L’ultima ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza aveva eliminato l’obbligo delle mascherine nel luoghi di lavoro. Erano soltanto “fortemente raccomandate”, come a dire: l’emergenza è finita, ma non più di tanto.
Ieri, 4 maggio, però, in un nuovo incontro tra il ministro del Lavoro e le parti sociali l’obbligo è stato riconfermato fino al 30 giugno. Fino a questa data resta quindi in vigore il Protocollo anti-Covid negli ambienti di lavoro.
Mascherine obbligatorie al lavoro
Una decisione che ha creato il caos. Molta confusione e delusione soprattutto per i titolari di bar e ristoranti che per qualche giorno avevano visto di nuovo la loro clientela in volto. Un ritorno alla normalità, o al passato, che è durato poco.
Resta invece una semplice raccomandazione l’uso dei dispositivi di protezione per i dipendenti della pubblica amministrazione, dopo che il ministro Brunetta ha recepito l’ordinanza del 28 aprile scorso.
Ordinanza che faceva conto sulla maturità dei cittadini, che erano stati chiamati a valutare in quali occasioni utilizzare le mascherine, in base al pericolo dovuto ad assembramenti o all’impossibilità di mantenere le distanze minime necessarie per evitare i contagi. I dpi restavano obbligatori per i lavoratori delle strutture sanitarie, socio – sanitarie e socio – assistenziali, ivi incluse le strutture di ospitalità e lungodegenza, per le residenze sanitarie assistite, gli hospice e le strutture riabilitative e per anziani.
Poi però il governo ha fatto un passo indietro e le mascherine resteranno obbligatorie fino a fine giugno. Poi se ne discuterà.
Quando indossare la FFP2
L’ordinanza porta anche una serie di esempi su quando indossare la FFP2 per arginare i contagi e preservare la salute. Per il personale a contatto con il pubblico e sprovvisto di altre idonee barriere protettive. Ma anche per chi svolge la prestazione in stanze in comune con uno o più lavoratori “anche se si è solo in due, salvo che vi siano spazi tali da escludere affollamenti”. Nel corso di riunioni in presenza e nelle file per l’accesso alla mensa o altri luoghi comuni. Per chi condivide la stanza con personale cosiddetto “fragile”. In presenza di una qualsiasi sintomatologia che riguardi le vie respiratorie, così come negli ascensori e nelle ipotesi in cui, anche occasionalmente, si verifichi la compresenza di più soggetti nello stesso ambiente.
I casi in cui le mascherine non servono
Al contrario, l’utilizzo delle mascherine non è considerato necessario: per le attività svolte all’aperto; in caso di disponibilità di stanza singola per il dipendente. E ancora in ambienti ampi, anche comuni (come corridoi o scalinate) in cui non vi sia affollamento o si mantenga una distanza interpersonale congrua.
Insomma del Covid non ci siamo ancora liberati e come sempre il consiglio è non abbassare la guardia, questa volta per proteggere i più fragili.