Natale in casa Cupiello è una tragicommedia intramontabile nella quale ci possiamo identificare un po’ tutti. Cosa vuole insegnarci il capolavoro di Eduardo sul Natale a casa Cupiello?
Natale in casa Cupiello: “un parto trigemino”
Natale in casa Cupiello è definito dallo stesso Eduardo De Filippo (24 maggio 1900 –, 31 ottobre 1984) «un parto trigemino con una gravidanza di quattro anni» è un’opera tragicomica scritta dal drammaturgo napoletano nel 1931.
Inizialmente doveva essere una commedia ad atto unico. Nel 1932 fu aggiunto il primo atto, il cosiddetto prologo e nel 1934 verrà arricchita da un terzo atto che fungerà da conclusione.
Commedia di Eduardo De Filippo Natale in casa Cupiello
Eduardo in Natale in casa Cupiello, come in tutte le sue opere, ci offre uno spaccato di vita quotidiana, fatto di miserie e dolore, ma anche di amore. Un amore che tuttavia non riesce a esprimersi con un linguaggio aperto. E’ una storia che esce dai confini del verosimile e della descrizione, per arrivare nel territorio della visione e del simbolo. Ma entriamo nel vivo della rappresentazione.
Un’opera colma di umanità e umorismo tragico
In questa commedia Natale in casa Cupiello Eduardo De Filippo siamo a Napoli negli anni ‘30. Il sipario si apre con la rappresentazione dell’antivigilia del Natale. I componenti della famiglia: Luca Cupiello, la moglie Concetta, il figlio Nennillo, dormono nella stessa misera stanza e i contrasti fra loro sono sempre più evidenti.
Così come evidenti sono gli attriti con gli altri membri della famiglia. Concetta, spesso usa il “voi” per rivolgersi al marito, ma solo come sfottò, per dissacrare la figura del pater familia, tanto cara in epoca fascista. Tommaso disprezza il presepio e ogni qualvolta il padre gli chiede “Te piace ‘o presebbio?” la sua risposta è “A me non mi piace”. La figlia Ninuccia sta per abbandonare il ricco consorte.
Il Natale segreto del protagonista Lucariello
Lucariello, figura centrale della commedia, è un uomo che si estranea dalla realtà e che a sua volta ne viene isolato. Ha una vera e propria fissazione per il Natale e per i suoi simboli, su tutti il presepe, emblema della napoletanità e della sacra unione domestica. Quando ogni anno lo allestisce, è come se volesse costruirsi una realtà parallela, quasi fosse un antidoto alla triste e opprimente quotidianità.
Ma nessuno condivide la sua passione.
Per gli altri, il Natale è un giorno in cui la famiglia si deve riunire per abbuffarsi e stare insieme, perché è così che vuole la tradizione. Fine! La famiglia non è un nido d’amore, ma una vicinanza forzata nella quale ognuno sfoga le proprie frustrazioni e anche se in fondo, ci si vuole bene, non si può fare a meno di litigare per ogni sciocchezza.
La delusione e lo sconforto di Lucariello
Lucariello, da buon sognatore, da anti-eroe, finge di non vedere cosa succede in casa e continua a farsi trasportare, come un eterno fanciullino, dalla magia del Natale. A un certo punto tuttavia si trova faccia a faccia con l’amara realtà. Scopre che la figlia tradisce il marito e in quel momento avviene un corto circuito nella sua vita.
Si rende conto che il mondo che aveva tentato di costruire è andato in frantumi.
Lucariello inizia pertanto un lungo tormentato viaggio nello sconforto, in cui la dissoluzione degli ideali contrasta fortemente con la finta atmosfera natalizia. La famiglia riunita, le tradizioni ravvivate, i simboli in evidenza non hanno ormai alcun collante che possa tenere unito questo presepio. Non c’è più posto per i sogni.
Natale in casa Cupiello, un finale dolce-amaro
Colpito da un ictus, Lucariello torna in quel letto da cui si era scetato nel primo atto e in cui si sta per adduormere per sempre.
Fuori, i fuochi d’artificio fanno da contrasto al dolore di una famiglia che trova, finalmente, la sacralità dell’unione davanti al capezzale del moribondo.
La morte liberatoria, riporta Lucariello nella sua dimensione onirica, segnando il distacco definitivo da quella vita che non corrisponde minimamente ai suoi ideali.
E nella morte, è lui il vero vincitore, perché i familiari finalmente comprenderanno il valore del Natale, incluso Tommasino che, raccogliendo quell’eredità da sempre non gradita, potrà cominciare ad amare ‘o presepe.
Le riflessioni di Natale casa Cupiello
Quando il sipario cala, non si può che riflettere su un amaro percorso di vita che in fondo coinvolge un po’ tutti: la fuga da una verità che fa male, la schiavitù delle convenzioni piccolo-borghesi-sociali, la paura dello scandalo, l’incapacità di crescere, l’ipocrisia e i compromessi delle relazioni familiari.
Curiosità della commedia: un Natale antifascista?
Piccola curiosità su Natale in casa Cupiello: il Natale descritto da Eduardo è ambientato in epoca fascista, epoca in cui i valori della Patria e della famiglia erano sacrosanti e venivano celebrati in pompa magna.
De Filippo, uomo legato alla sinistra, narrando la dissoluzione di tali valori, ha velatamente conferito una certa valenza politica all’opera Natale in casa Cupiello.
Essa risiede sia nella carica liberatoria del finale, sia nel ribaltamento di quella “tragicomica pagliacciata” fascista che andava in scena per le strade dell’Italia dell’epoca.
Buon Natale dalla redazione