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domenica, Settembre 8, 2024

Militare morto mesotelioma, Ministero condannato a risarcire

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Militare morto a 46 anni per mesotelioma: il Ministero della Difesa è stato riconosciuto responsabile per l’esposizione ad amianto e uranio impoverito.

Il Tar del Lazio ha riconosciuto il Ministero della Difesa responsabile della morte, per mesotelioma pleurico, del maresciallo capo Giuseppe Lazzari. L’uomo è di Torre Annunziata, ma risiedeva a Pescara con la famiglia. Il Tribunale amministrativo ha accolto il ricorso presentato dall’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Ona – Osservatorio nazionale amianto.

“Dimostrato – ha commentato l’avvocato Bonanni – il nesso di causalità di esposizione ad amianto e ad uranio impoverito e mesotelioma. Giustizia è fatta per il maresciallo Lazzari, ora giustizia a tutti gli altri. È necessario che il Ministero la smetta di negare i diritti alle vittime”.

La sentenza, del 5 gennaio 2022, “rende giustizia ad un altro martire, vittima della pace”, così Antonio Dal Cin, eroe della lotta contro l’amianto. Antonio è stato uno dei primi a sostenere l’iniziativa dell’avvocato Ezio Bonanni, a far sì che si riconoscesse il nesso causale. In questo caso un duplice nesso causale. Cioè uranio impoverito ed amianto, una miscela esplosiva.

Ne sanno qualcosa la vedova e gli orfani, entrambi ancora minorenni, quando l’uomo perse la vita. Le esposizioni, sia ad uranio impoverito che ad amianto, sono state fatali per il maresciallo Lazzari.

È il primo caso di mesotelioma per esposizione ad amianto e a radiazioni per l’uso di proiettili all’uranio impoverito. Così si spiega la morte del militare, a soli 46 anni, nel pieno della sua vita, che ha dedicato alla patria.

Per questo, il 26 febbraio 2013, si chiudeva la vita del maresciallo Giuseppe Lazzari.

Militare morto, la battaglia dell’ONA

La loro vicenda era giunta all’Osservatorio Nazionale Amianto e all’avvocato Ezio Bonanni, che non si sono dati per vinti e hanno sostenuto la vedova e gli orfani. Hanno affrontato la lunga, dura ed estenuante battaglia legale, presso il Tribunale di Pescara per il riconoscimento dello status di vittima del dovere. Contestualmente anche quella presso il TAR del Lazio per la causa di servizio e il risarcimento dei danni.

L’avvocato Bonanni ha dovuto confutare ben due perizie che dichiaravano come non fosse provata la presenza di amianto nel laboratorio dell’ospedale militare di Chieti. Proprio qui Lazzari ha prestato servizio tra il 1992 e il 2010. L’eposizione ci sarebbe stata anche nelle missioni all’estero.

Già con sentenza del 26 luglio 2021 il Tar del Lazio aveva chiarito che entrambe le perizie non fossero condivisibili. Perché era provato il nesso causale e soprattutto perché non c’erano altre cause di origine extraprofessionale.

Oltre che per alcune attrezzature utilizzate in laboratorio, Lazzari era stato esposto nel corso della sua vita lavorativa all’asbesto presente nelle cucine da campo utilizzate nelle missioni all’estero. Come pure nei mezzi corazzati usati negli spostamenti, ma anche all’uranio impoverito, trovato nelle sue urine. Diversi studi hanno accertato la presenza di amianto pure negli elicotteri impiegati dall’esercito italiano.

Militare morto, mancanza di dispositivi di protezione

“In tutte queste situazioni – è stato più volte ribadito – il militare avrebbe operato privo di dispositivi di protezione e non sarebbe mai stato informato della presenza di agenti patogeni. […] Il fisico del militare sarebbe stato inoltre debilitato dalle numerose vaccinazioni, che avrebbero depresso il suo sistema immunitario”.

Ora il Tar del Lazio riconosce il nesso tra esposizione e malattia, basandosi anche sulla perizia del consulente tecnico del Tribunale di Pescara, nell’ambito del giudizio sul riconoscimento dello status di “vittima del dovere”.

