Le “Mummie di Chinchorro”, del deserto di Atacama (Cile), corrono seri rischi per via dei cambiamenti climatici
Mummie di Chinchorro assalite dai batteri
Circa 120 mummie dell’Università del Museo Archeologico della Tarapacá ad Arica, nel Nord Cile, stanno subendo un pericoloso attacco batterico.
A sostenerlo, gli scienziati dell’Università di Harvard. Secondo gli esperti, le mummie (iscritte alla lista del patrimonio mondiale dell’UNESCO), risentirebbero degli effetti del cambiamento climatico.
Meraviglie della preistoria mondiale
Queste “meraviglie della preistoria mondiale” sono i primi esempi di mummificazione (hanno 7000 anni).
Gli abitanti della regione di Quebrada de Camarones, sperimentarono infatti la tecnica di mummificazione almeno 2.000 anni prima degli egiziani.
Le mummie possiedono anche un valore estetico sorprendente.
La popolazione costiera semi-nomade, trasformava infatti i corpi dei defunti in una sorta di “tela naturale”. Tanto che le mummie di Chinchorro vengono ritenute delle vere e proprie “opere di arte pre-ispanica”.
Una tecnica di mummificazione molto particolare
La procedura di mummificazione era diversa rispetto a quella delle civiltà del Nilo.
Dopo essere stati privati della pelle e degli organi interni, i cadaveri venivano fasciati con diversi materiali (canne di lago, piume, pelle di pellicano, pelle di leone marino, argilla, lana di alpaca e parrucche di capelli umani).
Punte di frecce al quarzo, ganci di pesce, pettini fatti di spine di cactus, facevano invece parte del corredo funebre.
Infine, anziché essere seppelliti in una tomba, i corpi venivano adagiati nelle sabbie del deserto di Atacama, che si trasformò ben presto in un vero e proprio cimitero.
La zona del deserto in cui vivevano era così secca che i defunti si mummificavano in modo naturale.
Purtroppo oggi si stanno presentando dei seri problemi di conservazione, causati dal cambiamento climatico.
Mummie naturali e clima yo-yo
Il sito fu scoperto dall’archeologo tedesco Max Uhle all’inizio del XX secolo. Il suo team realizzò che i Chinchorros (il termine significa “peschereccio” ) avevano iniziato la pratica di preservare i loro morti, in un tempo in cui il clima locale era favorevole.
Dagli studi è emerso che i microclimi all’interno del deserto di Atacama fluttuavano durante la fine del Pleistocene, con diverse fasi umide, alternate a un’estrema aridità.
Come accennato, il clima arido creava mummie naturali.
Quando il clima era più umido, le popolazioni aumentavano numericamente, c’era abbondanza di pesce e frutti di mare e la gente aveva più tempo libero da spendere per lo sviluppo di tecniche di mummificazione.
Arsenico e vecchie mummie: qualcosa faceva ammalare la gente
I nomadi “cacciatore-raccoglitori”, che vivevano nella regione tra valle del Lluta fino al fiume Loa (Cile) e nel sud del Perù, si stanziarono in una valle che sorgeva vicino al fiume Camarones.
Purtroppo le sue acque contenevano altissime quantità di arsenico: cento volte il limite di tollerabilità umana.
Il deserto di Atacama, aveva inoltre elevati livelli di rame e altri metalli tossici.
A mostrarlo è stata l’analisi isotopica dei campioni di capelli e delle ossa umane delle mummie.
Questo avvelenamento inconsapevole, fu la principale causa dell’elevata mortalità infantile. E in effetti, tra le mummie ritrovate, molte appartenevano a bambini e feti.
Gli esami hanno svelato altresì che quasi il 90% delle diete proveniva da fonti di cibo marittimo, che il 5% da animali terrestri e un altro 5% da piante terrestri.
Di cosa soffrono le mummie oggi
Ma veniamo ai tempi moderni. Il deserto di Atacama, è il luogo più secco del mondo.
Ultimamente, i cambiamenti climatici, le piogge, l’umidità eccessiva e i venti forti stanno provocando una serie di danni alle mummie oltre che all’ambiente.
La crescente umidità sta danneggiando molte mummie, mentre in altri casi sono muffe e insetti a rovinare i resti. Altre ancora si stanno riducendo in polvere.
Questi fenomeni stanno riportando in superficie con maggiore frequenza i resti mummificati dei Chinchorro, tanto che gli archeologi faticano a gestire i ritrovamenti, senza che le mummie subiscano danni da parte degli agenti atmosferici.
«Ogni volta che una mummia emerge, la segnaliamo con una bandierina e la riseppelliamo», spiega al Guardian l’archeologa Jannina Campos.
A tutto ciò si aggiunge un’ulteriore difficoltà: la varietà di materiali con cui sono stati mummificati i corpi rende difficile trovare la strategia migliore per conservarli. “Non c’è una soluzione magica”, ha detto Bernardo Arriaza, esperto della cultura Chinchorro dell’Università di Tarapacá, ad Arica.
Secondo Bernardo Arriaza, autore del libro “Beyond Death: The Chinchorro Mummies of Ancient Chile”, “se non ci prendiamo cura dei Chinchorro, svaniranno a causa dei cambiamenti climatici.”
«La diversità dei materiali che le compongono rende difficile trovare le condizioni ambientali ideali per conservarle», aggiunge.
Quali alternative adottare?
Esistono due alternative per gli scienziati: cercare di salvare tutto quello che si trova o ricoprire con la sabbia i cadaveri e concentrarsi sullo studio e la conservazione delle mummie già trasferite nei musei.
Per ora, la scelta è caduta sulla seconda opzione. Anche perché le mummie del museo non se la passano bene.
Altri fattori di rischio
Ad ogni modo, a breve inizieranno i lavori per un nuovo museo climatizzato che ospiterà le mummie Chinchorro: costerà più di 17 milioni di euro e si estenderà per quasi 5.000 metri quadrati.
Ma non è solo il clima a causare il deterioramento di questo incredibile patrimonio culturale.
Jorge Ardiles, uno dei residenti locali, ritiene che anche lo scarso interesse delle autorità locali nei confronti delle mummie, non aiuti di certo a preservarle. Non arrivano finanziamenti adeguati e la manutenzione è pressoché inesistente.
«Siamo gli unici a occuparci dell’area», afferma Jorge Ardiles, «le autorità non se ne interessano.»
Da luglio 2021 le mummie Chinchorro sono diventate patrimonio UNESCO, e si spera che questo riconoscimento possa contribuire ad aumentare l’interesse per la loro conservazione.
Il ruolo dell’ONA per la salute
L’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), da oltre 25 anni si occupa di tematiche legate l’ambiente e alla salute, rappresentando le istanze di cittadini e lavoratori che si sono ammalati a causa dell’esposizione ad agenti patogeni, tra cui amianto e uranio impoverito.
Fonti
Marquet et al. (2012)
Beyond Death: The Chinchorro Mummies of Ancient Chile. Bernardo T. Arriaza