Per la prima volta si documenta la presenza di metalli pesanti nel liquido seminale di alcuni militari impiegati nelle missioni di pace nella ex Bosnia-Erzegovina. Uno dei pazienti, in particolare, ha contratto una neoplasia testicolare ed è stato sottoposto a trattamento presso l’Università degli studi Federico II di Napoli.
Si sottostima la potenza degli effetti drammatici dei metalli pesanti e il loro rischio. Invece sono causa di diverse neoplasie, come dimostrano le tante vittime del dovere. Anche se i dati a disposizione che documentino i numeri reali di malattie e decessi sono ancora incompleti.
Metalli pesanti nel liquido seminale dei militari missionari
Il risultato è stato possibile grazie al progetto Biology system contamined (Project Elysium), coordinato dall’oncologo Pasquale Montilla, consulente scientifico dell’Osservatorio nazionale amianto, e voluto dal presidente dell’Ona, l’avvocato Ezio Bonanni. L’Ona, infatti, da tempo affianca la ricerca delle neoplasie causate dall’amianto e da altri agenti cancerogeni, tra cui metalli pesanti e uranio impoverito.
“Finora – ci ha spiegato il dottor Montilla – gli esami tossicologici li abbiamo effettuati su urine, sangue e sul liquor midollare. Con il risultato ottenuto sul liquido seminale abbiamo dimostrato un accumulo di metalli tossici su tutti i sistemi biologici. Grazie a questo risultato possiamo valutare di monitorare in questo modo i pazienti che hanno subito accumulo di metalli, con esami evidentemente non invasivi ed essere più tempestivi nelle cure di chi subisce patologie oncologiche, ma anche nelle cure di decontaminazione”.
Sottufficiale contaminato, è stato in Bosnia e Afghanistan
Il militare, che ha svolto servizio in ambienti bombardati dalla Nato, è stato in particolare nell’ex ospedale pediatrico di Zetra di Sarajevo, sede del comando, nel 1996. Area sottoposta a bombardamento con uranio impoverito. Poi anche in Afghanistan nel 2013.
Oltre al tumore ai testicoli ha contratto anche una seconda neoplasia vescicale. Nel liquido seminale sono stati trovati livelli elevatissimi di cromo, tungsteno, piombo, arsenico, tallio, cadmio, nichel, zinco, stagno, rame e manganese. Dovuti evidentemente ad una esposizione professionale. È ormai noto, infatti, che i teatri di guerra siano contaminati e che molti veterani sviluppano neoplasie.
Il sottufficiale dell’Esercito, 49 anni, è stato impiegato come conduttore di automezzi e ha partecipato alle attività di bonifica di esplosivi con il nucleo artificieri della brigata Folgore, venendo così a contatto con i più disparati elementi cancerogeni. “Tutte queste sostanze cancerogene messe insieme – ha spiegato Montilla – determinano un rischio maggiore di incidente classico neoplastico, la classica ‘nube tossica oncogena’ che determina infine i tumori”.
Confermato nesso di causalità tra malattie ed esposizione
“I risultati di questi esami – ha aggiunto Montilla – confermano come l’esposizione e l’accumulo di agenti chimici di produzione militare e cancerogeni inducano il rischio diretto ed esclusivo per lo sviluppo di neoplasie testicolari da esposizione professionale militare.
Sussiste, quindi, un nesso di casualità tra le malattie contratte e l’esposizione ai metalli pesanti presenti nei teatri di guerra. La ricerca su biomarcatori tossici effettuato su matrice liquido seminale dei militari missionari è presente anche in quantità tali da superare fino a 100 volte i limiti massimi dell’intervallo tossico tollerabile dalla specie umana.
Le matrici biologiche esaminate hanno mostrato un iperaccumulo di metalli pesanti. Per qualità sono identici a quelli rinvenuti nei campioni di suolo e falde acquifere dalle indagini condotte dagli esperti dell’Unep (Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente) dei territori bombardati. Tale approccio – ha concluso Montilla – potrebbe essere indicativo di screening mirati. Ma anche di un possibile approccio clinico tossicologico”.