Mesotelioma amianto. Pasquale Montilla, oncologo, impegnato nella cura delle vittime dell’uranio impoverito e di altre sostanze tossiche, tra cui l’amianto, alle quali sono stati esposti i nostri militari impegnati nelle missioni di pace all’estero, ma anche in alcune zone d’Italia.
Mesotelioma amianto, intervista a Pasquale Montilla
Nonostante i suoi molteplici impegni, Montilla, che dal 2020 è membro del Comitato tecnico scientifico dell’Osservatorio nazionale amianto, ci ha concesso un’intervista per Il giornale sull’amianto. Il tema che gli abbiamo chiesto di approfondire in questo caso è relativo al mesotelioma e alle nuove terapie nel 2023 per affrontare il tumore sentinella dell’amianto. Dove c’è asbesto, infatti, l’incidenza di questo tipo di cancro aumenta, purtroppo, esponenzialmente.
Mesotelioma, 2000 casi in Italia nel 2020
I dati Airtum – Aiom (Associazione italiana registri tumori – Associazione italiana di oncologia medica), forniscono una stima per il 2020 di 2000 nuovi casi di mesotelioma maligno in Italia. Sulla base dei tassi di incidenza dei registri tumori italiani proiettati sull’intera popolazione italiana Istat. La stessa valutazione dell’Ona che aggiunge anche tutte le altre vittime delle patologie asbesto correlate, tra cui anche il tumore del polmone. Secondo l’Ona e il suo presidente, l’avvocato Ezio Bonanni, sono infatti oltre 7mila l’anno le vittime dell’amianto. Il numero fornito dal VII rapporto ReNaM, sempre preso in considerazione, infatti esamina la sola rilevazione osservata, escludendo quindi le aree con dati mancanti.
La frequenza è maggiore tra gli uomini (circa 2/3 dei casi), verosimilmente a causa della più frequente esposizione ad amianto. L’incidenza in Italia è maggiore nelle regioni settentrionali e in particolare nelle aree dove è stato maggiore l’uso di amianto.
Per questo chiediamo al dottor Montilla, la sorveglianza sanitaria sui lavoratori esposta ad amianto è importante? Sappiamo che non è uniforme tra le diverse regioni, anche se sono state emanate linee guida dal Ministero della Salute, approvate in Conferenza Stato Regioni nel 2018.
La sorveglianza è fondamentale. Già uno studio Atom 002 che è stato presentato a Roma nel 18esimo Congresso nazionale dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), dimostrò quanto fosse necessario attivare screening nelle aree a rischio e la riduzione del 50% della mortalità grazie a questo tipo di screening specifico. In particolare si tratta di una Tac a basso dosaggio per popolazioni accuratamente selezioniate. L’approccio di questo studio ha dimostrato nuove prospettiva per la sorveglianza.
Con quali esami va diagnosticato il mesotelioma amianto? Nel paziente con sospetto mesotelioma pleurico la toracoscopia è raccomandabile rispetto ad altre tecniche diagnostiche invasive?
Il mesotelioma va diagnosticato con un approccio multimodale, con diagnostica per immagini. Si parte con un’indagine radiologica di base e tomografie computerizzate. Per chi presenta delle placche allora si prevede una Tac toracica e addome e una toracoscopia video assistita.
Quest’ultima ci dà anche la possibilità di fare esami istologici per capire di quale tipo di mesotelioma parliamo. Una volta identificato il tipo di tumore della pleura si ricerca una strategia terapeutica, con altri tipi di esami, sempre secondo le linee guida.
Una volta avuta la diagnosi forse il primo pensiero del paziente è la possibilità di un intervento. La chirurgia è un’opzione e quale tipo lei consiglia?
Nel momento in cui diagnostichiamo un mesotelioma pleurico maligno abbiamo degli algoritmi clinici per valutare la possibilità di un approccio chirurgico o clinico. Oppure per valutare un intervento integrato non chirurgico, con trattamenti alternativi alla chirurgia. Che include i farmaci antiblastici integrati a radioterapia precauzionale o post chirurgica o in combinazione con altri farmaci.