I danni causati dall’amianto

L’ONA combatte da anni una difficile battaglia contro l’amianto. L’asbesto provoca infatti non solo tumori asbesto correlati, ma anche, asbestosi, placche pleuriche ed ispessimenti pleurici, e, soprattutto, tumori dell’amianto. Il quadro del rischio è ben delineato nell’ultima monografia dello IARC.

La legge 257 ha vietato l’utilizzo della fibra killer nel 1992, ma il materiale contamina ancora edifici, scuole e ospedali, è utilizzato nei teatri di guerra e non solo. Le bonifiche amianto sono lente e le vittime sono in crescita, come denunciato dall’avvocato Bonanni nella sua ultima pubblicazione “Il libro bianco per le morti di amianto in Italia – ed. 2022”. I dati sul mesotelioma sono consultabili anche nel VII Rapporto ReNaM dell’INAIL.

Militare morto, responsabilità del Ministero della Difesa

Il Tar del Lazio nella sentenza del 5 gennaio 2022 ha richiamato il principio per cui “l’imprenditore è tenuto ad adottare nell’esercizio dell’impresa le misure necessarie che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro”.

In relazione ai militari, l’Amministrazione della difesa ha il dovere “di proteggere il cittadino-soldato da altre forme prevedibili e prevenibili di pericoli non strettamente dipendenti da azioni belliche, … dotandolo di equipaggiamento adeguato”. E’ tenuta inoltre “a fornire tutti gli strumenti di protezione individuale ragionevolmente utili al fine di prevenire i possibili rischi”.

I giudici amministrativi sottolineano come la causa del mesotelioma pleurico dipenda unicamente dall’esposizione all’amianto e affermano che “costituisce ormai fatto notorio l’effetto carcinogenico dell’amianto nell’insorgenza del mesotelioma pleurico”.

Per tutti questi motivi hanno dichiarato “la responsabilità del ministero della Difesa” e il diritto dei ricorrenti al risarcimento dei danni subiti.

Per la quantificazione del danno il Tar nominerà un nuovo verificatore che dovrà formulare una proposta. Ha infine fissato la prossima udienza al 17 giugno 2022.

La moglie della vittima: “Il processo è stata una sua volontà”

“Sono sicuramente sollevata – ha commentato così la sentenza la moglie di Lazzari, Anna Odore – nella misura in cui il divenire di questo processo è stato anche un motivo di ricordo di mio marito. E’ stata una sua volontà, quella di abbattere un sistema così ben assestato, che negava gli effetti derivanti dall’amianto e dall’uranio impoverito.

Questa sentenza – ha continuato – è un motivo di slancio anche comunicativo per mettere in evidenza che dove ha lavorato mio marito l’amianto e l’uranio impoverito erano presenti. Negare questo è negare la straordinarietà dei nostri militari”.

L’ONA e l’assistenza legale e medica

In questi 10 anni l’ONA è rimasta al fianco della famiglia del militare morto fornendo assistenza legale a 360 gradi fino ad arrivare a questa importante vittoria. Per richiedere una consulenza gratuita i lavoratori e i cittadini possono utilizzare lo sportello on-line (https://onanotiziarioamianto.it/sportello-amianto-ona-nei-territori/), o contattare il numero verde 800 034 294.

In Italia purtroppo ancora manca una mappatura e le bonifiche amianto sono in colpevole ritardo. Quel che è peggio è che i casi di malattie asbesto correlate sono in crescita. Per questo l’associazione ha ideato e realizzato una App (http://app.onanotiziarioamianto.it/) per le segnalazioni dei siti in cui ancora è presente amianto.

L’ONA tv punta i riflettori sulle vittime del dovere

Lo scorso anno, l’Osservatorio Nazionale Amianto ha puntato i riflettori sulle vittime del dovere, attraverso la trasmissione ONA TV.

L’iniziativa ha dedicato ben due episodi sull’argomento, entrambi consultabili ai seguenti link.

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