Mesotelioma amianto e le altre malattie del lavoro
L’ONA nel durante il sedicesimo episodio di ONA News, ribadisce la necessità di rafforzare il sistema sanitario pubblico. Infatti, occorre valorizzare le migliori risorse umane e professionali del nostro Paese, nell’interesse dei pazienti e dei cittadini tutti.
Le tematiche affrontate sono prima di tutto le malattie del lavoro asbesto correlate, tra le quali il mesotelioma.
L’incontro condotto dal Dott. Massimo Maria Amorosini, ha visto come ospiti in studio:
- Avv. Ezio Bonanni, Presidente ONA;
- Prof. Marcello Migliore, Ordinario di chirurgia toracica presso l’università di Catania e membro del Comitato Tecnico Scientifico ONA;
- Prof. Pietro Sartorelli, Professore Ordinario Medicina del Lavoro Università degli Studi di Siena e membro del Comitato Tecnico Scientifico ONA.

Mesotelioma e amianto: epidemia nell’era del coronavirus
La pandemia covid-19 non ha certo fermato l’epidemia di malattie asbesto correlate e di altre malattie del lavoro. Lo ha ribadito anche il Prof. Pietro Sartorelli, ordinario di Medicina del Lavoro Univeristà degli Studi Di Siena e Direttore della Clinica Del Lavoro.
Già prima della pandemia, grazie alla nuova cultura della sicurezza sul lavoro, l’interesse e l’attenzione erano ritornati elevati. Con la pandemia, allo stesso modo, vi è stata una maggiore attenzione e dedizione della medicina del lavoro in chiave preventiva.
Infatti, la medicina del lavoro ha sviluppato il sistema di prevenzione delle infezioni covid-19 nei luoghi di lavoro. Così come gli importanti passi in avanti in chiave preventiva per le altre malattie del lavoro. Questo problema è molto importante non solo nelle strutture ospedaliere, ma anche negli altri luoghi di lavoro.
La prevenzione primaria, secondaria e terziaria
Tuttavia, la medicina del lavoro mantiene il suo ruolo cruciale nella prevenzione. Prima di tutto la prevenzione primaria e poi quella secondaria. Quest’ultima anche se attiene alla diagnosi precoce e alla terapia è molto importante. Non solo perché impedisce le più gravi conseguenze delle malattie del lavoro, ma anche perché permette la prevenzione secondaria e a maggior ragione anche la prevenzione terziaria.
Quest’ultima è molto importante perché permette alle vittime e ai familiari di ottenere un paracadute sugli effetti economici della malattia. In questo contesto, l’indennizzo e il risarcimento anche se non restituiscono la vita e la salute, comunque costituiscono il presupposto per far emergere la lesività di alcune sostanze e lavorazioni.
Si attiva in questo modo la circolarità della prevenzione, quella primaria seocndaria e terziaria, a tutto interesse del cittadino e della società. Infatti, le sentenze giudiziarie, le raccolte dei dati epidemiologici, hanno tra i loro risultati anche quello di sollecitare la messa in sicurezza rispetto a situazioni dannose e pericolose. Situazioni che troppo spesso sfociano in malattie del lavoro altamente invalidanti.
Mesotelioma: i risultati della chemioterapia intraoperatoria
La chemioterapia ipertermica intratoracica (HITHOC), consiste nell’attuare una perfusione all’interno della cavità pleurica di una soluzione salina, portata ad elevatissime temperature: 42,5° C. Il liquido contiene due farmaci utili a fermare la proliferazione cellulare.
Tale intervento dura circa un’ora e va associato a chemioterapia. Il lato positivo di questo tipo di cura è quello di ridurre gli effetti collaterali per i pazienti.
Questa tecnica appena enunciata, in alcuni casi, viene praticata con l’utilizzo di un sistema robotizzato. L’esito prevede la somma dei vantaggi di una chemioterapia in corso di intervento e della micro-invasività della chirurgia robotica.
Questa tecnica è stata utilizzata dal Prof. Marcello Migliore, ordinario di chirurgia toracica presso l’Università di Catania. Il Prof. Marcello Migliore, dopo una lunga esperienza, e docenza in università europee e statunitensi, era ritornato nella sua amata Sicilia.
Precursore di una nuova tecnica chirurgica nella cura del mesotelioma pleurico, ha impiegato le sue esperienze nel Policlinico di Catania. Sono giunti alla sua attenzione i pazienti di Biancavilla, di Priolo Gargallo e dell’intera Sicilia, flagellata dall’amianto.
L’attenzione che l’ONA mette sui pazienti affetti da patologie asbesto correlate, ma che a largo spettro, investe anche tanti professionisti della sanità e della salute, ma non soltanto, anche sollecitando lo Stato agli investimenti che dovrebbero essere fatti a vantaggio dei cittadini, io credo che sia veramente un dono il fatto che si sia fondata l’ONA, e che possa servire, non soltanto ieri, ma oggi, e soprattutto domani a dare ai cittadini non solo informazioni, ma anche delle speranze, vere speranze di lunga sopravvivenza e qualità di vita soddisfacente per tutti i pazienti affetti da questa triste patologia (mesotelioma).