I candidati alla chirurgia toracica sono da valutare attentamente. In particolare si deve prima comprendere la comorbidità del paziente e la sua riserva funzionale cardio -respiratoria. È importante, inoltre, rivolgersi a centri specializzati ed essere seguiti da un team dedicato.
Ci sono due strade che è possibile seguire, l’intervento di pleuro-pneumonectomia che prevede l’eliminazione del polmone, e quello di pleurectomia/decorticazione eventualmente estesa.
Non ci sono studi clinici che confrontino direttamente i due diversi approcci chirurgici. Però i centri internazionali stanno optando per la pleurectomia/decorticazione perché ha meno complicanze e le aspettative di sopravvivenza sono identiche.
Buoni risultati ha dato anche l’uso della chemioipertermia loco-regionale: un trattamento antitumorale basato sull’effetto combinato dei farmaci chemioterapici ad alta temperatura.
Dopo la chirurgia, poi è ipotizzabile una radioterapia adiuvante?
Sicuramente si, data anche la limitata tossicità del trattamento e la difficile gestione farmacologica del dolore da infiltrazione della parete toracica. Con diversi approcci, sempre a seconda dello stadio della malattia e delle condizioni cliniche del paziente. Le nuove opportunità terapeutiche per il mesotelioma pleurico maligno con natura istologica aggressiva e con assetto genomico eterogeneo prevedono una strategia terapeutica di precisione con approccio molecolare. Ogni paziente ha una sua approccio di valutazione genetica.
Per i pazienti, invece, per i quali non è consigliato un intervento chirurgico si può intervenire con la chemioterapia?
In pazienti affetti da mesotelioma pleurico maligno in stadio avanzato non operabile bisogna chiaramente optare un approccio chemioterapico. Esisteno approcci combinati con la chemioterapia a base di pemetrexed e platino. Farmaci utilizzati per il trattamento di prima linea non operabile, localmante avanzato o metastatico.
Quali sono, infine, i risultati delle ultime ricerche sul mesotelioma amianto?
Il salto di qualità nei trattamenti, che raddoppia la sopravvivenza mediana dei malati di mesotelioma, è stato l’ingresso dell’immunoterapia combinata. L’Aifa ha approvato nel 2022 per pazienti con la forma non epitelioide, la più aggressiva e insensibile alla chemioterapia, di due farmaci immunologici: nivolumab e ipilimumab. I ricercatori sono arrivati ad un risultato impensabile: l’aumento della sopravvivenza è di oltre il 20% a 5 anni dalla diagnosi.
È molto interessante perché è una combinazione di due checkpoint immunitari che hanno un meccanismo di azione sinergico per distruggere le cellule tumorali. L’ipilimumab favorisce l’attivazione e proliferazione delle cellule immunitarie, mentre il nivolumab aiuta le cellule T a scoprire il tumore amplificando la risposta immunitaria a lungo termine. Il futuro della cura è l’immunoterapia e la terapia genica.
Ci sono poi nuovi studi molto promettenti. Un approccio, per esempio, realizzato dal National cancer institute, che potrebbe ottenere risultati nelle persone con mesotelioma è l’uso di un idrogel applicato sulla superficie degli organi e sui rivestimenti delle cavità del corpo durante l’intervento chirurgico. Il gel contiene infatti microRNA (miRNA) – minuscoli tipi di RNA che possono bloccare la produzione di proteine – che vengono impacchettati come nanoparticelle e rilasciati per entrare nelle cellule tumorali, che rallentano la malattia. La ricerca è stata pubblicata su Nature.
L’Avv. Bonanni ha approfondito il protocollo del Dott. Montilla, insieme alla psicologa clinica e appartenete al comitato tecnico-scientifica dell’ONA, la Dott.essa Melpignano.