Nel terzo processo davanti la Corte d’Appello i giudici di Torino hanno condannato gli ex manager della Montefibre per omicidio colposo causato dall’amianto.
Montefibre Verbania, condannati gli ex vertici
Giorgio Mazzanti ha ricevuto la pena di un anno di carcere, Bruno Quaglieri e Gianluigi Poletti 11 mesi di reclusione. Per Luigi Ceriani e Carlo Vannini, i reati sono estinti, in quanto nel frattempo sono deceduti. Gli imputati sono incensurati per cui beneficeranno della sospensione della pena. La sentenza è comunque importante, perché la condanna dei vertici dello stabilimento di Verbania ha permesso il risarcimento. Un milione e mezzo di euro per 40 parti civili, tra cui 37 familiari delle vittime morte per l’esposizione all’asbesto negli anni.
La Montefibre era un’azienda che si occupava della produzione di poliestere. Gli operai erano a contatto con l’amianto, ma non erano mai stati informati dei rischi. Né venivano loro fornite mascherine per ridurre il pericolo dell’esposizione. Purtroppo non si tratta di un caso isolato in Italia.
La pericolosità dell’amianto, nonostante fosse nota, era sottaciuta. Inoltre le patologie asbesto correlate – come spiegato anche ne “Il libro bianco delle morti di amianto in Italia – ed. 2022” dell’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto – si manifestano anche dopo 30 – 40 anni. Questo ha reso più lenta la consapevolezza nei lavoratori del grosso rischio per la loro salute.
L’amianto può provocare, infatti, il mesotelioma, ma anche tante altre neoplasie, come quella del polmone, della laringe, della faringe, del colon e delle ovaie. E ancora asbestosi e placche pleuriche. Il VII Rapporto ReNaM dell’Inail registra i casi di mesotelioma, ma non delle altre malattie, dal 1992, anno della messa al bando dell’amianto.
L’Ona combatte ogni giorno per dare assistenza alle vittime, ma anche per liberare il territorio dall’amianto. Ha realizzato anche una App per segnalare i siti contaminati, che sono ancora moltissimi.
Procedimento giudiziario lungo e tortuoso
Per decenni gli operai della Montefibre, nonostante la dimostrazione della presenza dell’asbesto e la morte dei primi lavoratori, non hanno avuto neanche diritto alla sorveglianza sanitaria. Ora giustizia è fatta, ma ci sono voluti tre processi.
È la terza volta, infatti, che la Corte d’Appello si esprime sulla vicenda. Nel 2011 il Tribunale di Verbania assolse in primo grado gli imputati. La Corte di Appello si espresse con una prima condanna, poi annullata in Cassazione. La Corte di Appello di Torino, invece, ha di nuovo assolto gli ex manager. A quel punto alcune parti civili e il procuratore generale hanno presentato un nuovo ricorso alla Suprema Corte, convinti che prove e documenti non fossero stati considerati correttamente. Ora una nuova condanna. Si attendono, ovviamente, le motivazioni, ma c’è grande soddisfazione nelle famiglie delle vittime che chiedono giustizia e soprattutto di essere riconosciute come tali.