Prefazione a cura dell’Avv. Ezio Bonanni
“Matteo Vanzan vittima del terrorismo: così sono definiti giuridicamente i nostri eroi uccisi dalle milizie nemiche. Matteo Vanzan era un giovane Caporalmaggiore dei “Lagunari”, già colpiti dalla strage di mesotelioma.
Infatti, l’amianto fu utilizzato in tutti i mezzi d’arma e anche nelle strutture. Però, vi sono anche altri killer. Questo reparto è stato impiegato in diverse missioni, anche in quelle balcaniche. Per questo motivo, molte sono le vittime c.d. del dovere.
Sono definite così giuridicamente le vittime per esposizione ad amianto e ad altri cancerogeni. Mentre, se il militare è colpito da assalti, a quel punto, è vittima del terrorismo. Ovvero, si applica per lui la disciplina giuridica delle vittime del terrorismo (Matteo Vanzan vittima del terrorismo).
L’ONA e l’Avv. Ezio Bonanni hanno chiesto di equiparare le vittime:
ONA: azioni a tutela di Matteo Vanzan vittima del terrorismo
L’Avv. Ezio Bonanni e l’ONA denunciano il mancato riconoscimento dei diritti del defunto Matteo Vanzan. Questi è medaglia d’oro al “valore dell’Esercito“. L’Avv. Ezio Bonanni ha chiesto al Ministro della Difesa di conferire al militare deceduto la medaglia d’oro al valor militare.
“Chiediamo che a Matteo Vanzan, morto in data 17.05.2004, in seguito alle ferite riportate in combattimento, per difendere il campo dagli attacchi delle milizie sciite, sia conferita la medaglia d’oro al ‘valor militare’. Non è sufficiente la medaglia d’oro al ‘valore dell’Esercito’. Il nostro militare è caduto in combattimento”.
Non solo, ma il padre di Matteo, Enzo Vanzan, ha diritto al risarcimento dei danni, oltre che agli interessi legali sulla prestazione. Vi è stato, come chiarito nella trasmissione “Vittime del dovere: serve maggiore attenzione” . Nel corso del quinto episodio di ONA TV, si è discusso anche della storia di Matteo. Collegati da remoto il padre Enzo, ma anche il Colonnello Carlo Calcagni e il Sottufficiale in congedo Gaetano D’Onofrio.
La negligenza nella disposizione di difesa del campo
Il campo della missione di pace fu male organizzato, e, pertanto, i nostri “Lagunari” furono assaliti. Una pioggia di fuoco con dei mortai. In questo modo, Matteo fu colpito da una scheggia e, poi, morì.
Questo errore fu dovuto a negligenza, imprudenza e imperizia dei comandanti, e i “Lagunari” furono attaccati in massa dalle milizie sciite, ed hanno respinto questo attacco. Il Caporalmaggiore Matteo Vanzan, è stato colpito da una scheggia di proiettili di mortaio nel corso dell’attacco contro la Base.
Quindi, sussiste il diritto al risarcimento danni a carico del Ministero della Difesa e del Consiglio dei Ministri. Queste le tesi dell’Avv. Ezio Bonanni. Prima di tutto, quelli subiti dalla vittima, Matteo, e, poi, quelli subiti dai suoi familiari, in modo particolare, il padre”.
Matteo Vanzan vittima del terrorismo: il ricordo del padre
Questa è la storia di Matteo Vanzan vittima del terrorismo, un giovane ragazzo di soli 22 anni, che si era arruolato come militare per coronare un sogno. Una storia di morte, di guerra e di terrorismo in cui molti innocenti hanno perso la vita. Come il giovane Matteo.
Partiti carichi di speranze per il futuro, con la determinazione e con l’amore per il proprio lavoro per proteggere lo Stato. Con un credo interiore, quello della divisa che rappresentava per lui, come per molti altri, un onore e un compito che ha affrontato senza paura. Ma che lo ha condotto, nel 2004, alla morte.
A soli 18 anni Matteo si arruolò nella leva militare prima come Vigile del fuoco. In seguito, entrò nell’Esercito Italiano come primo caporal maggiore dei lagunari della “Serenissima” a Venezia.
Matteo Vanzan: la missione Antica Babilonia (Iraq)
Aveva deciso spontaneamente di recarsi in missione all’estero in Iraq, una missione di pace dopo la terribile strage di Nassirya del 2003. Una strage dimenticata da molti che, ancora oggi porta un’eco di dolore. Non solo nei familiari del giovane ragazzo, ma anche in tutti quelli che, come lui, sono morti in nome della loro patria.
