La Nato potrebbe andare a processo per le bombe all’uranio impoverito. La Corte suprema di Belgrado contesta l’uso delle bombe “umanitarie”. Quelle utilizzate contro la ex Jugoslavia durante l’operazione Allied Force.
Un ex militare dell’esercito jugoslavo, che ha contratto diversi tumori simili a quelli di altri colleghi, ha dato il via al procedimento giudiziario denunciando l’Alleanza atlantica. Sostiene con forza che le sue patologie siano state causate proprio dall’uranio impoverito. Non è solo, combatte la sua battaglia al fianco di oltre 3mila civili serbi, che vogliono giustizia sia per i danni causati dai bombardamenti, sia per quelli alla salute.
L’Alleanza atlantica si è appellata ad accordi firmati a Belgrado che dovrebbero garantirle l’immunità giurisdizionale e si è dichiarata “improcessabile”. La controparte ribatte di aver firmato questi documenti nel 2005 e che non avrebbero valore retroattivo.
L’operazione Allied Force
Con la morte del maresciallo Tito, nell’80, venne meno il collante dello Stato della Jugoslavia. Le tensioni, prima tenute a bada, si manifestarono in tutta la loro violenza, acuite anche dalla crisi economica. La qualità della vita in pochi mesi peggiorò tornando a quella di 15 anni prima. Presero piede, così come spesso accade in questi contesti, i nazionalismi. Prima in Kosovo, poi in Slovenia e in Croazia. Tra il ’91 e il ’92 toccò alla Bosnia. Qui le fazioni erano ancora più efferate: tra tutti i serbi guidati da Milosevic.
La missione Allied Force è stata avviata dalla Nato per ricondurre Milosevic al tavolo delle trattative, che aveva abbandonato dopo aver accettato gli accordi di Ramboulliet sul Kosovo. La nato bombardò il territorio serbo e obiettivi strategici come la sede della TV serba a Belgrado e le centrali elettriche.
La Nato spiega che, grazie alle nuove tecnologie, riuscì ad evitare la morte di tanti civili. Comunque vittime ci furono, anche tra i bambini. E cosa più grave, come emerge da varie commissioni d’inchiesta, utilizzò proiettili e ordigni all’uranio impoverito che causarono malattie e 366 decessi soltanto tra i militari italiani (si ammalarono di vari patologie tumorali in 7500 secondo i dati del centro studi Osservatorio militare).
La Serbia, invece, ha il triste primato in Europa per il numero di malattie oncologiche. A soli 10 anni dall’operazione Allied Force circa 30mila persone si ammalarono di cancro, dei quali 10mila morirono.
L’operazione riuscì a far rispettare gli accordi di Ramboulliet, ma contestualmente ai bombardamenti si esacerbarono anche i contrasti etnici. Il numero dei profughi e degli sfollati aumentò.
Alcuni dati dell’operazione Nato
Durante l’operazione Allied Force contro la Iugoslavia nel 1999 la nato utilizzò, secondo i dati del Parlamento europeo, oltre 31.000 proiettili all’uranio impoverito.
Nel 2001 fu accertato che 6 soldati italiani, 5 belgi, 2 olandesi, 2 spagnoli, 1 portoghese ed 1 ceco morirono dopo aver prestato servizio nei Balcani e che anche 4 soldati francesi e cinque belgi hanno contratto la leucemia.
L’uranio impoverito e la tutela delle vittime del dovere
L’uranio impoverito è un metallo pesante utilizzato in ambito militare per la fabbricazione di munizioni e proiettili. Può rivelarsi tossico per l’organismo umano.
Nonostante si conosca la sua pericolosità (proprio come accadde per l’amianto in Italia fino al 1992), nessun trattato internazionale vieta l’uso di proiettili e blindature all’uranio. Più volte le Nazioni Unite hanno espresso preoccupazione riguardo ai rischi per militari e civili e l’Esercito italiano ne ha sempre negato l’utilizzo.
L’Osservatorio nazionale amianto, e il suo presidente, l’avvocato Ezio Bonanni, sono al fianco da sempre delle vittime del dovere. Di tutti quei militari che sono stati contaminati dall’uranio impoverito e da altri metalli pesanti.
Tutti coloro che sono vittime di neoplasie o di altre patologie per motivi di servizio e per esposizione nei luoghi dove sono stati utilizzati proiettili ad uranio impoverito, possono rivolgersi all’Ona e chiedere l’assistenza legale.