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domenica, Gennaio 26, 2025

Donatella Monteverdi: da artificiere a invalida

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La controversa storia di Donatella Monteverdi

Artificiere esplosivista, Donatella Monteverdi rimane invalida per l’esposizione a sostanze cancerogene ma il Ministero della Difesa rigetta la domanda di riconoscimento di vittima del dovere e di causa di servizio.

Questa è la storia di una donna, Donatella Monteverdi, che a soli 52 anni si è ritrovata tra la vita e la morte. Donatella, nata a Bedonia (PR) nel 1957, era dipendente civile del ministero della Difesa. Lavorava nello stabilimento militare di produzione di esplosivo e munizioni oggi denominato “Ripristini e Recuperi del Munizionamento”, a Noceto (PR).

Donatella ha svolto le sue attività lavorative come Coadiutore Tecnico (ex profilo professionale Artificiere Esplosivista) dal 14 aprile 1981 al 31 agosto 2009.

Durante questo periodo è stata esposta, per motivi di servizio, al tritolo o TNT, alla polvere da sparo e ad altri agenti patogeni, cancerogeni e tossico-nocivi, come l’amianto.

Donatella Monteverdi è stata esposta a più agenti nocivi

Ha svolto mansione di Artificiere Esplosivista, addetta allo scaricamento di granate con recupero di materiale esplosivo, tra cui il tritolo, presso lo Stabilimento Militare di Noceto ed è stata esposta a polveri di esplosivo e ad altri agenti tossico-nocivi e cancerogeni.

Dal 1989 è ha svolto attività in altri reparti, in particolare a svolgere il ripristino esterno del munizionamento (verniciatura), al caricamento bombe per la scuola di tiro, con contatto a quantitativi di polvere esplosiva.

È stata adibita allo sconfezionamento e alla pressatura di mine e granate (materiale esplosivo trattato con tritolo e T4 – ciclonite) e alla rimozione di coni di rame da submunizioni. Nella primavera dell’anno 2009, Donatella ha svolto attività di servizio con mansioni di disinnesco di cariche risalenti alla II Guerra Mondiale.

Condizioni di rischio moltiplicate a causa di alcuni fattori

Le condizioni di rischio si sono moltiplicate, sia per l’utilizzazione di agenti tossico-nocivi e irritanti sia per le particolari attività operative e di servizio.

Le attività di scaricamento di granate, recupero di materiale esplosivo, disinnesco di bombe hanno determinato la riduzione allo stato pulverulento dei materiali tossici-nocivi e irritanti, che Donatella ha inalato al chiuso dello stabilimento, manipolato, tenuto a contatto con la pelle e con gli occhi nello svolgimento delle sue mansioni.

Gli ambienti di lavoro e in particolare i reparti non erano dotati di aspiratori; tutti i dipendenti, tra cui Donatella, erano del tutto sprovvisti di mezzi di tutela dalle inalazioni, anzi, l’unica protezione ulteriore era proprio dovuto a DPI,  Dispositivi di Protezione Individuale.

Il 31 agosto 2009 iniziò il suo inferno personale

Un mal di testa fortissimo, esploso all’improvviso durante l’orario di lavoro e la corsa al pronto soccorso, per ben due volte, con la somministrazione di due antibiotici diversi, entrambi inefficaci.

Iniziarono sintomi peggiori quali febbre altissima, tremore, incontinenza fino alla perdita di coscienza e il ricovero all’ospedale S. Maria, di Borgo Val di TARO, (Parma) con la diagnosi di “Encefalopatia acuta”.

Dopo una settimana di ricovero Donatella è stata trasferita all’ospedale di Fidenza, reparto Neurologia. ” Non ricordo nulla, ho un buco di 20 giorni” mi confida durante l’intervista.
Un vuoto che suo marito e i figli colmano con ricordi terribili di una madre, moglie, in coma, con tremori, rigidità del collo.

Un quadro clinico che peggiorava di giorno in giorno tanto che i suoi cari pensarono di perderla.

Un incubo per chi provò a parlarle, a chiamarla, che visse quei giorni infiniti nella paura di perderla, ma lei non poteva sentire.

Fino a quando non si risvegliò e dovette affrontare una sofferenza peggiore. Quello che la sua vita non sarebbe stata più la stessa ma devastata da questo terribile male che l’aveva colpita.

Così è avvenuta l’inalazione di amianto

“Non casualmente. Ma per l’inalazione e la continua esposizione a sostanze patogene e pericolose per la salute”, mi racconta Donatella.

Fu un calvario, nei due anni seguenti alle dimissioni in ospedale. Si guardava intorno e vedeva offuscato, i colori che prima erano così chiari e mutevoli apparivano sempre uguali, era l’inizio di una grande lotta interna per non arrendersi e non cedere al dolore, alla depressione che in questo caso colpirebbe facilmente chiunque.

Non solo per sé stessa ma per la sua famiglia che l’aveva accudita, sostenuta con amore, per i suoi due figli che erano e sono la sua vita.

Dopo la richiesta, il 27 maggio 2013, l’INPS, inviò a Donatella il verbale sanitario che conteneva il giudizio definitivo sull’accertamento dell’invalidità civile, cecità civile, sordità civile, handicap e disabilità, espresso sulla base della visita medica cui fu sottoposta il 3 aprile 2013, al CMI, Centro Medico Italiano, di Parma.

L’INPS ha accertato un’invalidità civile con riduzione permanente della capacità lavorativa nella misura percentuale dell’85%. Sostenuta dai suoi decise di rivolgersi ad alcuni avvocati che rifiutarono di assisterla. Ma non si perse d’animo.

Si rivolse, quindi, all’avv. Bonanni il quale accettò di seguire il caso.

Si è rivolta a uno specialista?

Donatella: “Il neurologo escluse che l’Encefalopatia dipendesse da un’infezione, diagnosticò, invece, che la causa erano le sostanze inalate durante il periodo di servizio. Mi provoca rabbia sapere che il lavoro ha rovinato la mia vita. Non avrei mai immaginato che sarei rimasta incontinente, che avrei perso l’autonomia”.

Cosa è successo dopo il ricovero?

Donatella: “Dopo il ricovero sono stata due anni malissimo. Tutt’ora non sono autosufficiente, cammino con le stampelle ma mi faccio forza. Per i miei cari, per i nipotini che sono la mia gioia più grande”.

È mai stata risarcita per il danno ricevuto?

Donatella: “Non ho ancora avuto alcun risarcimento dal ministero della Difesa né il riconoscimento di vittima del dovere. È una vera ingiustizia, per me e per altri che hanno avuto varie problematiche, sempre connesse all’esposizione a sostanze cancerogene e non hanno avuto alcun riconoscimento”.

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