E non hanno trovato, da parte degli organi dello Stato, neanche dopo la morte, il dovuto rispetto. Matteo, giovane “Vittima del terrorismo”, morì durante l’operazione “Antica Babilonia”.
La morte di Matteo Vanzan vittima del terrorismo
Fu ferito nel 2004 da una scheggia durante un attacco contro la base e perse la vita. Il ragazzo lasciò un enorme vuoto non solo nei cuori dei suoi cari.
“A 18 anni Matteo si arruolò. Successivamente uscì un bando per i Vigili del fuoco. Quando il medico lo visitò disse che doveva fare assolutamente il pompiere per la sua prestanza fisica. Dopo aver fatto il corso a Roma lo trasferirono a Padova, poi a Mestre. Ha lavorato per un anno come Vigile del fuoco. A lui piaceva tantissimo, era entusiasta di quel corpo.
Dopo un anno, finita la leva, per poter eventualmente accedere ai Vigili del fuoco fece un concorso per l’esercito. Questa era l’unica opportunità che aveva per ritornare nei Vigili del Fuoco”, racconta Enzo Vanzan padre di Matteo.
Enzo racconta di Matteo Vanzan vittima del terrorismo
Il giovane raccontava al padre dei duri addestramenti cui era sottoposto. Non gli pesava affatto, era un tipo pratico e non aveva paura di andare all’estero.
Dopo l’attentato alla caserma dei Carabinieri nel 2003, Matteo si recò sul posto come soccorritore. “L’anno dopo andò in Brasile e al suo ritorno iniziò un nuovo addestramento per tornare poi all’estero. Il 14 maggio del 2004 partì per Nassirya con una parte del reggimento. Ero orgoglioso di mio figlio. Era felice di fare il suo lavoro.
Poco dopo mi telefonò il colonnello dicendomi che Matteo era stato ferito. Il 17 maggio dello stesso anno arrivò la terribile notizia della morte di Matteo. Sappiamo solo quando veniamo al mondo ma non sappiamo quando lo lasceremo.
È stata recisa un’arteria femorale. Non hanno mai detto che gli aiuti arrivarono in ritardo. Questo perché gli sciiti spararono alla prima ambulanza. In seguito, ne arrivò una rinforzata per prendere Matteo”.
L’incontro con il generale Fenu, vittima del terrorismo
Durante il funerale i familiari incontrarono il generale Roberto Fenu, anche lui vittima del terrorismo. Pur non conoscendo Matteo, il generale, si occupò del funerale, di accompagnare il feretro lungo il grande tragitto d’onore assegnato alla memoria del ragazzo.
“Non conoscevo il generale Fenu. L’ho incontrato proprio nell’occasione della morte di Matteo. È stato lui a organizzare il funerale, il rientro e tutto il resto quando è arrivato a Venezia. L’ha trattato come fosse stato suo figlio. È rimasto toccato da questa tragedia. Noi in quel momento ci sentivamo come una bandiera al vento e lui ci ha supportato”.
Roberto Fenu: Generale da medaglia d’oro
Roberto Fenu è un Generale che in seguito ad un evento di matrice terroristica all’estero ha perso una gamba e ha riportato ferite in varie parti del corpo. Non essendo più idoneo al servizio militare incondizionato, perché era un pilota, fu congedato. Decise poi, dopo una dichiarazione e all’iscrizione a ruolo d’onore, di rientrare in servizio.
“In quel periodo mi trovavo a Venezia a fare il comandante territoriale. Quando è arrivata la terribile notizia che era morto Matteo Vanzan – racconta Fenu – mi venne assegnata la disposizione di andare all’aeroporto a prendere il feretro del caporal maggiore. Poi di portarlo nella camera ardente al reggimento lagunari e l’indomani mattina alla cerimonia nella chiesa fino alla sepoltura”.
In questa occasione incontrò per la prima volta i genitori di Matteo.
“Questo ragazzo era una vittima del terrorismo proprio come me. Io so cosa vuol dire perché l’ho passato sulla mia pelle e ne porto i segni sul mio corpo ancora oggi”.
La scoperta dei benefici negati a Matteo Vanzan
Proprio grazie al generale, Vanzan scoprì che tutto quello che gli spettava per la morte del giovane figlio non era stato elargito. Non solo persero un figlio ma si sentirono presi in giro, raggirati dallo Stato. Avevano fiducia in quello che è un organo che dovrebbe proteggere e tutelare i familiari. Scoprirono che una buona parte dei benefici era stata celata.