Dichiara il Prof. Marcello Migliore durante il suo intervento in trasmissione.
Mesotelioma e chirurgia con la chemioterapia intrapleurica
Già al suo rientro in Sicilia, il Prof. Migliore, oltre al ruolo decisivo di ordinario di chirurgia toracica presso l’Università di Catania, si è dedicato ai pazienti. Ne sono giunti a decine da Biancavilla, piuttosto che dal resto della Sicilia. Originariamente costretti ad emigrare anche nel nord Italia, e anche in strutture a pagamento, hanno invece trovato, nel Prof. Marcello Migliore, un accademico, e al tempo stesso clinico attento, alla loro salute.
Il ruolo del chirurgo è quello di operare solo quando ci siano significative possibilità di successo. Quindi quantomeno di prolungare la sopravvivenza a condizioni accettabili.
Questo deve essere fondamentale anche nella chirurgia del mesotelioma. Troppo spesso, invece, abbiamo assistito ad operazioni chirurgiche in casi di mesotelioma allo stato terminale.
Le tecniche originarie, ormai abbandonate, erano molto invasive. Prevedevano l’asportazione del polmone e della pleura. Le aspettative di vita non erano molto più elevate.
Vi erano, in almeno il 15% dei casi, delle complicazioni anche mortali. I pazienti che sopravvivevano avevano una pessima qualità della vita, senza maggiori aspettative di sopravvivenza. Per questo motivo l’ONA ha sempre sostenuto la necessità intanto di accentrare il trattamento dei casi di mesotelioma.
La Legge 10/2014 per le vittime amianto siciliane
Per questo motivo, presso la Regione Sicilia, anche grazie all’impegno dell’On.le Pippo Gianni, l’intervento con la Legge Regionale Siciliana 10/2014 si è mosso sotto queste direttive. Poi tutto si è impantanato in Sicilia, e solo dopo alcuni anni, anche grazie all’impegno dell’ONA, sono stati raggiunti determinati risultati.
Questi risultati sono stati poi traditi dalla impossibilità per il Prof. Marcello Migliore di continuare a svolgere il suo lavoro di chirurgo toracico in Sicilia.
Essendo, nel mondo, uno dei pochi chirurghi in grado di operare con la tecnica mini invasiva, e per di più con chemioterapia intrapleurica ipertermica.
L’auspicio dell’ONA è che il Prof. Marcello Migliore possa tornare ad operare presso il Policlinico Universitario di Catania.
Appare infatti paradossale che si voglia impedire al Prof. Marcello Migliore di svolgere il suo ruolo di chirurgo toracico in quanto accademico. In sostanza, si sostiene che un accademico dovrebbe limitarsi all’insegnamento.
Chemioterapia intraperitoneale ipertermica: che cos’è
La chemioterapia ipertermica può essere utilizzata anche per altri tumori, quelli del peritoneo. In sostanza anche per il mesotelioma peritoneale. Questo sistema, in inglese Hipec, è una terapia alternativa che consiste nella somministrazione di farmaci direttamente nell’addome, anziché per endovena.
Il mix curativo viene diffuso direttamente nel peritoneo attraverso il passaggio ad alta temperatura (41/42 gradi). In questo modo i farmaci vengono fatti penetrare direttamente in ciò che resta delle cellule tumorali non asportate, che quasi sempre rimangono all’interno del peritoneo. Si può ricorrere a questo tipo di cure per quanto concerne i tumori primitivi e per le metastasi del peritoneo.
Quindi la terapia risulta essere efficace per quanto riguarda i tumori allo stomaco, al colon-retto, all’ovaio e all’appendice ciecale.
Esistono due modalità metodiche che consentono di eseguire questo tipo di perfusione peritoneale in condizioni di ipertermia: la tecnica ad addome aperto, chiamata anche “tecnica del Colosseo” per la forma assunta dall’addome durante l’operazione e quella ad addome chiuso, che prevede, al contrario, che la pelle della parete addominale viene chiusa temporaneamente con punti di sutura.
Prevenire le malattie del lavoro
Occorre un nuovo sistema della prevenzione. L’aumento esponenziale del numero dei tumori conferma che la loro origine è dalle esposizioni ambientali e lavorative.
Infatti, all’inizio del secolo scorso i casi di cancro erano in numero limitato e nel corso dei decenni, in particolare dagli anni ’50, la curva di aumento è sempre più elevata. Il caso emblematico è quello del tumore del polmone. Inizialmente un tumore eminentemente maschile, legato al fumo di sigaretta.
Poi, quando anche le donne hanno iniziato a fumare, pure tra di loro il numero dei casi di tumore del polmone è salito vertiginosamente in proporzione al numero delle fumatrici.
Una grossa cultura sul rischio tabagico ha diminuito il numero dei fumatori, eppure il numero dei tumori del polmone è in aumento. Perchè tutto ciò?
