.
Il giudizio proseguirà il prossimo 25 febbraio per la trattazione collegiale.
No vax, le richieste del dipendente pubblico
Il dipendente non vax, con il ricorso, aveva chiesto l’annullamento, in primo luogo, del provvedimento del 4 gennaio 2022 che gli è stato notificato lo stesso giorno. L’ente presso il quale lavora ha disposto così la sua sospensione immediata dal servizio e dalla retribuzione fino alla comunicazione dell’avvio del primo ciclo vaccinale o della somministrazione della dose di richiamo. In ogni caso non oltre il termine di 6 mesi, a partire dal 15 dicembre 2021, come previsto dall’art. 2, comma 3 del dl n. 172/2021.
Il ricorrente aveva chiesto, inoltre, l’annullamento di tutta un’altra serie di provvedimenti che impongono la certificazione verde a certe categorie di lavoratori. Così come di tutti gli atti presupposti, collegati, antecedenti e posteriori, con condanna altresì dell’amministrazione al risarcimento dei danni.
Tar del Lazio, prima voce contro la sospensione dello stipendio
Si tratta di un provvedimento, quello del Tar, contrario rispetto a quello di altri giudici. Questi ultimi avevano confermato la possibilità di sospendere lo stipendio di chi violava l’obbligo di vaccinazione per poter accedere ai luoghi di lavoro.
Il 24 marzo 2021 il giudice di Belluno, Anna Travia, infatti, respinse i ricorsi di 2 infermieri e 8 operatori sociosanitari che avevano rifiutato di sottoporsi alla somministrazione della dose. Erano tutti dipendenti di due case di riposo della zona e hanno dovuto usufruire di ferie forzate.
Il medico del lavoro li aveva poi visitati e dichiarati “inidonei al servizio”. Il datore di lavoro li aveva a quel punto allontanati e aveva sospeso lo stipendio.
I no vax avevano quindi fatto ricorso in Tribunale. Il giudice però ha sottolineato che “è ampiamente nota l’efficacia del vaccino nell’impedire l’evoluzione negativa della patologia causata dal virus. Come si evince dal drastico calo dei decessi fra le categorie che hanno potuto usufruire delle dosi”. Tra questi il personale sanitario, gli ospiti delle Rsa e i cittadini di Israele dove il vaccino è stato somministrato a milioni di individui.
Ha spiegato anche, nello stesso provvedimento, che “la permanenza dei ricorrenti nel luogo di lavoro comporterebbe per il datore di lavoro la violazione dell’obbligo di cui all’art. 2087 c.c. il quale impone di adottare tutte le misure necessarie a tutelare l’integrità fisica dei suoi dipendenti”.
Il Tar del Lazio si era espresso in un altro caso
Il Tar del Lazio si era già espresso, in passato, anche per alcuni dipendenti scolastici che hanno presentato ricorso per lo stesso motivo. In questo caso, secondo i giudici amministrativi, non ci sarebbe alcuna lesione dei diritti dei ricorrenti, che avrebbero potuto comunque trovare un altro lavoro. Nell’ultimo caso, probabilmente per l’introduzione del Green pass rafforzato in ogni posto di lavoro, non è più possibile trovare un impiego in un altro settore. Questo priverebbe il no vax della possibilità di sopravvivere.
Sarà possibile saperne di più a fine febbraio, quando il Tar del Lazio si pronuncerà nel merito.
L’ONA e l’assistenza legale
L’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto, attraverso il suo presidente, l’avvocato Ezio Bonanni, da oltre 20 anni fornisce assistenza legale alle vittime di amianto. Così come alle loro famiglie e alle vittime del dovere. Grazie anche al lavoro dell’ONA i medici che, nel primo anno della pandemia, hanno perso la vita a causa del Covid, sono stati riconosciuti vittime del dovere.
Ora gli esperti e i professionisti dell’ONA sono pronti ad assistere anche chi scegliendo di non vaccinarsi è stato sospeso dal lavoro.
L’Osservatorio Nazionale Amianto ha realizzato in questo senso uno specifico strumento on-line di assistenza. Un servizio che risponderà anche alle domande a quelle persone che ritengono di aver avuto effetti collaterali a causa del vaccino Covid.
Per richiedere una consulenza gratuita i lavoratori e i cittadini possono anche contattare il numero verde 800 034 294.