“Nella prima settimana di maggio 2014, dieci anni dopo, stavo passeggiando con mia moglie a Venezia e incontrai per caso Enzo Vanzan, padre di Matteo. – Continua il generale – . Lo salutai e gli chiesi come stava. Mi disse anche che il Ministero della Difesa non gli aveva elargito alcuni benefici. Così gli risposi che dovevano, invece, essere assegnati.
Gli dissi di portarmi, il giorno seguente, la lettera di diniego per capire perché gli erano stati negati i benefici. Capii il perché. La legge che prevede questi benefici, la 206 del 2004, venne promulgata a fine agosto del 2004. Il figlio è morto a maggio. Quindi, in quel momento, la legge non esisteva. Questa legge venne promulgata per fare giustizia e chiarezza sulla strage di Nassiriya avvenuta nel 2003.
Se la decorrenza dei benefici giuridici ed economici parte dalla data di promulgazione della Gazzetta Ufficiale, le vittime di Nassiriya per cui nasce quella legge continuano ad essere vittime del dovere e vengono escluse. Invece, all’interno della legge, nell’articolo 15, c’è scritto in modo chiaro che la decorrenza sia giuridica che economica parte dal primo gennaio 2003. Proprio per avere come fine ultimo il fatto che le vittime di Nassiriya vengano riconosciute come vittime del terrorismo. Per la cecità dei burocrati si continua a considerare le vittime del terrorismo equiparate a vittime del dovere”.
Enzo Vanzan e la sua battaglia legale
Si continua ad ignorare quella legge e così, Vanzan, disse al suo avvocato di bloccare la prescrizione. Dopodiché, iniziò la battaglia legale di Enzo Vanzan. Vanzan ha il diritto ad avere questi benefici: la pensione di irreversibilità, la buonuscita, la speciale elargizione, la doppia annualità e altro. Inizia un contenzioso che porta alla vittoria finale. Esiste una la sentenza in cui viene chiarito tutto sulle vittime del terrorismo.
Ha ottenuto la pensione e tutte le altre spettanze tranne la buonuscita per la quale è in causa tutt’ora. La doppia annualità che gli spettava dal 2004 l’ha ottenuta solo ora. Dopo ben 16 anni, e ha chiesto che, su questa somma di 20mila euro, gli siano corrisposti gli interessi. La somma non è stata ancora conferita a Enzo Vanzan. Questa causa è stata affidata all’avvocato Ezio Bonanni.
“Ci deve essere rispetto per le vittime- sostiene il generale -. Quel ragazzo è morto. È stato due volte vittima: prima del terrorismo e poi della burocrazia italiana. Anch’io sono stato trattato in questa maniera. Per questo so cosa significa”.
Matteo era un ragazzo vivace, pieno di vita e soprattutto coraggioso che non si fermava davanti a niente e nessuno. Non aveva paura, non giustificava i torti bensì li combatteva anche nel privato. Era entusiasta del futuro che l’attendeva non solo come militare ma anche come giovane uomo che si era aperto al mondo.
Vanzan chiede la rivalutazione monetaria, spese legali, i 2 anni di stipendio che secondo la Legge 206/2004 spettano ai familiari delle vittime di terrorismo.
Le conclusioni dell’Avv. Ezio Bonanni
L’avvocato Bonanni, che si sta occupando del caso, afferma:
“Stiamo procedendo alla messa in mora dell’INPS. Appena ho scritto all’ente, questo ha subito erogato la prestazione. Quindi significa che il cittadino, da solo, a volte non ottiene alcuni benefici perché di cavilli non ne capisce come un avvocato. Quando ho scritto hanno tentato di porre questa problematica dei cavilli giudiziari anche con me. Ma dopo un po’ gli sono arrivati i soldi che dovevano dargli da 13 anni. Questa è una cosa veramente vergognosa. I politici e, in particolare, il ministro della Difesa deve far sì che le leggi siano applicate”.
Per quanto riguarda il resto, come sopra già chiarito, si procederà con l’azione di risarcimento danni.
I diritti negati ad un eroe
La storia di Matteo Vanzan non ha avuto ancora un lieto fine. A confermarlo anche la notizia in merito alle ultime decisione dell’INPS nei confronti dei familiari del giovane militare deceduto a Nassirya.
Per tutti i dettagli vi consigliamo di consultare il servizio mediaset andato in onda ieri su TG5.