Tumore del polmone: una patologia multifattoriale
Come più volte dimostrato, il tumore del polmone è multifattoriale e la sua lesività, per numero di casi, e per esito infausto, è legata a plurime esposizioni a diversi cancerogeni.
La scienza e l’epidemiologia hanno confermato che vi è un sinergismo e un potenziamento tra i diversi cancerogeni. Primi tra tutti amianto e fumo di sigaretta.
Ciò vuol dire che l’inquinamento ambientale è la chiave di volta che spiega l’aumento dei casi di tumore. Poi ci sono le abitudini, tra cui quelle alimentari. Se si riflette sull’incidenza dei tumori nella città di Taranto, si capisce che è l’ambiente e la salubrità dell’ambiente lo strumento per vincere contro il cancro, e anche altre malattie.
Poi ci sono anche le abitudini individuali, i desiderata voluttuari, ma rappresentano una frazione eziologica minima. Vincere contro il cancro vuol dire prima di tutto avere un ambiente pulito, privo di cancerogeni.
La c.d. prevenzione secondaria, cioè la diagnosi precoce, è importante per il singolo paziente, ma non ci permette di vincere la nostra battaglia contro il cancro, per la salute come bene comune e il rispetto della dignità della persona umana.
Il cancro, oltre ad uccidere, riduce in uno stato comatoso, debole e inerte il corpo umano, con la mente che in molti casi rimane lucida fino al momento del trappasso. Vi è un preciso dovere morale, etico e giuridico lottare contro il cancro, preservando la salubrità dell’ambiente. Questi fondamentali principi, che anche la classe politica spesso ignora, permettendo l’inquinamento e il disastro ambientale, e non reprimendo coloro che li provocano, trovano nelle più alte fonti del diritto, il loro ancoraggio.
L’inarrestabile impegno dell’ONA
Per questi motivi l’ONA, e l’Avv. Ezio Bonanni, ormai da circa 20 anni, hanno promosso e continuano a promuovere azioni giudiziarie, anche in sede internazionale, affinchè il profitto di pochi non continui a prevalere sulla salute e la vita dell’essere umano.
Sulla base di queste riflessioni, emerse anche nel corso del XVI° episodio di ONA TV, è evidente che il ristoro non può essere la ratio dell’impegno comune.
le malattie e le epidemie di mesoteliomi e di altre patologie asbesto correlate e di altre malattie del lavoro debbono essere vinte con la cultura della prevenzione, della sicurezza nei luoghi di lavoro e nella società.
Non sono sufficienti affermazioni demagogiche di generica tutela dell’ambiente e della salute, se non sono accompagnate da una efficace azione di Governo che costituisca gli strumenti tecnico normativi e finanziari, anche con l’uso dei finanziamenti europei, per modernizzare i sistemi produttivi, rendendoli sicuri con prodotti privi di lesività per la salute.
Il ruolo dell’OMS nella strage di patologie amianto
Anche il ruolo dell’OMS deve essere riformato e reso più trasparente. Sarebbe indispensabile rendere pubblici i finanziamenti che i singoli Stati erogano all’Agenzia Internazionale, per verificare alcune strane coincidenze.
È sufficiente richiamare la singolarità del comportamento ondivaco ed equivoco dell’OMS in materia di amianto. Se da una parte stima in 107.000, ogni anno, i decessi per i soli casi di mesotelioma, asbestosi, tumore del polmone da amianto, dall’altra si limita a delle raccomandazioni: cerchiamo di evitare l’uso dell’amianto.
Se l’amianto è stato messo al bando da tutti i Paesi europei, e in sostanza è ancora utilizzato in Cina e in Russia, non sarà per questo che l’OMS è così timido?
Non è forse per il fatto che la Cina usa l’amianto come strumento di produzione per abbatterne i costi e dettare la concorrenza sleale alle imprese sane, per di più sfruttando la manodopera ridotta ancora ad uno stato di servitù?
Lo stesso OMS, attraverso la IARC, che è l’agenzia internazionale della lotta contro il cancro, si limita a pubblicare poche monografie. In alcuni casi è reticente come per l’aspartame. Nel gruppo di lavoro dello IARC rientrano anche scienziati dell’industria che minimizzano il ruolo degli agenti cancerogeni.
Il Lorenzo Tomatis e il rispetto di milioni di vite a rischio
Ne sapeva qualcosa Lorenzo Tomatis, già direttore dell’agenzia, il quale ha denunciato questi effetti perversi. Quindi rispetto a milioni di nuove molecole chimiche, molte delle quali cancerogene, l’OMS arriva in ritardo. La IARC, formula i suoi giudizi anche su base epidemiologica e a posteriori. Così solo quando si sono perpetuate vere e proprie stragi, come quelle dell’amianto, interviene con le sue monografie.
L’ONA, ricordando la figura di Lorenzo Tomatis, e la sua lotta contro l’amianto, richiama l’attenzione della nostra politica sulla necessità di un censimento di tutte le molecole chimiche e di una loro lesività per la salute umana. Il tutto prima che i loro prodotti vengano messi in commercio.